Verso l'unità ma a piccoli passi

Verso l'unità, ma a piccoli passi Verso l'unità, ma a piccoli passi taggio con una proposta di emendamento di Pierom volta ad affidare la titolarità delle liste e del simbolo ad un organismo nazionale e l'esito del voto ha portato alla «sconfìtta» della proposta di modifica che ha ottenuto 110 voti contro i 169 di Pecoraro (dieci sono stati gli astenuti). L'assemblea è stata impegnata tutto il pomeriggio proprio sul fatto se affidare il potere decisionale per la costituzione delle liste unitarie ad un organismo creato territorialmente oppure ad un coordinamento strutturato a livello nazionale, disarmando i simboli del sole che ride e della margherita e proponendo appunto un nuovo simbolo unitario. riforme istituzionali, vedremo chi saranno adesso i nostri compagni di strada». Ma intanto il tema della «Grande Riforma» è nuovamente sul tappeto e agiterà senza dubbio l'intera campagna elettorale già avviata per le amministrative di maggio. E se gli elettori non hanno avuto l'elezione diretta del sindaco, potranno però discutere di quella del capo dello Stato. Del resto, anche il liberale Altissimo dice di «condividere» l'appello lanciato dal leader socialista: non certo nelle singole proposte, «che vanno discusse», ma di sicuro «nella volontà di riportare il tema al centro del dibattito tra le forze politiche». Gli mac alle Ande, tenendolo lontano da Roma per svariati giorni, sull'Appennino molisano il presidente del Consiglio ha così prontamente bloccato le avances socialiste in tema di riforma della Repubblica, fornendo ossigeno ad una polemica che sembrava sopita e che invece scalderà i prossimi giorni, insieme agli echi che verranno dal congresso comunista. Del tutto chiuso sulla Repubblica presidenziale, Andreotti apre però qualche cauto spiraglio sull'altra proposta di Craxi per dare «maggior forza» e «più sicura autonomia» alle Regioni. «Certe cose, se non si fanno per gradi, è difficile farle», premette il prudente Andreotti prima di buttar lì la sua controproposta: «Si potrebbe pensare ad un programma di cinque anni per vedere cosa si può concretamente fare ed anche per meglio distribuire le competenze tra Province, Comuni e Regioni». Un po' poco, anzi niente del tutto, per chi aveva proposto uno Stato di tipo federativo, «un contesto di efficace decentramento» quale contrappeso necessario per «il passaggio ad una Repubblica di tipo presidenziale». Ma tant'è, lasciando questo garbato «non placet» Andreotti vola oggi a Washington. La cosa non dovrebbe turbare più di tanto Craxi che a Pontida l'aveva detto: «Eravamo soli a parlare di