Festival & cinema:lama a doppio taglio
Festival & cinema: lama, a doppio taglio TORNATORE E L'OSCAR Festival & cinema: lama, a doppio taglio Siamo all'ultima stretta nella contesa per i Premi Oscar, che saranno consegnati la notte di lunedì 26. Ed è tuttora il caso di citare Nuovo Cinema Paradiso, considerato all'avanguardia nelle preferenze per il migliore film straniero. L'anno scorso a quest'epoca il film di Tornatore, uscito nelle sale pubbliche in gennaio, rappresentava un fallimento totale (sia per le ambizioni del regista che era piaciuto all'esordio con Il camorrista sia per la produzione di Cristaldi che puntava a un mercato internazionale). Nella tenera rappresentazione del piccolo mondo cinematografico del dopoguerra si avvertiva anche una sazietà d'immagini e di sentimenti. Per una volta sono stati ascoltati i critici e il film è stato rifatto in un mese di lavoro alla moviola. Bastava togliere tutti i riferimenti alla storia d'amore inopinatamente protratta nei decenni e il film si snelliva al punto giusto per una presentazione al Festival di Cannes. C'è voluto un certo coraggio a eliminare totalmente il personaggio e quindi l'interpretazione di Brigitte Fossey, attrice che da bambina siede nella storia del cinema per Giochi proibiti. Finalmente Nuovo Cinema Paradiso si è imposto da una ribalta internazionale e ha ricominciato una tournée all'Italia e all'estero. Lo hanno salvato i provvidenziali tagli di Tornatore e Cristaldi ma l'operazione non avrebbe avuto esito alcuno se Cannes non avesse funzionato da cassa di risonanza a questa nuova commedia italiana. Sempre più i festival valgono come vetrine per la produzione e la distribuzione. Anche se qualificati come Venezia e restii come San Sebastiàn, ormai accettano lo stato di fatto. Ci sarà la retrospettiva del Renoir o del Dreyer di turno, si scopriranno cinematografie emergenti dal Ciad alla Malesia ma il momento culminante coinciderà con il varo d'un prodotto commerciale. Si direbbe che quasi non 1 si pensi ad appuntamenti di mercato come il Mifed di Milano, assolutamente insostituibile nel suo genere. No, no, la gente del cinema gradisce la competizione, fittizia fin che si vuole, e gradisce collezionare recensioni e interviste che in qualche modo gioveranno al lancio. E' la presenza dei mezzi di comunicazione di massa che crea eventi anche dove non esistono. Il mezzo-cinema ne beneficia inesorabilmente con qualche grama eccezione. Prendiamo il danese Pelle il conquistatore, premiato a Cannes e agli Oscar. E' passato, soprattutto da noi, nell'assoluto vuoto delle sale. 0 prendiamo l'ultima Wertmùller, In una notte di chiaro di luna sull'aids, dileggiato a Venezia nonostante l'accompagnamento del ministro dello Spettacolo. Forse se non fosse stato atteso sulla Laguna con una simile golosità da giornalisti e lettori, avrebbe compiuto con calma un migliore itinerario commerciale forte di nomi quali Rutger Hauer, Nastassja Kinski e Faye Dunaway. Ebbene proprio Venezia l'anno prima aveva tolto Hauer dall'anonimato dei film di violenza per farne con profitto il protagonista di La leggenda del santo bevitore di Olmi dal romanzo di Joseph Roth. E due anni prima ancora aveva consentito a Valeria Golino un esordio clamoroso con tanto di Leone d'oro, utile per un immediato inserimento nel giro cosmopolitano che porta a Margarethe Von Trotta e a Dustin Hoffman. Persino Fellini praticò il giro dei festival per corroborare L'intervista (non parliamo di Nichetti per Ladri di saponette). E la Francia, che a Deauville pubblicizza il cinema hollywoodiano, ha ottenuto che i prodotti nazionali trovassero negli Stati Uniti un loro festival, a Sarasota nella Florida. Il sorriso più largo del manifesto è di Fernandel, la località è schiacciata dalla concorrenza di Dìsneyworld. Eppure anche la vetrinetta di Sarasota serve. Piero Perona naj
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