Casagrande, l'anti-Milan di Curzio Maltese

Casagrande, l'anti-Milan Al ribelle attaccante dell'Ascoli si deve l'ultima sconfìtta rossonera, quattro mesi fa Casagrande, l'anti-Milan «Ma un miracolo non si può ripetere» Walter Casagrande è l'ultimo, in Italia e nel mondò, ad aver battuto il Milan. Accadde quattro mesi fa, il 29 ottobre (10a giornata), ad Ascoli: 1-0 al 41'. Una fiondata al Golia rossoneri che non si sarebbe più rialzato, nonostante il vantaggio di giocare 11 contro 10 nel finale per l'espulsione di Cvetkovic. Da allora il Milan non ha più perso, l'Ascoli mai più vinto. Gettata la stampella contro il potente nemico, la squadra di Rozzi ha preso a zoppicare, tra pareggi e sconfitte, verso la B. «Era meglio non vincere — dice il brasiliano — Il Milan, pizzicato nell'orgoglio, cominciò a travolgere tutto. Noi ci montammo la testa e...». Gli sgarbi ai potenti si pagano. Casagrande lo sa bene. La sua è una storia singolare come può esserla quella di un calciatore che, tanto per dire, invece di chiamare la figlia Chantal o Sabrina o Deborah, aveva optato per Rosa Luxemburg, rivoluzionaria, oppure Teresa Batista, personaggio di Amado. Nacque maschio e Walter decise di chiamarlo Victor Hugo. Walter Casagrande nasce quasi 27 anni fa a San Paolo, la più inquinata e «nordica» città brasiliana. Da calciatore è un ragazzo prodigio, a 12 anni è già nelle giovanili del Corinthians, a 17 lo mandano a farsi (spaccare) le ossa nella Caldense, stato di Minais Gerais, a 18 torna alla base e s'impone subito sotto l'ala protettiva del lea- der maximo, Socrates. Dal «dottore» Casagrande prende un sacco di cose: la barba, le idee politiche di sinistra (è iscritto al Partido dos Trabalhadores, quello del grande sindacalista Lula) e l'abitudine di non farsi mai gli affari suoi, pericolosa ovunque e particolarmente in un Paese retto dai militari. Alla vigilia del Natale '82 viene fermato sotto casa da due agenti che gli rifilano in tasca un pacchetto di «maconha» (marijuana), una manganellata sulla spalla e lo portano dentro con l'accusa di. detenzione di stupefacenti. Il giudice lo assolve per mancanza di prove, ma per tre anni i tifosi di tutto il Brasile lo accolgono al simpatico grido di «drogato di m...». Nell'86, lanciato dalla nazionale brasiliana in coppia con Carec'a, Walter è al Porto. L'estate successiva approda nel campionato più bello del mondo passando dalla porta di servizio. Più o meno da allora Casagrande si domanda cosa ci faccia, lui, ad Ascoli. Ogni tanto lo fa ad alta voce e incorre nelle facili ire di Costantino Rozzi. Il passaggio dalla «democrazia corinthiana» di Socrates alla dittatura ascolana non è stata semplice. Casagrande ha rotto da tempo col presidente più televisionato d'Italia. L'anno scorso lo voleva la Samp, ma non i gemelli Vialli-Mancini che posero il veto. Mantovani non l'ha mai cancellato dalla lista: se ne riparla a giugno. Quando gli chiedi cosa ha imparato da queste stagioni italiane, Casagrande si gratta la barba socratica e comincia: «Come uomo o come calciatore?» Mah, faccia lei. «Bene, come uomo ho imparato che in Italia è meglio non impicciarsi di altro dal calcio. Socrates me l'aveva detto. E, aggiungo io, è normale. In Brasile un calciatore, per la gente povera, può essère un simbolo. Qui è soltanto uno che guadagna un sacco di soldi per tirare calci a un pallone. Personalmente, ho anche imparato ad apprezzare la vita in famiglia. Ascoli non è San Paolo». E da calciatore? «Moltissimo. Ora sono più concreto, lotto e corro di più. Però l'Italia è una lotteria per gli stranieri. Se capiti nella squadra giusta diventi un fenomeno, altrimenti sparisci nel mucchio. Neppure Zico, che valeva Platini e Maradona, poteva vincere a Udine. Nel mio piccolo, non è facile trovare nuovi stimoli nell'Ascoli». Per questo Rozzi la critica... «Rozzi deve capire che un attaccante può sbagliare. Sbagliano anche i presideriti. Lui, per esempio, l'estate scorsa. Questa è una squadra da retrocessione. Se ci salviamo è un miracolo, come lo è stato battere il Milan che ha un gioco stellare. Ma un miracolo non si può ripetere». Chiaro, no? Curzio Maltese Walter Casagrande, 27 anni ad aprile