L'asse Volvo-Renault di Renzo Villare
L'asse Volvo-Renault L'asse Volvo-Renault «Alleati pei' non meno di 10 anni» GINEVRA DAL NOSTRO INVIATO Un accordo con molti vincoli — che Raymond Levy, presidente della Renault, ha definito «norme specifiche» — quello tra la casa automobilistica francese e la svedese Volvo. «Le rispettive partecipazioni — ha detto Levy — non potranno essere vendute prima di dieci anni, norme specifiche impediscono la scelta di un altro partner e, se proprio lo si volesse fare, sarebbe così costoso da sconsigliare un'operazione del genere». In una conferenza-stampa congiunta con il presidente del Gruppo Volvo, Pehr Gyllenhammar, tenutasi ieri a Ginevra in occasione del Salone in¬ ternazionale dell'auto che si apre giovedì, sono state fornite alcune precisazioni, in particolare finanziarie, sulla «alleanza tra le due Case», che è previsto divenga operativa dal '91. Gyllenhammar, considerato l'architetto dell'accordo, ha detto che è intenzione comune «accordarsi per una cooperazione su larga scala», sia a livello tecnico sia industriale nei settori dell'auto e dei veicoli pesanti, riducendo i costi «soprattutto nello sviluppo di nuovi modelli e nell'acquisto e nella produzione di componenti». L'accordo prevede che il Gruppo Volvo acquisisca il 20% della Renault con un'opzione per un altro 5% e che la Renault acquisti il 10% della società madre Volvo e il 25% della Volvo Car, l'azienda automobilistica. Entrambi i Gruppi poi prenderanno una partecipazione del 45% nel settore dei veicoli industriali dell'altro. Il risultato — hanno detto i due presidenti — sarà il primo produttore mondiale di autocarri con oltre 150 mila veicoli prodotti nel 1989 di cui 83 mila Renault e 68 mila Volvo. Le differenti percentuali tra veicoli industriali e auto (rispettivamente 45 e 45% e 25 e 25%) si giustificano per le diverse valutazioni date ai rispettivi Gruppi. Il Gruppo Volvo è stato valutato 32 miliardi di corone ( 16 per l'auto e 16 per i camion) pari a circa 6500 miliardi di lire, quello Renault 45,5 mi¬ liardi di franchi francesi (9500 miliardi di lire), di cui 34,5 per l'auto eli per i veicoli industriali. Il valore della Renault che la Volvo acquisisce è di 23 miliardi di franchi e quello che la casa svedese cede alla Renault è di 11 miliardi di franchi. «La differenza di 12 miliardi che Volvo deve a Renault — ha detto Levy — sarà utilizzata per acquistare le azioni Volvo sul mercato fino a un massimo del 10% del capitale e quello che rimarrà, stimabile tra i 7 e i 9 miliardi, sarà da noi investito per l'attività corrente dell'azienda». Sia Gyllenhammar sia Levy hanno accennato ai positivi commenti della stampa mondiale all'operazione, sottolineando in particolare le dichiarazioni di Giovanni Agnelli, presidente della Fiat, secondo cui essa «va nella giusta direzione di integrazione di quelle che sono le industrie di autocarri e di automobili in Europa». Secondo Gyllenhammar un'alleanza di questo genere per la Fiat sarebbe stata più dif¬ ficile, perché non potrebbe garantirle la maggioranza. I due presidenti sono stati estremamente chiari su un punto: sia Volvo che Renault «desiderano mantenere la loro integrità, i loro marchi e i loro sistemi di distribuzione. Inoltre le due società continueranno nella loro politica di produzione e commercializzazione dei propri prodotti. In questo modo esse manterranno la loro autonomia e rafforzeranno la competitività. Ciascuno di noi — ha sottolineato Gyllenhammar — ha i propri clienti e conosciamo bene le loro esigenze. La dittatura non funziona né nelle nazioni, né nell'industria». A questo proposito il presidente della Volvo ha detto che il «matrimonio» sarà gestito da tre Comitati congiunti, uno per le strategie, uno per l'automobile e uno per i camion. Ci saranno altri accordi del genere, magari con i giapponesi?, è stato chiesto. «Nessuno dimentica i giapponesi», ha risposto Levy. Renzo Villare
Persone citate: Giovanni Agnelli, Gyllenhammar, Pehr Gyllenhammar, Raymond Levy
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