Verdi, scissione in vista di Andrea Di Robilant

Verdi, scissione in vista Una trattura insanabile ira i due schieramenti del «Sole che ride» Verdi, scissione in vista Mattioli: non sono il burattino delpei ROMA. Il Sole che ride è ormai a un passo dalla scissione. Nonostante si proceda alla formazione delle liste in vista delle elezioni amministrative, la frattura al vertice appare così insanabile che non si esclude una rottura definitiva entro la fine della settimana prossima. L'oggetto immediato della disputa è sempre quello di decidere come arrivare all'unità con i Verdi dell'Arcobaleno. Ma ora l'ala del gruppo parlamentare di Gianni Mattioli lancia un ultimatum: «Nei prossimi giorni ci aspettiamo dagli altri un segnale chiaro: che non chiedano più agli Arcobaleno di mettere il collo sotto la ghigliottina per unirsi a noi. Nel caso contrario, penserò seriamente all'ipotesi di tornare all'università». Nel campo avverso, quello capeggiato da Laura Cima e Rosa Filippini, rispondono di non capire. «A livello locale — dice la Filippini — il processo dell'integrazione è già avviato con la formazione delle liste unitarie e questo ennesimo preannuncio di rottura ci sembra del tutto ingiustificato». Ma al gruppo di Mattioli — che include Scalia, Lanziger, Donati, Salvoldi, Andreis — la graduale integrazione dal basso non basta. «Ci vuole una rifondazione immediata delle Liste verdi — insiste Mattioli — con un nuovo statuto e un nuovo gruppo parlamentare chiamato "i Verdi"». Se non ci daranno assicurazioni, allora diremo alt! Non siamo interessati alla nascita di un mostriciattolo». Ma le difficoltà vanno ben oltre l'unità dell'Arcobaleno ed è proprio questo che rende le prospettive di una riappacificazione nel Sole che ride sempre più difficili. Lo stesso Mattioli dice di sentire una grande amarezza di fronte al fatto che «una formazione politica nata con grandi idee e che suscitava molta simpatia» ora stia buttando al vento questo capitale. «I Verdi sono ormai scomparsi dal dibattito politico — aggiunge — e non interssano più la gente. Non sono neanche riusciti a dialogare con il movimento degli studenti nonostan¬ te fossero, in Parlamento, promotori di emendamenti a loro favore. E' sempre più diffusa, purtroppo, l'impressione che i Verdi siano semplicemente assetati di potere». Al suo disappunto si aggiunge il fastidio di appartenere ad una formazione politica cui si sente sempre più estraneo. «Non voglio più essere associato a persone come Giannozzo Pucci — dice Mattioli —, che a Firenze critica la comunità dei cinesi quando io mi aspetterei da un consigliere verde che scendesse in strada a difendere i nostri fratelli stranieri». Lo scarso impegno sul fronte anti-razzista è, secondo Mattioli, il più lampante esempio del progressivo «distacco» dagli impegni ecopacifisti presi tre anni fa nei confronti degli elettori. Ma nel campo opposto, che ha ancora la maggioranza nel gruppo parlamentare (Cima, Filippini, Cecchetto Coco, Procacci, Bassi, Ceruti), le parole di Mattioli sono come il fumo negli occhi. Il vero motivo della tanto preannunciata scissione — dicono — non sono tanto le divergenze politiche quanto le pressioni della maggioranza di Arcobaleno (Ronchi, Tamino, Rutelli). «Sono loro che spingono per la rottura del sole che ride», insiste la Filippini. E inoltre temono che accelerando i tempi dell'integrazione con l'Arcobaleno, la nuova formazione venga fagocitata dalla grande nebulosa comunista che emergerà dal congresso di Bologna. Anzi, accusano esplicitamente Mattioli e compagni di puntare ad un riavvicinamento con il pei. «Questa storia che noi saremmo dei fiancheggiatori del pei non ha senso», ribatte Mattioli. «E, personalmente, non sono il burattinaio di nessuno. Tra l'altro manca nel pei una vera cultura dell'ambiente. La verità è che da circa un anno i vari Tamino, Ronchi e Rutelii hanno fatto parecchia strada per venire incontro al Sole che ride eppure si vedono costretti a passare ancora sotto le forche caudine». Andrea di Robilant

Luoghi citati: Bologna, Firenze, Roma