Ma James Bond non va in pensione di Gianni Bisio

Ma James Bond non va in pensione Lo spionaggio tra Est e Ovest non muore nonostante la diminuita tensione internazionale Ma James Bond non va in pensione Più raffinata la cattura dei segreti con satelliti e elettronica Si abbassa la tensione EstOvest, ma lo spionaggio non muore. Il Kgb diventa «meno vistoso e risoluto» ma la sua attività resta «robusta in tutto il mondo», ha detto la scorsa settimana William H. Webster, capo della Cia, la Central Intelligence Agency. E ha spiegato come in certe aree calde l'attività del Kgb sia «meno rozzamente intimidatoria di un tempo». Peraltro sta scomparendo l'apparato dei satelliti: Ungheria, Romania e Bulgaria hanno dismesso parte delle loro reti, solo Cuba (tramite la Spagna) resta una finestra sull'Europa. Ma anche gli Usa, a dispetto della distensione, non riducono la loro attività. Il 22 novembre scorso, proprio dieci giorni prima dello storico incontro di Malta tra Bush e Gorbaciov, con meno clamore del consueto, una navicella americana Discovery ha messo in orbita il più avanzato, e segreto, dei sa- telliti «Sigint», finalizzato doè alla «Signal Intelligence», lo spionaggio di segnali elettronici. La National Security Agency (Usa), il più grande degli organismi informativi americani, lo ha destinato ad intercettare sia le comunicazioni militari e diplomatiche sovietiche e cinesi, sia le emissioni delle reti radar a terra, sia le trasmissioni telemetriche dei missili. Così, ancor prima di stringere la mano a Gorbaciov, Bush potrebbe già aver avuto dalla sua nuova super-spia elettronica persino alcune anticipazioni sulle intenzioni del suo interlocutore, dato che il satellite è in grado di ascoltare le comunicazioni dei canali diplomatici. Peraltro l'apparato Sigint dell'Urss, come sostiene Desmond Ball, ricercatore dell'Istituto di studi strategici di Londra, è il più esteso del mondo. I suoi 350 mila addetti (gli Usa ne hanno soltanto 200 mila in 5 servizi civili e 15 militari) gestiscono sistemi di ascolto meno informatizzati ma più capillari di quelli americani, installati su sottomarini, navi spia, aerei, satelliti e perfino autocarri Tir mascherati. Questa escalation dello spionaggio in un momento di così clamorosa distensione tra i due blocchi non deve stupire se ci si ricorda una semplice equazione: più la minaccia di guerra tende a zero, più il bisogno di intelligence tende all'infinito. Usa e Urss, al di là dei rapporti ufficiali fatti di battute cameratesche e di calorose strette di mano non possono superare d'incanto quarantanni di guerra fredda senza dotarsi di un apparato di sicurezza, costituito, prima di tutto, dalla verifica puntuale degli accordi. Cosi, mentre una dozzina di fabbriche d'armi piangono sui tagli Usa alla difesa, altre aziende, direttamente legate alle «tecnologie della verifica» — equipaggiamenti per la ricognizione, satelliti, computer per elaborare le informazioni — vedono prospettarsi una florida stagione d'affari. Insomma non va in pensione James Bond. E neppure un «mezze maniche» come George Smiley resta disoccupato: al massimo dovranno studiare un manuale di elettronica per affinare la caccia alle informazioni. Il futuro dello spionaggio (e del controspionaggio) è in settori non militari, né strategici: l'Est ha fame di tecnologie avanzate, anche per realizzare a costi stracciati gli oggetti banali di uso quotidiano. La tentazione di saltare la collaborazione e le «joint ventures» a favore dello spionaggio sarà forte. Così per gli 007 il lavoro non diminuirà, muterà solo l'obiettivo. Gianni Bisio

Persone citate: Bush, Desmond Ball, George Smiley, Gorbaciov, James Bond, William H. Webster