Najib canta vittoria Il golpista avverte «Non siamo finiti»
Najib canta vittoria Il golpista avverte «Non siamo finiti» Kabul: 56 i morti negli scontri Najib canta vittoria Il golpista avverte «Non siamo finiti» KABUL. Radio Kabul ha reso noto che nei combattimenti seguiti al tentativo di colpo di Stato sono morte 56 persone e altre 200 sono rimaste ferite. Il ministero degli Interni non ha però precisato quante delle vittime fossero civili. La stessa emittente ha riferito che il generale Shah Nawaz Tanai, capo dei militari ribelli, e altri quattro esponenti del Consiglio di Difesa supremo sono stati rimossi dall'incarico per «disonestà» nei confronti della nazione». Oltre a Tanai sono stati silurati Niaz Mohjammad Momand e Mir Sahib Karwal, entrambi membri del politburo, il generale Nazar Mohammad, membro supplente dello stesso organismo, e il generale di brigata Sayed Aqa Aka, fuggito in Pakistan. La situazione a Kabul sarebbe tranquilla e anche il traffico aeroportuale sarebbe ripreso. In una dichiarazione radiofonica, il presidente Najubullah ha detto di tenere la situazione sotto controllo e che l'unità del partito di governo non è stata scossa. Il generale Tanai, il leader del tentato golpe, ha ieri inviato un messaggio alle truppe a lui fedeli, assicurando che la lotta per rovesciare il governo filosovietico di Kabul non è conclusa: «Ci siamo sollevati, e la nostra battaglia continuerà», ha detto l'ex ministro della Difesa nel suo proclama, consegnato all'agenzia di stampa dei mujaheddin a Islamabad. «Mi trovo in Afghanistan — prosegue il generale — invio questa cassetta all'estero per mezzo di un amico, affinché ve la trasmetta». Tanai, che nella sua funzione di ministro della Difesa era il più acerrimo nemico dei mujaheddin, aveva lasciato l'Afghanistan a bordo di un elicottero militare di fabbricazione sovietica insieme alla moglie e ai tré figli. Dopo essere atterrato in Pakistan, Tanai ha preso contatti con diversi leader della guerriglia, con i quali (lo riferiscono fonti dei mujaheddin e del governo pachistano) ha fatto ritorno in territorio afghano. L'espatrio e il rientro del generale avvengono mentre il governo di Najib continua a ripetere che il tentativo di golpe è stato represso. Fonti della guerriglia dicono però che si combatte in molte zone del Paese. A Peshwar, la città del Pakistan in cui i mujaheddin hanno il loro quartier generale, il capo del governo in esilio, Abdul Rasul Sayyaf, ha escluso qualsiasi possibilità di alleanza con Tanai: «Non è diverso da Najib. Come potremmo appoggiare un comunista?», ha affermato il leader del partito di unità islamica, che in passato si era schierato con Hekmatyar. Anche il presidente del governo in esilio, il moderato Sibghatullah Mojaddidi, ha respinto l'idea di un patto con il generale golpista: «Con quella gente non abbiamo niente in comune», ha detto. [Agi]
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