Zoff non crede alle lacrime del Diavolo di Curzio Maltese

Zoff non crede alle lacrime del DiavoloAlla vigilia della partitissima di Torino, le due grandi d'Europa lamentano assenze e stanchezza Zoff non crede alle lacrime del Diavolo // tecnico: «Sono sicuro che non sarà una partita tra reduci» Tacconi: «Loro saranno pure affaticati ma noi siamo a pezzi» TORINO. La classica vecchia quanto il secolo, lo spareggio tra le «regine d'Europa», il business da un miliardo e mezzo, l'ultimo ostacolo sulla strada del Milan verso lo scudetto. Questa montagna di slogan rischia di partorire domani il topolino d'una stanca partita tra reduci. Da Milano rimbalzano litanie assai poco berlusconiane. Gli eroi sono fiacchi, forse scoppiati. Sacchi ha visto accendersi la spia rossa contro il Malines e magari anche prima. Lo 0-0 di questi tempi, dice l'ayatollah di Milanello, è il massimo che si può ottenere. Dino Zoff cerca di salvare le apparenze, ma il trionfo di Amburgo pesa sulle gambe dei superstiti bianconeri. Del resto, se si lamenta Sacchi, con una rosa di 28 giocatori, che cosa dovrebbe dire uno costretto ad affidare a Brio la marcatura di Van Basten e a portarsi in panca Michele Serena e Avallone? C'è tanta voglia di vederla, questa partita (80 mila richieste di biglietto, bagarini mobilitati) e molta meno di giocarla. Lo 0-0 invocato da Sacchi sarebbe la soluzione più semplice, per quanto la cabala lo escluda. In novant'anni di Juve-Milan di campionato, il più banale dei risultati è stato raro come il passaggio d'una cometa. Si contano appena tre 0-0, nel '56, '87 e '88. Una vittoria, dell'una o dell'altra, potrebbe invece dire la parola decisiva o al contrario riscrivere la storia di questo scudetto annunciato. La Juventus avrebbe poco da stare allegra. Casiraghi squalificato, Tricella sempre out, Fortunato e Zavarov forse in panchina (più il primo che il secondo). Ma Stefano Tacconi trova comunque modo di sorridere degli alibi rossoneri: «Sono stanchi, vero? Ci avrei giurato. E' un periodo che chiunque incontra la Juventus accusa sintomi strani, un certo affaticamento, la vista annebbiata. Vorrà dire che se perderanno sarà stato per stress, poverini. Noi invece non siamo affaticati. Diciamo, piuttosto, a pezzi. Abbiamo giocato più o meno le stesse partite del Milan con la piccola differenza che noi siamo in 12 a tirare la carretta, tolte squalifiche e infortuni. Il Milan invece ne ha due per ruolo, a cominciare dal portiere». A proposito, Tacconi avrebbe una soluzione pronta: «Sì, al posto di Giovanni Galli mi cercherei un'altra squadra. Con le sue qualità, chi glielo fa fare? Del resto, non sono problemi nostri. Almeno quelli». Voi avete quello del tecnico. «Spero che nulla sia deciso». Altrimenti vi arrabbiate? «Vedremo». Dino Zoff è allegro. La cosa costituisce notizia e scatena un quiz: Zoff ride perché ha firmato con la Lazio? Perché s'è messo a leggere i giornali che gli hanno rimproverato la monolitica espressione in tv da Am¬ burgo? O soltanto perché si diverte a constatare il crescente imbarazzo dei vertici bianconeri di fronte ai suoi successi? Chissà, di certo Zoff non ride per la formazione di domani. Sarà Alessio a prendere la maglia, non il ruolo, di Casiraghi. L'inventario è sempre più rapido, rimane difficile riempire la panchina. «Io non credo alla stanchezza del Milan — dice l'allenatore prò tempore — e penso invece che loro possono recuperare Donadoni e io devo arrangiarmi con una lista che si accorcia di settimana in settimana. Ma non direi che è una partita tra reduci. Si tratta sempre di Juve-Milan, può succedere di tutto». E tutto è successo. In un Juve-Milan, la Signora si prese l'ultimo titolo della sua storia. Difficile dimenticare quel 20 aprile dell'86, così mite e assurdo. Era ancora il Milan di Liedholm e Farina, sempre il Milan di Baresi. Era una Juve «cotta», si diceva, che aveva appena subito l'aggancio da parte della Roma di Eriksson. Nessuna rete alla fine del primo tempo. Poi la notizia bomba del vantaggio leccese all'Olimpico, il gol di Laudrup, la festa. Parti scambiate, quattro anni dopo, col Milan al posto della Juve, la Juve nel ruolo del Milan, il Napoli come la Roma, il Lecce fermo al suo cantone. E tutti in maschera. Curzio Maltese Zoff costretto ancora a rivoluzionare la difesa

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