«E' tutta una cagnara» di Roberto Ippolito
«E' tutta una cagnara» «E' tutta una cagnara» Nella partita scende in campo anche il segretario de Forlani ROMA. E' stato zitto per mesi. Ora Arnaldo Forlani, segretario della de, svela che non sopporta proprio il presidente della Montedison, Raul Gardini, le sue proposte, perfino il carattere. Per dirlo, usa frasi a effetto: «Qua è tutta una cagnara. Enimont, Berlusconi, De Benedetti, Gardini». E, rivolto ai giornalisti, aggiunge: «Su Enimont non mi avete chiesto niente, eppure questo per andarsene vuole 10 mila miliardi, vi pare niente?». Forlani ha confessato la sua irritazione dopo aver registrato il programma «Italia domanda» di Canale 5. Lo sfogo ha movimentato la vigilia dell'ennesima giornata della verità nella breve e travagliata vita dell'Enimont. Ci si è chiesto se la dichiarazione di Forlani può pesare sullo svolgimento dell'assemblea della società, convocata per oggi, che deve chiarire se la Montedison intende mettere in minoranza l'Eni o se è pronta al dialogo. Si ascoltano ipotesi opposte: Forlani fa quadrato con Giulio Andreotti per arginare Gardini o lo contesta? La chiarezza non ha mai amato l'Enimont. Ieri, dal govèrno non sono arrivate indicazioni ufficiali, dopo le dichiarazioni di disponibilità a discutere le proposte Montedison. Ma fonti autorevoli riferiscono che è previsto per questa mattina un segnale di apertura da Gardini. E' considerato la premessa per, rivedere i rapporti fra i soci, attivando i meccanismi del contratto Eni-Montedison (che hanno il 40% a testa, mentre gli azionisti minori hanno il 20%). Il progetto di Gardini per il maxi aumento di capitale si allontana però dalle procedure fissate, mentre il governo insiste affinché siano rispettate le clausole del contratto che consentono alla Montedison di apportare aziende e all'Eni di decidere se diventare, maggioranza o minoranza. Su queste basi, si osserva, è necessario negoziare «per forza». I patti in vigore (e chi li ha realizzati) stanno ricevendo molte critiche. «Devo dire — osserva Forlani — che Gardini aveva posto il problema degli sgravi fiscali come "condicio sine qua non". Quell'accordo, però, non fu fatto in modo meditato poiché la ripartizione 40%, 40%, 20% sul mercato implicava che qualcuno potesse intervenire». Per il segretario de, «nel matrimonio non è stato valutato il carattere dei contraenti». I patti sono nel mirino anche del pei che vuole un'inchiesta della Camera per verificare se garantiscono la parte pubblica. Una nota dei dirigenti dell'Eni denuncia invece «pericolosi sintomi» di una «privatizzazione realizzata con i soldi pubblici». Tra dubbi e inquietudini, l'ente tenta di risolvere il caso Enimont. La pausa di riflessione in vista dell'appuntamento di oggi ha consentito al presidente Gabriele Cagliari di dedicarsi ad altri problemi del gruppo: ha avuto incontri di carattere internazionale per il petrolio, ha parlato con responsabili di settore, ha ricevuto consiglieri di amministrazione di società (fra cui la Segisa, editrice del Giorno, e da essi ha appreso che i conti di inizio anno sono buoni). II clima però resta invelenito. C'è chi assicura che Carlo Fracanzani, ministro delle Partecipazioni Statali, è infuriato perché Cagliari avrebbe cenato giovedì con Gardini, ma si apprende che quella sera ha mangiato in aereo. C'è chi parla di una burrascosa telefonata tra Fracanzani e il presidente dell'Eni, ma nessuno l'ammette. C'è chi garantisce che il governo critica Cagliari, mentre dal governo filtrano apprezzamenti. Roberto Ippolito
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