Paure da nucleare

Cosa c'è dietro il folle attentato al traliccio di Chivasso Cosa c'è dietro il folle attentato al traliccio di Chivasso Paure da nucleare Superphénix: accuse e difesa un piccolo incidente, senza fuoriuscita di radioattività», minimizza l'ingegnere Carlo Garberini, dell'equipe italiana che gestisce il Superphénix. E aggiunge: «Qui ho pure portato la mia famiglia. Questo vuol dire che mi sento tranquillo». Ma i vertici dell'Enel sembrano più imbarazzati a parlare della centrale nucleare di Creys Malville e si nascondono dietro un diplomatico silenzio, ricordando che già mercoledì scorso l'ingegnere Giovanni Cuttica, della direzione generale dell'Enel e responsabile della parte italiana del progetto Superphénix, aveva dichiarato che l'incidente «è stato giudicato di gravità zero: non ha avuto alcuna conseguenza radiologica, né sul personale né sull'arnbiente circostante alla centrale». Ma non tutti si sentono tranquillizzati. Obbietta Stagliano: «L'esperimento di domenica serviva per controllare la presenza di eventuali microfessure nella "camicia" di contenimento, quali quelle che nell'aprile di tre anni fa determinarono ima fuga di sodio liquido dal "barillet" d'acciaio che lo conteneva. E invece il contenitore del kripton non ha retto e lo stesso involucro esterno al "nocciolo" non ha svolto la sua funzione protettiva». E ricorda il fisico inglese Barnaby, secondo cui la polluzione di un solo grammo di plutonio è considerato letale su un territorio di mezzo chilometro quadrato, gravissimo su 50 kmq e grave su 85 kmq. Il presidente della Regione Piemonte Beltrami ha chiesto rassicurazioni alle autorità francesi, rivelando una certa preoccupazione per un incidente avvenuto in una centrale atomica così vicina al Piemonte, che nel corso dei suoi 39 mesi di vita ha visto la sua attività completamente bloccata per ben 20 mesi, in seguito a ripetuti guasti (in Italia, a differenza della Francia, esiste una legislazione relativa ai piani di evacuazione a seconda di vari gradi d'incidenti). La centrale di Creys-Malville continua ad essere un incubo per gli ecologisti europei che per il 26 aprile, anniversario di Cernobyl, hanno proclamato una giornata contro il Superphénix. Da tempo, «verdi» e associazioni ambientaliste chiedono il ritiro dell'Enel dalla partecipazione al Superphénix, nonché l'interruzione delle forniture di parti del reattore nel rispetto della volontà popolare espressa tre anni fa con il voto referendario. «Ma anche — ricorda il deputato verde Gianni Mattioli — la mozione da noi presentata e votata all'unanimità dalla Camera l'anno scorso per chiedere all'Enel coerenza con l'esito referendario». Come dire che i nuclearisti stanno vincendo alla distanza, con lo spauracchio del fabbisogno crescente di energia. «Questo succe¬ de perché in Italia non c'è una politica di risparmio energetico — e dire che con le attuali tecnologie avanzate si potrebbe avere un risparmio del 20% sui consumi — mentre il ministro dell'Industria Battaglia si lascia tagliare 950 miliardi sui fondi per lo sviluppo delle energie alternative», dice Mattioli. Ma torniamo al gigante Superphénix che, tra l'altro, ha deluso sul piano economico. Diceva il presidente dell'Ente elettrico francese Delaporte, dopo il grave guasto dell'87: «I reattori superveloci stanno dando risultati assai peggiori del previsto. Se nell'arco dei prossimi 4 anni l'esperimento del Superphénix non riuscirà a far calare i costi in modo drastico avvicinandoli a quelli delle centrali nucleari classiche, non ha senso pensare di passare alla fase del suo sfruttamento industriale». E a quanto pare oggi le cose non vanno molto meglio. I tecnici dell'Enel parlano comunque di un impianto della massima sicurezza, «niente a che vedere con Cernobyl», e da molte parti si ricorda che il nucleare è anche ecologico. Obbietta Mattioli: «A meno di nuove conoscenze, non è attualmente praticabile un nucleare ecologico e comunque non ci sono reattori sicuri al 100%. L'incidente è sempre in agguato». Stefanella Campana