La Fim teme una scissione di P. Cor.
La Fim teme una scissione Milano, il ribelle raccoglie firme tra i metalmeccanici Cisl La Fim teme una scissione Tiboni replica: «Calunnie» MILANO. «Bugie, calunnie, diffamazioni» risponde Pier Giorgio Tiboni, leader della FimCisl milanese, a chi lo accusa di voler fondare un nuovo sindacato. La contesa tra il ribelle dei metalmeccanici Cisl, rimosso due mesi fa dalla segreteria per un deficit di bilancio, e i vertici del suo sindacato, si è riaccesa in queste ore. Sotto accusa il documento che Tiboni e suoi uomini stanno facendo circolare tra i 15 mila iscritti, per chiedere la convocazione di un congresso straordinario. Al punto 5 si legge: «L'evoluzione in atto nel pei richiede di verificare se siano superate le ragioni che hanno portato alla nascita della Cisl». Aria di frazione? Premessa per la nascita di un nuovo sindacato che formalizzi l'opposizione degli autoconvocati alla piattaforma contrattuale proposta da Fiom, Firn e Uilm? Nei corridoi Cisl la voce, allarmata, circola con insistenza e Vito Milano, segretario regionale lombardo, scende in campo minaccioso: «Dobbiamo avvisare gli iscritti che firmare un documento del genere può avere conseguenze pericolose: attenti a non mettere in gioco l'unità del sindacato». Tiboni replica: «Questa è l'ennesima falsità che ci viene attribuita. Fondare oggi un nuovo sindacato sarebbe una sciocca scorciatoia. Noi vogliamo continuare a combattere dall'interno». Il punto incriminato, sostiene, è solo un legittimo spunto per il dibattito. Riflette: «La politica di vertice non ha funzionato e per affrontare gli Anni 90 il sindacato deve rifondarsi. Come? Seguendo l'esempio dei Verdi, creando un'ampia rete di organizzazioni locali che diano vita a una federazione nazionale». Obiettivo esplicito: ridare la parola alla base sindacale ridotta al silenzio. «Di questo voglio discutere, non di frazionismo — dice Tiboni —. Se continueremo per la solita strada, tra qualche anno il sindacato sarà una scatola vuota: tanti burocrati e niente più lavoratori». Da tempo la sua strategia è in collisione con i vertici della Cisl. Due mesi fa la sua segreteria è stata sciolta «con effetto immediato» e commissariata. Si parlò di un ammanco di 885 milioni. «E invece si tratta di un miliardo e seicento milioni», dice Vito Milano incaricato, con Salvatore Biondo, di spulciare i libri contabili. «Tiboni grida di voler difendere la democrazia. Dimentica che la democrazia è fatta di regole che vanno rispettate, comprese quelle amministrative». Tiboni risponde accusando: «La questione del bilancio è un pretesto per liquidarmi politicamente». Per questo Tiboni gioca la carta del congresso straordinario: se riuscirà a raccogliere un terzo delle firme degli iscritti, il «commissario dovrà tornarsene a casa», i delegati dovranno eleggere un nuovo direttivo e lui potrà ricandidarsi alla segreteria. «E' l'ennesima forzatura delle regole — si lamenta Milano —. Il commissariamento prevede già il congresso, ma dopo che siano stati accertati tutti i disastri amministrativi della sua gestione». [p. cor.]
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