La sacrosanta rivolta del signor Ernesto

La sacrosanta rivolta del signor Ernesto OLI INTOCCABILI La sacrosanta rivolta del signor Ernesto BRAVO l'Ernesto. L'Ernesto Pellegrini, il presidente dell'Inter che mai corno l'altro ieri s'è rivelato all'altezza del ruolo occupato in una mattina di sette anni fa. Allora, marzo '84, si presentò con coraggio a Milano facendo leva sul fresco ingaggio di Rummenigge che dovette strapagare per averlo nel giorno dell'insediamento. Pellegrini ha detto cose giustissime, chissà se i suoi colleghi l'hanno capito: in tal caso dovrebbero ringraziarlo per aver aperto una strada forse impopolare ma sacrosanta e legittima. L'Ernesto ha preso a scudisciate i suoi fanciulli mettendo sotto osservazione una professionalità sbandierata il più delle volte solo a parole e richiamando perfino Trapattoni, forse pentito di non essere tornato a Torino, sponda bianconera. Per i distratti di turno riportiamo il Pellegrini-pensiero. Tre punti fondamentali: «Concessione di premi solo in caso di conquista dello scudetto, congelamento di quelli attuali, abbandono degli impegni televisivi da parte dei giocatori». E ancora: «Multe salatissime a coloro che si faranno ammonire per proteste, presenza costante di un dirigente ad Appiano». In chiusura il coinvolgimento di Trap invitato «a risfoderare la sua abituale grinta e a prendere provvedimenti nei confronti dei giocatori che si dimostrino appagati e imborghesiti». Con queste parole il presidente dell'Inter non ha cercato soltanto di giustificare la modesta stagione della sua squadra, che pure proveniva da un torneo vinto trionfalmente col corredo di numerosi record, ma ha scosso dalle fondamenta un istituto anacronistico come quello dei premi e la possibilità che i giocatori (per il momento dipendenti subordinati) possano fare e disfare nel loro cosiddetto tempo libero. Oggi i calciatori di maggiore levatura e popolarità godono di ingaggi elevatissimi (in seno all'Inter, al Milan, al Napoli sono pochi davvero quelli che prendono meno di un milione e mezzo netto al giorno) ma non esitano a lamentarsi se non spuntano premi d'ogni tipo e in ogni occasione: campionato, coppa Italia, coppa europea; in base ai risultati e ai piazzamenti, alle squadre incontrate e ai bonus previsti ad inizio stagione. Uno stillicidio. E come se non bastasse, a dispetto d'una busta paga sempre più cospicua, i nipotini di Campana pretendono di partecipare con continuità, magari nelle vesti di conduttore, a questa o a quella trasmissione tv. E lo stress? Quello stesso stress di cui i calciatori si lamentano a pie sospinto dicendo che in Italia è sempre domenica, cioè giorno di partita? Lo stress passa in sott'ordine, cosa volete che conti in relazione agli assegni che circolano. Ricordiamo ancora quel giocatore che, alcuni anni fa, si tormentava per scovare tre domande intelligenti da porre all'interlocutore di turno nella sua rubrica televisiva. Adesso i tempi sono cambiati. I testi vengono preparati e così i quesiti da rivolgere agli ospiti. Ma resta l'impegno d'un lavoro continuo, supplementare e fuori dal comune che richiede una concentrazione particolare a chi abitualmente gioca a calcio e ha poca dimestichezza con le esigenze del giornalismo, soprattutto televisivo. Chissà cosa ne pensa, fra i tanti, Berlusconi, cui non dispiace avere fra le stelle della Fininvest gente come Vialli. E se un domani Mantovani, che di Vialli è il «padrone», parlasse di indebita ingerenza? Pensiamoci a fondo. E' un altro aspetto di questo calcio nuovo che sta penetrando in regioni sconosciute ai più. E' un calcio di transizione che non finirà di stupirci e che rischia di spaccare in due anche il mondo della A: da una parte i club metropolitani o comunque ricchi; dall'altra tutti gli altri, compresi. E il fatto che rappresentanti di Inter e Milan, Samp e Napoli si siano riuniti per discutere di strategie comuni col beneplacito della Lega dà forza a questa tesi. Filippo Grassia

Persone citate: Berlusconi, Ernesto Pellegrini, Filippo Grassia, Mantovani, Pellegrini, Trapattoni, Vialli

Luoghi citati: Campana, Italia, Milano, Napoli, Torino, Trap