Scambio di provetta, e la figlia è nera di Giancarlo Masini

Scambio di provetta, e la figlia è nera STATI UNITI La donna voleva essere inseminata con lo sperma del marito, stroncato da un tumore Scambio di provetta, e la figlia è nera Verso un clamoroso processo sulla fecondazione artificiale SAN FRANCISCO NOSTRO SERVIZIO Una donna bianca che, dopo essere stata sottoposta a inseminazione artificiale, diede alla luce una bambina nera ha chiesto un risarcimento al ginecologo e alla banca dello sperma di Manhattan, che invece della provetta con il liquido seminale del marito ne utilizzarono un'altra. La storia di Julia Skolnick, 30 anni, penosa quanto assurda, sta facendo il giro dell'America. Gli elementi chiave sono l'amore della donna per il marito, condannato a morte poco dopo il matrimonio da una malattia incurabile; il desiderio più che naturale di avere comunque un figlio dall'uomo amato; l'impossibilità della certezza assoluta (da qui gli eventuali errori) anche nelle tecnologie mediche più delicate come l'inseminazione artificiale; i preconcetti razziali; l'incertezza della giurisprudenza in materie nuove e finora imprevedibili. La denuncia è stata presentata alla Corte Suprema dello Stato di New York, a Manhattan, contro gli Idant Laboratories — una «Sperm Bank» diretta dal dottor Joseph Feldshuh — e contro l'ostetrico Hugh Melnick direttore dell'Advance Fertility Service. Il dottor Melnick praticò l'inseminazione artificiale nella donna all'inizio di aprile del 1986 con il liquido che avrebbe dovuto appartenere al marito bianco di Julia e che, mesi prima, con tutte le precauzioni era stato regolarmente depositato ai laboratori Idant. La gravidanza fu regolare. Julia era molto contenta, ma quando partorì ebbe la sorpresa di trovarsi madre di una bimba negra. Evidentemente la fertilizzazione era avvenuta con l'impiego di una provetta conte- nente non il seme del marito ma quello di un uomo (per ora sconosciuto) di pelle nera. L'incubo e le pene per Julia Skolnick iniziarono nel 1985, appena otto mesi dopo il matrimonio, come lei stessa descrive nel documento presentato alla Corte. La coppia era felice. Una sera l'uomo accusa strani malesseri e dolori che col passare del tempo diventano persistenti. La diagnosi è tremenda, altrettanto la terapia: sarcoma di Ewing. E' un tumore primario delle ossa; il trattamento a base di radiazioni e chemioterapici non dà speranza di guarigione: ritarda solo la morte di qualche tempo. Per giunta le radiazioni colpiscono in modo micidiale gli organi riproduttivi. La coppia decide di depositare il liquido seminale dell'uomo alla «Sperm Bank» prima che insorgano i danni della terapia antitumorale. Così la donna potrà generare un figlio quando vorrà. Il marito di Julia è sopravvissuto fino all'aprile scorso, con una agonia lunga e dolorosissima, ma la donna ha presentato denuncia solo quando sono iniziati contro di lei e la bambina i sarcasmi e le discriminazioni razziali. Il suo legale, David Gould, ha rivelato che le analisi condotte sul Dna (ovvero la molecola del patrimonio ereditario) proveniente dagli spacimen del signor Skolnick e su quello del sangue della bambina non corrispondono. Qualcuno infatti aveva avanzato l'ipotesi che il marito avesse avuto qualche antenato nero. Joseph Feldschuh, direttore degli Idant Laboritaries, ha già una linea di difesa: lo spenna usato non proverrebbe dalla sua «banca» ma da quella di Melnick. Giancarlo Masini

Persone citate: David Gould, Ewing, Hugh Melnick, Joseph Feldschuh, Joseph Feldshuh

Luoghi citati: America, Manhattan, New York, San Francisco, Stati Uniti