Il pasticcio della porno-tv di Franco Giliberto

Il pasticcio della porno-tv Gli organizzatori litigano, scuse agli utenti che hanno già pagato Il pasticcio della porno-tv Debutto rinviato, forse salta l'accordo PISA DAL NOSTRO INVIATO Diventa un giallo la storia della tv a luci rosse, ovvero dell'emittente che dalla notte di mercoledì scorso avrebbe dovuto cominciare a trasmettere programmi «cochon» e non ha mandato in onda nemmeno il più piccolo porno-fotogramma. Diventa un giallo, e molto ingarbugliato, perché gli ideatori della prima pay-tv italiana hanno cominciato a rovesciarsi addosso l'un l'altro accuse di leggerezza, di incapacità tecnica, di miopia elettronica. Con il massimo candore, durante una conferenza stampa hanno persino fatto intendere che finora nessun pay-utente italiano ha ricevuto il decodificatore, quell'aggeggio da 250 mila lire necessario per vedere i tanto reclamizzati programmi hard. «Lo dicevamo noi che Maiale 5 difficilmente sarebbe andato in onda», commentano sorridendo nella redazione de «Il Vernacoliere», corrosivo mensile satirico toscano che alla pay-tv ha dedicato una pagina di irriferibili fumetti. Ma forse non saranno disposti a sorridere con altrettanta malizia quei trentamila italiani circa che avrebbero prenotato il diabolico decodificatore, anticipando 100 mila lire ciascuno (3 miliardi di incasso?) e impegnandosi a versare il saldo di altre 150 mila lire al ricevimento del pacco postale. Alfonso Cassin, presidente della porno-pay-tv, sostiene che sta già partendo una valanga di raccomandate per tutti coloro che hanno prenotato e dato l'anticipo. Le lettere saranno di questo tenore: «Egregio signore, ci scusiamo per il ritardo che hanno accumulato i programmi d'avvio delle nostre trasmissioni e per la ritardata spedizione del decodificatore. Se cortesemente lei vorrà attendere ancora 30-60 giorni, ogni problema tecnico sarà risolto. Se invece lei ritiene di dover chiedere il rimborso dell'anticipo versato, siamo a sua disposizione...». Ma se qualche pay-utente non si accontentasse delle scuse e sporgesse denuncia, avanzando magari l'ipotesi di una truffa? Anche questa domanda è stata posta l'altra sera, durante la conferenza stampa nella sede di Telemondo, a Biéntina, cittadina che dista 30 chilometri da Pisa. «Non c'è assolutamente motivo di immaginare una truffa», hanno risposto i responsabili della pay-tv, tutti d'accordo su questo punto. Il disaccordo totale fra loro, al contrario, è emerso nella interpretazione del temporaneo, o definitivo, fallimento dell'iniziativa. Il signor Cassin, uno dei titolari dell'azienda piemontese che dovrebbe fabbricare migliaia di decodificatori, ha sostenuto che sì, il maltempo dei giorni scorsi ha complicato le cose. Ma il vero problema sarebbero le insufficienti strutture di Telemondo, emittente che avrebbe dovuto irradiare il primo programma osé la notte di mercoledì. L'antenna di Telemondo sarebbe semplicemente piantata sul vicino tetto della casa di un impiegato. E altre manchevolezze tecniche locali, sempre secondo Cassin, sarebbero state alla base della mancata, prima trasmissione. Appena il presidente della pay-tv ha concluso il suo intervento, hanno afferrato il microfono due suoi soci: Roberto Artigiani e Paolo Tambini, rispettivamente direttore e amministratore delegato (ma per abituale professione sono divulgatori dei più svariati prodotti messi in vendita dalle tv commerciali). Hanno annunciato che si dimetteranno, si sono attribuiti il merito di aver imposto l'alt alla trasmissione per un semplice motivo: «Se fossimo andati in onda, qualsiasi spettatore privo di decodificatore, ma che possedesse un normale apparecchio tv, agendo sui pulsanti del contrasto e della luminosità, avrebbe potuto captare un 30-40% delle nostre immagini hard. Ve l'immaginate che cosa sarebbe successo? Il giorno dopo saremmo stati sepolti dalle denunce!». Poi le accuse si sono moltiplicate. Al presidente della pay-tv, o meglio alla sua azienda elettronica, è stato rimproverato di non aver saputo mettere a punto i decodificatori, di non averne mai fatto vedere uno a nessuno, fino a mercoledì scorso. Franco Giliberto

Persone citate: Alfonso Cassin, Cassin, Paolo Tambini, Roberto Artigiani

Luoghi citati: Pisa