La dttà che produce ha bisogno di cure

La città che produce ha bisogno di cure Il presidente di Torino Esposizioni spiega le esigenze degli imprenditori e dei commercianti La città che produce ha bisogno di cure Troppo trascurata, poco peso politico a livello nazionale Due anime per una città. Da una parte la Torino dello sviluppo e della tecnologia che cerca una vera dimensione europea, dall'altra la metropoli che vede sfuggire velocemente le grandi occasioni e si lamenta tra mille polemiche. «Troppe volte dimenticata, poco peso politico a livello nazionale», dice chi crede ancora possibile un'autentica crescita, «Sulla via della completa decandenza», ribattono altri. Ma le aspettative, i sogni nel cassetto, sono ancora lì, attendono risposte concrete. Non è soltanto la Torino degli amministratori pubblici ad avere richieste, c'è anche quella industriale e del commercio. Tutti d'accordo però su un punto: la visita di Carlo Tognoli, ministro per lo Sport, Spettacolo e Turismo, è un'altra occasione da non perdere. Il panorama non è ovunque catastrofico. C'è anche chi denuncia un facile e strumentale vittimismo ribadendo cosa la città ha saputo fare. Non si parla di politica o di partiti, soltanto di risultati concreti, di dati e statistiche. «E sono questi i motivi per cui bisogna avere il coraggio di scommettere ancora su Torino», dice Carlo Bertolotti. Ha 66 anni, ingegnere, da tre è presidente di Torino Esposizioni e per un ventennio è stato l'amministratore delegato e ora si candiderà per la de a Palazzo Lascaris. Vede la città che cerca un nuovo ruolo, puntualmente è costretto ad affrontarne le due anime. Nel suo discorso parla delle aspettative nate e troppo in fretta dimenticate, di quella fiducia che ora sembra sempre più difficile da trovare: «Un confronto che può chiarire molte cose: nel 1950, quando è nato To-Expo, è stato raccolto un miliardo (all'incirca 20 attuali) con una sottoscrizione tra privati, mentre adesso anche per il Salone del libro si fa una terribile fatica ad ottenere sponsorizzazioni. E' un segnale chiaro, che non va assoluta¬ mente sottovalutato». Il fatto che Torino riesca, nonostante tutto, ad essere il terzo polo più importante d'Italia dopo Roma e Milano conferma però che «lo spirito d'iniziativa c'è, resiste e contrasta il passo a chi ha già scelto di arrendersi. Non a caso, per quanto ci riguarda, siamo passati dalle tre manifestazioni degli Anni 50 alle 31 attuali». Ma il coraggio di chi propone e di chi accetta non è sufficiente: «L'innovazione e le trasformazioni hanno bisogno della presenza di grandi gruppi industriali e finanziari, di istituti di credito che possano garantire capitali, di strutture universitarie e di ricerca ad alto livello. E ancora: una rete diversificata di servizi per le imprese, consulenze manageriali, di marketing e di controllo di gestione, di un centro espositivo polivalente a livello internazionale». L'elenco delle aspettative è comunque lungo. Inutile sperare di avere una città lanciata prepotentemente verso l'Europa se non si immaginano infrastrutture adeguate. Aeroporto, ferrovie, strade e parcheggi e nuove reti di telecomunicazione diventano punti fondamentali del discorso. Servono programmi concreti, non parole. E c'è la speranza che Expo 2000, il progetto elaborato dalla Regione per il nuovo centro fieristico, diventi realtà entro il '92. Ancora Bertolotti: «Non credo sia un sogno pensare che si possa finalmente giungere ad un accordo sfruttando completamente il Lingotto. La città ha ha tutte le potenzialità per imporsi, deve però crederci fino in fondo». Non dice «A Torino portano via tutto», ma: «Torino ha dato quello che doveva dare, inutile piangere o farlo credere. Adesso è importante che i sogni legittimi di chi vive ogni giorno questa città vengano realizzati. Le idee fino ad oggi non sono certo mancate». Paolo Negro Carlo G. Bertolotti

Persone citate: Bertolotti, Carlo Bertolotti, Carlo Tognoli, Lascaris, Paolo Negro Carlo

Luoghi citati: Europa, Italia, Milano, Roma, Torino