Germanie, i Sei aprono a Varsavia di Emanuele Novazio
Germanie, i Sei aprono a Varsavia Prima seduta della «Conferenza sull'unità»: la Polonia parteciperà ai lavori dei Grandi Germanie, i Sei aprono a Varsavia E Mitterrand attacca Kohl, «ambiguo» sui confini BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Riprende fra segni di tensione e nervosismo la discussione a sei sulla Germania unificata e il suo posto nel sistema internazionale di alleanze: il rifiuto tedesco occidentale di avviare subito trattative con Varsavia per una garanzia definitiva della frontiera e soprattutto le ambizioni europee della Germania spaventano la Francia e inquietano Stati Uniti e Unione Sovietica, nonostante l'accordo dell'ultim'ora per una partecipazione diretta di Varsavia alla discussione sui confini, insieme ai Sei. Ieri a Bonn, alla Conferenza fra i rappresentanti delle due Germanie e le potenze vincitrici (Stati Uniti, Unione Sovietica, Gran Bretagna e Francia), ultimo appuntamento del Gruppo prima delle elezioni di domenica nella Ddr, la tensione è esplosa proprio su questo tema delicato e chiave, per l'immagine tedesca. Fonti concordanti parlano, nel silenzio ufficiale delle delegazioni guidate da vice ministri e alti funzionari, di una «forte irritazione francese», a poche ore da una telefonata del presidente Mitterrand a Kohl. Parigi, che appoggia le richieste di Varsavia per un'immediata garanzia internazionale sull'inviolabilità delle frontiere, avrebbe poca fiducia nelle intenzioni del Cancelliere, che ha rinviato qualsiasi accordo all'indomani dell'unificazione, e sarebbe infastidita dalle persistenti manifestazioni della «priorità tedesca». Le proteste francesi hanno ottenuto due risultati, e se il primo ha un forte riflesso simbolico oltre che politico, il secondo è di sostanza: è. caduta nei fatti la formula «due più quattro», finora usata per la Conferenza a sei, e già martedì sera, iri uri intìòhtro di un'ora a Parigi, il ministro degli Esteri Roland Dumas e il collega tedesco Genscher non ne hanno più fatto cenno. Ma soprattutto, :' rappresentanti di Varsavia sie deranno insieme a quelli dei quattro vincitori e delle due Germanie quando si parlerà della linea Oder-Neisse: forse già alla prossima riunione del Gruppo, a Berlino Est dopo la formazione del nuovo governo. Se il fastidio francese aumenta, al punto da indurre l'Eliseo a distinguere fra la Germania e Kohl («i problemi ci sono soltanto con lui»), alla vigìlia della Conferenza Mosca ha denunciato la «politica dei fatti compiuti» del Cancelliere. Anche la delegazione americana avrebbe accentuato il suo distacco da Kohl sulla questione dei confini: quando a fine mese il presidente polacco Jaruzelski andrà a Washington, si anticipava ieri a Bonn, l'amministrazione Bush prenderà una chiara presa di posizione a favore delle tesi di Varsavia. La tempesta scatenata da Kohl per le garanzie alla Polonia avrà forse una positiva ricaduta elettorale nella Ddr, come mostrano i sondaggi a quattro giorni dalle elezioni. Ma ha spezzato un equilibrio faticoso, e innescato la pericolosa rincorsa dei sospetti. E' il ministro degli Esteri Genscher, forse meno coinvolto nelle scommesse elettorali all'Est e certo più sensibile agli umori e agli equilibri internazionali, a colmare il vuoto aperto da Kohl nella corsa all'unificazione: il risultato è un disaccordo fra il capo del governo e il suo ministro che ha fatto rischiare una crisi alla coalizione ma che non s'è placato, e che ogni occasione torna a ridestare. C'è probabilmente, sullo sfondo, una diversa immagine del ruolo tedesco nell'Europa di domani, che Genscher insiste nel considerare di subordinazione attiva («Penso a una Germania europea, non a un'Europa tedesca»): ieri, il giornale più vicino al ministro, il «General Anzeiger», tornava ad accusare Kohl per la sua insensibilità strategica. «Mitterrand è irritato con il Cancelliere non solo per il suo comportamento con la Polonia ma anche perché, nonostante le smentite, Kohl si allontana sempre più dalla linea di stretta intesa con la Francia e da quella dell'integrazione europea: le elezioni, per lui, vengono prima d'ogni altra cosa. La Germania, per lui, è al centro dell'Europa e possibilmente del mondo». Emanuele Novazio Attorno a questo tavolo sono seduti i rappresentanti delle due Germanie e di Usa, Urss, Gran Bretagna e Francia per il negoziato «2 + 4» sul futuro della Germania
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