Per Enimont due opposti aumenti di capitale di Valeria Sacchi
Per Enimont due opposti aumenti di capitale Il pasticcio chimico si aggrava di giorno in giorno: anche il Parlamento scende in campo e apre un'indagine Per Enimont due opposti aumenti di capitale l sindaci dicono sì a Gardini sull'assemblea ordinaria, ma l'Eni rilancia MILANO. Il collegio sindacale di Enimont, dopo molto discutere, ha detto sì alla convocazione dell'assemblea ordinaria chiesta da Montedison, che dovrebbe approvare l'acquisto di due società di Foro Bonaparte, Himont e Ausimont. Non è stata una scelta facile, anche perché dei cinque sindaci, due sono di nomina Montedison, dunque erano a favore, due di nomina Eni, dunque contrari. Il presidente del collegio, Luigi Guatri, ha dovuto quindi assumersi in prima persona la responsabilità della decisione finale, dopo aver chiesto l'opinione di «eminenti giuristi» e del suo consulente personale, l'avvocato Nobili. La cosa ha fatto naturalmente molto piacere a Raul Gardini, pochissimo a Gabriele Cagliari. Cosicché la riunione del consiglio, fissata per il tardo pomeriggio di ieri al fine di approvare la relazione da inviare alla Consob in vista della assemblea straordinaria approvata giovedì dal precedente consiglio (nel quale si era già determinata una profonda spaccatura) si è aperta in una atmosfera decisamente ostile. Ma l'Eni ha sfilato un asso dalla manica: una controproposta di aumento di capitale per Enimont non di 10 mila ma di 4-5000 miliardi, tutti in contanti, articolato in modo tale da riportare i due partner in situazione di pari «peso» societario, e destinate a ridurre i debiti del gruppo. Sul piano industriale, i consiglieri Enimont hanno contestato i benefici dell'acquisto di Himont e Ausimont, aziende che «possono portare nuovi prodotti, ma non vantaggi sinergici». In quest'ottica di rottura (nessuna delle due relazioni ha avuto la maggioranza) alla Consob andranno due relazioni distinte, una firmata dall'amministratore delegato Sergio Cragnotti (Montedison) e controfirmata dai direttori generali Cimoli (Montedison) e Riva (Eni), e una presentata da Franco Bernabè per l'Eni. Intanto, la vicenda è tornata alla Camera. La prossima setti¬ mana le commissioni Bilancio e Attività produttive convocheranno in audizione i ministri Battaglia e Fracanzani, il presidente della Consob, Franco Piga, e poi Cagliari, Gardini, Necci e Cragnotti. Ma torniamo al consiglio. Su una situazione già tesissima, che aveva toccato l'apice lunedì quando, a Mixer, il presidente dell'Eni si era detto pronto a portare Montedison in tribunale, la decisione di Guatri di convocare l'assemblea ordinaria (preso di contropiede da Gardini giovedì, il collegio si era riservato qualche giorno per riflettere) è caduta come un macigno. Anche se la motivazione dei sindaci alla loro decisione lascia probabilmente altre scappatoie. La riunione si è quindi aperta prevedendo un programma denso di contestazioni, e non a caso le due parti sono arrivate accompagnate da stuoli di legali. Entrati divisi, i due grandi azionisti sono usciti più divisi che mai. La situazione, già ingarbugliata, rischia ora di assumere aspetti schizofrenici. Infatti per l'assemblea ordinaria, in seconda convocazione, basta la maggioranza del 51 % (contro il 65% chiesto in prima), e poiché Gardini con i suoi alleati ha oltre il 51%, si potrebbe arrivare alla situazione paradossale di una assemblea ordinaria che vota l'acquisto di partecipazioni (Himont e Ausimont) senza che ci siano in cassa i soldi per farle. Infatti, nell'assemblea straordinaria che precederà, quella nella quale si scontreranno i due aumenti di capitale opposti, è sempre necessaria per statuto la maggioranza del 65%, che né Gardini né Eni da soli raggiungeranno. Ma vediamo cosa scrivono i sindaci: «Il collegio ha deciso oggi a maggioranza, tre su cinque, di convocare l'assemblea ordinaria della società nella stessa data della straordinaria, giudicando la convocazione su richiesta di un azionista di maggioranza un atto dovuto. Il collegio, peraltro, ha affermato che tale decisione non toglie al consiglio di Enimont il dirittodovere di valutare la convenienza della proposta Montedison, e di prendere al riguardo le decisioni che giudicherà opportune. Il consiglio è stato espressamente e unanimemente invitato a redigere una relazione per l'assemblea ordinaria, volta a consentire una consapevole deliberazione». Questo significa che il consiglio di Enimont avrà comunque il diritto-dovere di giudicare l'opportunità delle proposte. Ma intanto se queste proposte saranno già state approvate dall'assemblea, non sarà così facile rinchiuderle di nuovo nel cassetto. A questo punto potrebbe però aprirsi un capitolo giudiziario, con l'impugnazione delle delibere e, perfino, della decisione del collegio sindacale. Ieri, in apertura di riunione, i consiglieri Eni hanno chiaramente detto a Guatri di considerare il suo comportamento «di parte», avanzando poi riserve sul suo operato: la decisione «espropria» il consiglio, i sindaci non dovevano decidere poiché la proposta non era passata in consiglio. Ricordiamo, per inciso, che Guatri è sindaco di Montedison e della Selm, controllata di Montedison. Numerose le prese di posizione politiche sulla vicenda Enimont, alla luce dell'intervista a Mixer di Cagliari. «Il solo pensare di poter risolvere certe faccende con i colpi di carta bollata e le udienze in tribunale è convinzione del tutto infondata» ha scritto la Voce Repubblicana. Valeria Sacchi Il presidente della Montedison Raul Gardini Impegnato in un braccio di ferro senza fine con il socio-nemico Eni per il controllo di Enimont. Il consiglio della holding chimica dovrebbe aver segnato ieri un punto decisivo nella contesa
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