L'ultima sconfitta del «no» di Luciana Castellina

L'ultima sconfitta del «no» L'ultima sconfitta del «no» Bocciata la proposta di referendum sul nome BOLOGNA DAL NOSTRO INVIATO Ha passato anche l'esame dell'emendamento: l'ultimo colpo di coda del fronte del «no». Per Achille Occhetto tutto va bene, alle sette di sera i delegati hanno bocciato la proposta che avrebbe potuto creare difficoltà al segretario. E la proposta era questa: il partito comunista che sta diventando «cosa», che sta per cambiare nome, da chi deve essere autorizzato al cambiamento? Dagli iscritti al partito, dalla maggioranza degli iscritti, sostengono i portavoce delle due mozioni del «no». Da chi fa vita di partito, ribattono i portavoce del «sì». Ostacolo insidioso, per Occhetto. Alle sette di sera il voto e Occhetto può restare tranquillo. Era stato Massimo D'Alema ad intervenire contro l'ipotesi della maggioranza assoluta, del cinquantuno per cento degli iscritti (una sorta di referendum sul nome) che avrebbe dovuto partecipare alla importante decisione sulla «cosa» che va a cambiare. Il suo è stato un intervento breve e deciso: ma quale maggioranza assoluta degli iscritti — ha detto —, chi conta «è chi partecipa alla vita del partito». E' già noto che, alle assemblee di federazione convocate in vista di questo congresso, la partecipazione degli iscritti al partito comunista è risultata davvero bassina, appena superiore al ventotto per cento. Il fronte del no ha insistito con gli interventi di Giuseppe Cotturri e Sergio Garavini. Duro l'intervento di Cotturri: «Gli iscritti sono sempre sovrani, se non passa l'emendamento ci potrebbe essere una continuazione non solo giuridica ma anche in sede giudiziaria». Brusio in platea. Problematico invéce l'ex sindacalista della Cgil, Garavini: «Anche le regole sono un problema politico. Un congresso come quello che ci attende e deve decidere dell'identità del partito ha bisogno di regole definite. Si stabilisca in questo caso una regola certa che assicuri tutti noi e tutti i nostri elettori». Bocciato l'emendamento, il Partito comunista italiano guidato da Achille Occhetto si avvia così al prossimo congresso che a novembre dovrà dare vita al post-comunismo italiano. Ma gli emendamenti ieri non si sono limitati al 51% degli iscritti o partecipanti alla vita di partito. A poche ore dall'emozione totale che ha seguito la replica di Occhetto, il fronte del no è tornato a sostenere il suo «no». Sugli emendamenti hanno parlato e si sono scontrati, infatti, i nomi più importanti del partito, come Alessando Natta, Giuseppe Chiarante e Diego Novelli. Occhetto, da parte sua, ha risposto con Fabio Mussi, Carlo Smuraglia e Luciano Violante. L'ultima giornata è stata la più lunga. Fino a tarda sera è durata la votazione della mozione e dei 21 ordini del giorno presentati dalla Commissione politica. Tanti gli argomenti in discussione: dalle riforme istituzionali alla questione femminile, dall'informazione alla droga, dalla politica estera al Mezzogiorno. All'unanimità sono stati approvati gli emendamenti sulla lotta alla droga, i referendum su caccia e pesticidi, gli handicap, la riconversione ecologica dell'economia, i problemi dell'emigrazione e dell'immigrazione, il rapporto con gli studenti, la solidarietà con i palestinesi. Solo a maggioranza sono passati quelli sulle «sedi dell'autonomia femminile», il concordato, l'insegnamento della religione, la politica internazionale e il disarmo. Luciana Castellina, inoltre, ha riproposto l'uscita dell'Italia dalla Nato. [g. ce.]

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