Reddito fìsso, ecco che coso deve fare l'Italia

Reddito fìsso, ecco che coso deve fare l'Italia I consigli degli stranieri per abbassare i tassi: emissioni a 10 anni, tasse più semplici e una finanza più trasparente Reddito fìsso, ecco che coso deve fare l'Italia Incertezze fiscali e di mercato rendono prudenti gli stranieri Il prestito Italia in dollari passa a fatica l'esame della City MILANO. «Si parla spesso di una crisi del debito italiano. Continui annunci di vendite di sbalorditive quantità di debito pubblico — alternati a notizie di aste di collocamento disertate — conferiscono credibilità a queste voci. Tuttavia, la verità è che i livelli del debito italiano non sono così considerevoli». A parlar così è Graham Bishop, operatore di Salomon Brothers, una delle istituzioni finanziarie che assieme a Morgan Stanley seguono più da vicino il debito pubblico italiano. Proprio Salomon Brothers ha guidato il collocamento del prestito Italia da 1,5 miliardi di dollari presso la City: i dati ufficiali non ci sono ancora, ma l'emissione dovrebbe aver avuto successo seppur con qualche difficoltà. Il consorzio, infatti, avrebbe dovuto alzare il tasso offerto per far fronte alla freddezza dell'euromereato in un momento di particolare fragilità. E proprio questo risultato, di fronte a un prestito di dimensioni consistenti per l'euromereato ma tutto sommato modesto per le esigenze del Tesoro, dà attualità alle considerazioni di Graham Bishop, pubblicate un paio di settimane fa (e in parte frutto di un dibattito alla Bocconi dell'inverno scorso). Il debito pubblico italiano, dice Bishop (opinione comune tra i grandi operatori) può esser un ottimo cliente. Il debito italiano è inferiore, rispetto al prodotto lordo, a quello del Belgio e non è troppo lontano da quello dell'Olanda. Ma ad Amsterdam i tassi di interesse a tre mesi erano, a fine gennaio, intorno all'8% contro il 13% lordo pagato da Roma. Come mai? Non ha senso parlare di rischio valutario Italia, soprattutto dopo l'ingresso nella «banda stretta» da parte della lira. C'è la fragilità di un sistema tutto impostato sul breve termine: il debito pubblico italiano ha una vita media inferiore ai tre anni (e tutti i mesi il Tesoro deve emettere obbligazioni per un importo che equivale al 4-5% del prodotto nazionale lordo), quello tedesco ha una durata media di 4 o 5 anni, la Gran Bretagna della Thatcher conta su una durata superiore ai dieci anni. C'è la «stupefacente varietà» di titoli italiani, complicati da tre diversi regimi fiscali a seconda della data di emissione originaria. E' vero che per diversi investitori è prevista la restituzione della trattenuta ma, in genere, c'è un ritardo di sei anni... Manca un mercato vero. Gli investitori istituzionali sono assenti o quasi (è il caso dei fondi pensione e della previdenza integrativa) e il debito è nelle mani delle famiglie, senza altri canali di collocamento che le banche, capaci sì di raccogliere i quattrini per le aste, ma giustamente caute ad addentrarsi nei problemi della costruzione di un vero mercato, in grado di far fronte alle esigenze di investimento e di vendita dei giganti internazionali. L'operazione media di acquisto-vendita sul mercato Usa è di 200-300 milioni di dollari e in Italia è di 4 milioni (contro i 15 della Francia). I rimedi? Il consiglio di Salomon Brothers assomiglia da vicino a quello formulato a suo tempo dalla commissione Spaventa: emissioni in valute europee (Bishop suggerisce, tra le altre, il marco al 9%); varo di titoli in lire a 10 anni (tasso possibile, il 14%) per gli stranieri; parificazione dei trattamenti fiscali e creazione di un mercato a termine. Fantasie? Il Tesòro francese, con ottimi risultati, batte da cinque anni questa strada. [u.b.] IL DEBITO DEI DODICI IN RAPPORTO AL PNL Irlanda e Belgio precedono l'Italia nella classifica del debito pubblico

Persone citate: Bishop, Graham Bishop, Morgan Stanley, Salomon Brothers, Thatcher