Già nell'81 il Sismi sospettò Mosca di Giovanni Bianconi

Già nell'81 il Sismi sospettò Mosca Le rivelazioni dell'ex uomo del Kgb sull'attentato al Papa riaprono una vecchia pista Già nell'81 il Sismi sospettò Mosca «Un vertice del Patto di Varsavia decise l'azione» ROMA. Le rivelazioni dell'ex 007 sovietico Victor Sheymov potrebbero dare un nuovo impulso alle indagini che i magistrati romani stanno ancora conducendo sui colpi sparati in piazza San Pietro il 13 maggio 1981. Il giudice istruttore Rosario Priore è tuttora titolare di un'inchiesta sull'attentato, nell'intento di smascherare gli eventuali complici di Ali Agca, il turco che sparò a Giovanni Paolo II. L'inchiesta riguarda un gruppo di connazionali di Agca, che molto probabilmente lo aiutarono noi &uo progetto di uccidere il Papa I loro nomi, chiamati in causa dallo stesso killer durante le sue mutevoli e contraddittorie deposizioni, sono comparsi più volte nei processo sulla «pista bulgara», facendo nascere la convinzione che esistesse una più consistente «pista turca»: Sedat Sirri Kadem, Omer Ay, Arslan Samet, Mehemet Sener, Abdullah Catli, Yalcin Ozbey, Omer Mersan. Tutta gente che gravitava intorno all'organizzazione «Lupi Grigi», un movimento di estrema destra nel quale militò anche Agca. Le indagini riguardano dunque i connazionali di Agca, ma adesso potrebbero allargarsi nuovamente all'ipotesi che l'ordine di uccidere Giovanni Paolo II venisse dall'Est. Il giudice Priore e il pubblico mini- stero Antonio Marini avrebbero infatti la possibilità, come titolari di quell'inchiesta, di acquisire le dichiarazioni del maggiore Sheymov e verificarne l'attendibilità. Dal processo celebrato a Roma dalla prima Corte d'Assise, infatti, risultò l'estraneità dei bulgari imputati nel progetto per assassinare Giovanni Paolo II. Ma emerse abbastanza chiaramente che Agca non aveva e non poteva aver agito da solo: era solo il terminale di un «complotto» ordito da qualcun altro. Del coinvolgimento dell'Unione Sovietica nell'attentato di nove anni fa, in verità, ci sono tracce sia nel processo sulla «pista bulgara» sia in quello precedente contro il solo Agca, celebrato a meno di due mesi dal fatto e conclusosi con una condanna all'ergastolo. Si tratta di informazioni, peraltro molto generiche, raccolte e riferite dai servizi segreti italiani. In un'informativa del Sismi di poco succcessiva al 13 maggio 1981, si dice che la decisione di eliminare il Papa sarebbe stata presa in una riunione del Patto di Varsavia. Altre informazioni parlavano di Agca come uomo assoldato dai servizi segreti dell'Est, mentre agli atti del primo processo, oltre ai fonogrammi dei nostri 007 che riferivano della militanza del killer nei «Lupi Grigi», ce ne sono altri che parlano di una possibile regia del Kgb dietro i colpi esplosi da Agca. Ma non se ne seppe niente di più. Ai bulgari non c'era alcun riferimento. Del loro coinvolgimento parlò, solo un anno dopo, Ali Agca con il giudice istruttore Ilario Martella. Da lì nacque l'istruttoria sulla «bulgarian connection», approdata nelle assoluzioni, divenute definitive, di Serghei Antonov, Jelio Vassilev e Todor Aivazoy. L'inchiesta sui «Lupi Grigi» non ha fatto sostanziali passi avanti. Ora potrebbe di nuovo estendersi all'ipotesi fatta balenare dall'ex-agente del Kgb, secondo il quale fu l'allora capo del Kgb Andropov ad ordinare di uccidere il Papa. I giudici romani, per adesso, hanno sul tavolo solo i ritagli di giornale con questa notizia. Potrebbero però chiedere almeno il resoconto stenografico della conferenza stampa di Sheymov. Si era anche ipotizzato che il Vaticano avesse richiesto quelle carte, ma dal portavoce della Santa Sede è arrivata la stessa risposta che, da nove anni, viene ripetuta quando si parla dell'attentato a Giovanni Paolo II: «Non abbiamo nessun commento da fare al proposito». Sulle voci di un possibile coinvolgimento del Kgb nell'attentato al Papa si è espresso ieri anche Bettino Craxi. «E' certo che qualcuno la mano di questo turco deve averla armata — ha detto il segretario del psi —. Fino a oggi, però, si è indagato senza grande successo». Giovanni Bianconi 13 maggio 1981. Giovanni Paolo II subito dopo l'attentato

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