Risparmiare energia? Sì, cambiando strada
Risparmiare energia? Sì, cambiando strada r OBIEZIONI Al. MINISTRO il Risparmiare energia? Sì, cambiando strada IN una intervista rilasciata all'«Espresso» i verdi hanno rinfacciato al ministro Battaglia una politica ambientale errata. Battaglia ha replicato con controaccuse di pressappochismo e con 10 spettro del blackout e del nucleare redivivo. Finora l'Enel è andata avanti con una sostanziosa politica di investimenti in grandi centrali termoelettriche polivalenti ma, stando alle recenti dichiarazioni di Viezzoli, intende utilizzare impianti più piccoli che usano gas naturale e cicli termodinamici più efficienti. Le piccole unità a turbogas accoppiate ad un ciclo a vapore secondo la tecnica del repowering hanno un rendimento del 45-46 per cento, più elevato di quello dei grandi impianti tradizionali; esse hanno inoltre un ridotto impatto ambientale, bassi costi di investimento e possibilità di utilizzare siti attuali. Purtoppo solamente 11 7 per cento del parco termoelettrico nazionale è costituito da unità di questo tipo. Il resto è costituito da impianti con caldaie annientabili solamente ad olio combustibile, costruite all'epoca della crisi del petrolio e con un tenore massimo di zolfo fissato al 3,5 per cento. Da notare come l'Enel si sia a lungo rifiutata di installare impianti di desolforazione ormai di impiego comune nei Paesi industrializzati. Nulla è previsto in materia di impianti di abbattimento di ossidi di azoto se non palliativi di dubbia efficacia. La costruzione di grandi, centrali a petrolio ha condotto certamente ad un peggioramento' della nostra bilancia commerciale e della qualità dell'ambiente. Su questo tutti sono d'accordo ma i dissensi cominciano quando si parla di rimedi. Una via di uscita sarebbe il nucleare che ha di fronte a sé la sconfitta del referundum ed ostacoli politici che paiono al momento insormontabili. E rendiamoci conto che la nuclearizzazione non riuscirebbe comunque a risolvere i nostri problemi immediati in quanto le grandi centrali hanno tempi di realizzazione lunghissimi (circa 10 anni). Non ho obiezioni di fondo al nucleare ma mi rendo conto che il suo ritorno sulla scena è condizionato dalla risoluzione di problemi riguardanti la sicurezza e lo smaltimento di rifiuti radioattivi. Occorrerà comunque sopravvivere con le risorse attuali fin oltre il 2000 sperando che maturino nuove tecnologie. 1 E con questo vorrei I esporre le mie obiezioni so¬ stanziali alla risposta di Battaglia. Il risparmio energetico non è una storia allegra, come sostiene il ministro, semmai è una tragedia tristissima. La macchina energetica italiana è sclerotica, irrazionale ed in preda a sprechi selvaggi su cui occorre intervenire in sede normativa più che con nuove tecnologie o con l'aumento di 7 lire al kWh a cui sono comunque favorevole. Il 25 per cento del petrolio importato viene usato nel settore del riscaldamento di immobili, e di regola secondo la nefasta pratica condominiale del forfait in cui si paga a millesimi e non il calore effettivamente utilizzato, pratica che conduce a sprechi immondi e non marginali, ad un malcostume diffuso, ad oltraggi ambientali che superano di gran lunga i vantaggi sperati da poche centrali nucleari. La tecnica della cogenerazione è ancora ostacolata da una selva di normative e di pregiudizi diffusi nonostante essa abbia ricevuto ampi consensi presso i pochi preveggenti che l'hanno adottata, vedasi l'Aim di Vicenza. Da più parti sento esprimere giudizi sommari sulle energie alternative ritenute insostenibili sul piano economico e competitivo. Ricorderò come non esista al momento nella Cee un mercato libero dell'energia in cui abbia senso esprimere un giudizio del genere, tutta l'Europa è di fatto ostaggio di un gruppo di aziende energetiche che esercitano un monopolio rigidissimo, che rifiutano per principio qualsiasi proposta innovativa e che costituiscono l'ostacolo principale ad ogni politica energetica comunitaria. L'oltraggio ambientale cui è sottoposta l'Italia conseguenza di una politica energetica miope che non vede le disfunzioni scandalose e cerca di tappare i buchi lastricando il Paese con le maxicentrali. Un giornalista mi chiese, sei anni or sono, se il 1984 di Orwell esistesse in qualche Paese e fui così ingenuo da negarlo. Oggi mi rendo invece conto che l'homo energeticus vive in un regime orwelliano totale basato sulla assunzione fallace secondo cui il controllo assoluto è l'unico modo possibile di gestire razionalmente l'energia e l'ambiente. Il fallimento della politica energetica ed ambientale del mondo industrializzato indica che la libertà dell'individuo rimane un fattore insostituibile. Tullio Regge «e |
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