Il computer contro la «frattura facile» di Franco Giliberto

Il computer contro la «frattura facile» Nuovo mètodo per misurare la densità delle ossa e prevenire migliaia di incidenti Il computer contro la «frattura facile» L'osteoporosi, un incubo soprattutto per le donne FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO Dieci anni fa in Italia si registravano 22 mila fratture ogni dodici mesi in pazienti con più o meno gravi forme di osteoporosi, la malattia che provoca una riduzione della massa ossea. Nel 1989, invece, sono state contate 34 mila fratture di quello stesso tipo (che hanno determinato un esborso della collettività, per cure e costi sociali, superiore ai 500 miliardi). Ma non si sa ben valutare in quale misura questo incremento sia dovuto a una più scrupolosa analisi-selezione degli infortunati. Un unico fatto è da tempo assodato: l'osteoporosi è molto più frequente negli anziani e nelle donne. Si calcola che una donna su due o su tre, intorno ai 50 anni, incomincia a subire una perdita della massa ossea, a volte assai rapida, raggiungendo la fitta schiera di malati di osteoporosi. Malati sui quali aleggia lo spettro di una «frattura facile» per l'accresciuta fragilità scheletrica. Al riparo, ma non del tutto, da questa malattia sono gli uomini: l'incidenza delle tre «classiche» fratture osteoporotiche — avambraccio, femore e vertebre — è del 15 per cento nelle donne dai 50 ai 65 anni e del 2-3 per cento negli uomini. Oltre i 70 anni, preoccupanti fratture vertebrali sono presenti nel 25 per cento delle donne: la frequenza di queste lesio- ni aumenta con l'età. Secondo le più recenti proiezioni demografiche, alla fine del secolo in Italia una persona su cinque conterà più di 65 anni e le donne che avranno raggiunto la menopausa saranno undici milioni. Dunque il problema di questa malattia diventerà sempre più un problema di salute pubblica. Lo ha sottolineato il congresso promosso a Firenze dalla Società italiana dell'osteoporosi e dalla Sandoz farmaceuticiosi. La questione più urgente in Italia, hanno detto i relatori, riguarda la disponibilità di strutture e mezzi idonei a identificare precocemente la popolazione a rischio, in modo da poter attuare in tempo utile le adeguate misure terapeutiche (la calcitonina, un ormone implicato nel- la regolazione dei livelli plasmatici di calcio, tra i medicinali sembra il presidio più efficace e maneggevole. Se ne usa già a piene mani in Italia: ma dopo precise diagnosi di osteoporosi o un po' alla cieca?). Dice il professor Carlo Gennari, direttore dell'istituto di semeiotica medica dell'Università di Siena: «In questi ultimi anni c'è stato per fortuna un eccezionale e tumultuoso progresso nelle possibilità diagnostiche: gli errori di valutazione della perdita di massa ossea, che fino al 1985 erano, del 5-6 per cento e spesso vanificavano gli accertamenti sulle donne in menopausa, con nuove strumentazioni si sono ridotti allo 0,7-0,8 per cento». Ma come sempre accade nell'arcipelago sanitario italiano, la disorganizzazione e le lentezze burocratiche influiscono negativamente sui programmi di prevenzione: una massa sempre maggiore di donne, che richiedono, accertamenti per evitare o contrastare il rischio di osteoporosi, affolla i centri specialistici. Donne che devono subire attese di mesi prima della sospirata visita. Il professor Giancarlo Isaia, della Clinica medica B dell'Università di Torino, che con la sua équipe ha già seguito oltre 7000 casi di donne con dubbi di osteoporosi, commenta: «Dai 30-35 esami ambulatoriali che compiamo ogni settimana, potremmo di colpo passare — grazie ad apparecchi molto funzionali — a 100 esami. Basterebbe ottenere una stanza in più, dico una semplice stanza, per accogliere le pazienti. Ebbene, sembra una fatica di Sisifo ottenerla». Ma ci sono anche notizie meno allarmanti. Il professor Claus Christiansen, dell'Università di Copenaghen, ha illustrato al congresso un metodo di diagnosi — che nelle sue linee essenziali è già praticato anche dai migliori specialisti italiani — dove compare il computer e un nuovo software costruito dopo il controllo di un elevato numero di pazienti. Questa tecnica prevede una semplice, incruenta misurazione della densità ossea all'avambraccio, valore che va considerato assieme ad alcuni parametri biochimici di facile rilievo (same del sangue e delle urine), e ai dati sull'età, peso, statura delle pazienti. Questo esame, affidato al computer nelle sua elaborazione conclusiva, non soltanto dà il quadro istantaT neo del grado di osteoporosi, ma permette di predire i tempi dei rischi futuri d'ogni soggetto esaminato. Indispensabile contributo per il medico che dovrà prendere una decisione di cure preventive o di terapie che combattano il malanno in corso. «E' ovvio che ogni medico, in tema di osteoporosi, preferisca trattare una donna di 50 anni che una di 70, anche perché le cure cominciate tardi, quando già si sono verificate microfratture, sono più problematiche», dice Christiansen. Franco Giliberto

Persone citate: Carlo Gennari, Christiansen, Claus Christiansen, Giancarlo Isaia, Sandoz

Luoghi citati: Firenze, Italia, Siena