Cossiga chiama Martinazzoli

Cossiga chiama Martinazzoli Il generale Cordone precisa: non ho accusato i politici di stupidità Cossiga chiama Martinazzoli Preoccupato per i malumori nell'esercito ROMA. Il presidente Cossiga è preoccupato per il malumore che si diffonde nelle Forze armate e ieri ha convocato al Quirinale il ministro della Difesa Martinazzoli per avere informazioni sulle trattative in corso per il rinnovo dei contratti dei militari. L'interessamento del Presidente, che è anche comandante delle Forze annate, è venuto 24 ore dopo che il capo di stato maggiore dell'Esercito Domenico Corrione era sceso in campo per difendere lo «sciopero della fame» proclamato dagli ufficiali in alcune regioni d'Italia per ottenere un miglior trattamento economico. Il generale, che il primo aprile diventerà capo di stato maggiore della Difesa, ha spiegato ieri che aveva voluto «porre in evidenza la scarsa attenzione del Paese nei confronti dei problemi delle Forze annate, in un momento in cui la situazione internazionale può indune a considerare inutile e superato il concetto di difesa». In serata'il generale Corcione ha assicurato il ministro del Tesoro Guido Carli che non intendeva segnalare una particolare insensibilità di quel ministero, bensì criticare un atteggiamento di disinteresse nei confronti dei militari che a suo avviso serpeggia nel Paese. Paradossalmente, lo «sciopero della fame» e l'uscita del generale Corcione giungono in un momento in cui le trattative per equiparare i militari agli altri dipendenti pubblici sembrano ormai essere a buon punto. Tant'è che il Consiglio centrale di rappresentanza dei militari (Còcer) ha preso decisamente le distanze da queste proteste. «Negli episodi che si stanno registrando — ha dichiarato il Cocer in un comunicato — si toccano con mano i guasti derivanti da un'informazione inadeguata e dalla confusione che ne può scaturire». E proprio per questo il sindacato dei militari reclama «un diritto pieno all'informazione», per comunicare con l'opinione pubblica e la base. In un quadro di maggior trasparenza — assicurano al Cocer — lo «sciopero della fame» non ci sarebbe stato. O almeno non ci sarebbe stato adesso, nel momento in cui il sindacato «è impegnato in una trattativa, difficile». Né si spiega il comportamento del generale Corcione — dice il comunicato — se non con «il fine di delegittimare il ruolo contrattuale del Cocer». E ricorda come «fin dalla fase di elaborazione delle proposte si è assistito negli apparati degli stati maggiori al tentativo di scavalcare le richieste del Cocer». Ieri le trattative sono proseguite tra i funzionari della Difesa e del Tesoro per giungere rapidamente ad un accordo. I militari chiedono aumenti che vanno dalle 300 alle 500 mila lire al mese, il che porta il costo complessivo del rinnovo contrattuale a circa 1000 miliardi. Il Tesoro fa ancora qualche resistenza, ma il sottosegretario alla Difésa Stelio De Carolis assicura che «entro marzo» i militari avranno il loro contratto. Gli aumenti salariali sono soltanto una parte di un più ampio progetto di riforma. Una lettera d'intènti firmata da De Carolis con l'assenso di Martinazzoli, prevede: 1) il pieno rispetto delle 36 ore lavorative per i militari 2) una diversa formulazione dell'indennità militare affinché sia anch'essa inclusa nella pensione 3) la rivalutazione dei livelli delle Forze armate in modo da portarle in linea con gli altri settori del pubblico impiego. In questi giorni il ministro Martinazzoli è stato criticato da alcuni ambienti delle Forze armate per un presunto disinteresse verso le rivendicazioni dei militari e un'azione giudicata debole nei confronti del ministero del Tesoro. Ma ieri il Cocer è sceso in campo in sua difesa, sostenendo che «non è certo l'ora di individuare un facile capro espiatorio. L'azione del ministro della Difesa non è stata né debole né contraddittoria». Il ministro Martinazzoli è apprezzato dal Cocer soprattutto per aver riconosciuto al sindacato dei militari una «quota negoziale» nelle trattative. Andrea di Robilsnt

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