K2, è scattata la missione rifiuti di Maria Grazia Bruzzone
K2, è scattata la missione rifiuti L'alpinismo di massa ha lasciato sulle «Pietre nere» ogni genere di immondizia K2, è scattata la missione rifiuti Una spedizione pulirà la montagna più famosa ROMA. «Free K2», K2 libero. Libero dalle tonnellate di rifiuti lasciati dagli scalatori del neoalpinismo di massa. Dalle tende che sbattono al vento, dalle lattine, dalle scatolette vuote accumulate dietro i massi, dalle masserizie che spuntano dal ghiaccio. Libero dalle centinaia di corde bianche e colorate, di canapa, naylon, kevlar, 20 chilometri di «corde fisse» si calcola, che pendono, agganciate alle pareti di roccia più famose del mondo, quelle del Karakorum 2: «pietre nere», in dialetto turcomanno, conquistate per la prima volta nel 1954 da Compagnoni e Lacedelli, due alpinisti italiani. L'inquinamento da spazzatura che minaccia le metropoli ricche e quelle povere è arrivato fino lassù, a 8000 metri, sui ghiacciai che gli abitanti delle città continuano a immaginare incontaminati. La spedizione internazionale di salvataggio ecologico del K2 è stata voluta dal Mountain Wilderness, l'associazione ambientalista mondiale per la difesa della monta¬ gna fondata due anni fa, a conclusione di un convegno su quel tema organizzato dal Club Alpino Accademico Italiano e dalla Fondazione Sella. Partirà il 15 luglio, ma è stata presentata ieri nei saloni dell'Ismeo, l'Istituto per gli Studi del Medio e l'Estremo Oriente. Da un lato, assiepati, una gran folla di ambientalisti, studiosi, alpinisti e appassionati della montagna. Dall'altro una parata di personalità, protagonisti dell'iniziativa o comunque solidali: una Rita Levi Montalcini entusiasta, da poco membro onorario del Club Alpino («una cosa impensata per me»), l'ambasciatore del Pakistan Jamal Khan, il professor Fosco Marainie il direttore dell'Ismeo Gherardo Gnoli, gli alpinisti Chris Bonington e Kurt Diemberger. C'è anche il presidente della Fondazione Sella, Lodovico, bisnipote dello statista di Biella, Quintino Sella, nonché nipote di quel Vittorio Sella pioniere della fotografia di montagna che partecipò alla seconda spedizione del secolo sul K2: quella di Luigi Amedeo di Savoia duca degli Abruzzi nel 1909. Ardito Desio, che 43 anni dopo ha diretto la missione che per prima riuscì a raggiungere quella cima, oggi ha 90 anni ma non li dimostra. Piccolo e affilato, la giacca abbottonata sul maglione, porta gli occhiali scuri mentre parla con voce ferma. Dice: «La montagna è bella se è genuina. La prima volta che andai da quelle parti — ricorda — molti di voi non erano ancora nati. Era il 1929 e il K2 ci apparve bellissimo e maestoso, ancora intatto. Non una traccia del passaggio dell'uomo: eppure, prima della nostra, si erano già avvicendate sette spedizioni. Quel ricordo è durato tutta la vita». E Carlo Alberto Pinelli, coordinatore internazionale di Mountain Wilderness, che guiderà «Free K2», arriva a scagliarsi, non senza enfasi, «contro una forma di corruzione che rovina non solo il paesaggio, ma lo spirito e l'avventura della montagna, in ogni parte del mondo a cominciare dalle Alpi». Per il vulcanologo francese Haroun Tazieff la spazzatura rappresenta ormai, con l'inquinamento dell'aria, la minaccia numero uno per l'ambiente. I rifiuti del K2 verranno legati in balle e calati dallo «sperone Abruzzi», a 7400 metri (la spedizione non arriverà, volutamente, alla cima). Dal campo base, a 5000 metri, verranno trasportati lungo il ghiacciaio Baltoro, fino al primo villaggio dove saranno costruiti tre piccoli impianti di riciclaggio. Tra le altre iniziative lanciate da Mountain Wilderness per il 1990 c'è una manifestazione italo francese contro lo sci con l'elicottero; l'operazione Antartide, insieme a Greenpeace e quella «Amazzonia verticale» contro la deforestazione delle pendici himalayane. In Italia sono previste, manifestazini in Aspromonte, sulle Apuane e sul Lavaredo, per ottenere la chiusura della strada carrozzabile che porta al rifugio Auronzo. Maria Grazia Bruzzone
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