America e Giappone all'ultimo round

America e Giappone all'ultimo round Bush e Kaifu aprono il confronto per evitare la guerra commerciale tra i due grandi dell'economia America e Giappone all'ultimo round «Intollerabile» il deficit Usa (50 miliardi di dollari) Washington è pronta à innalzare barriere doganali WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Una raffica di notizie e di annunci ha preceduto l'arrivo di Kaifu, leader del gigante economico giapponese, in California. Dal Giappone si segnala una frenata delle partite correnti, per la prima volta in deficit da quattro anni. Negli Usa, intanto, il superindice dell'economia segna il passo ( + 0,6%), a dimostrazione che l'economia americana non è in fase di espansione. Da Tokyo, stavolta, giungono segnali drammatici dalla Borsa e, soprattutto, dalla quotazione dello yen; il dollaro, invece, riprende fiato e Wall Street, grazie alla vigilanza della Fed, resiste. Infine, il preliminare d'intesa sui supercomputers. In termini economici è poca cosa . (e le società Usa già si lamentano) ma è il segnale che le due parti non vogliono far fallire questo inedito e importante vertice, deciso in tutta fretta (Kaifu arriva a Palm Springs subito dopo il discorso di investitura in Parlamento) per affrontare il nodo del deficit dei commerci di Washington. Si tratta di trasformare il pericolo pubblico numero 1 (sia a Tokyo che negli Usa cresce il rancore verso l'alleato d'oltreoceano) nell'amico più importante. Zbigniew Brzezinski, ora consulente di Bush (prima lo fu di Carter), ha lanciato nei giorni scorsi l'idea di un «Amerippon Pact». E ha suggerito inoltre «il coordinamento delle decisioni economiche internazional e intese tra le grandi società dei due Paesi». E' un'idea che piace molto al segretario di Stato Baker. Ma nel presentare l'incontro tra Bush e Kaifu, il dipartimento di Stato ha sottolineato l'attuale realtà: «Noi abbiamo con Tokyo un deficit annuo degli scambi di 50 miliardi di dollari: prima che possiamo parlare di progetti comuni, dobbiamo azzerarlo». E l'agenda è nutrita: Washington accusa Tokyo di concorrenza sleale nei satèlliti, nei supercomputers (ove si profila l'intesa), nei prodotti forestali e, in genere, verso l'import. E su tutto c'è il malumore per la campagna di acquisizioni negli Usa e per il successo delle fabbriche americane «made in Japan». Bush ha convocato il vertice su pressione del Congresso, ormai furente perché il premier giapponese non ha mantenuto la parola di aprire il proprio mercato subito dopo le elezioni. Il Presidente ha due validi motivi per fare il muso duro a Kaifu. Il primo è che l'impostazione dei negoziati sui commerci vanamente in corso tra Tokyo e 'Washington da alcuni mesi è| stata una sua scelta personale: anziché discutere settore peri settore, Bush ha preferito varare la Sii o Structural Impediment Iniziative, cioè l'iniziativa per la rimozione dei gravi impedimenti strutturali oppo-; sti dal Giappone all'importazione dei prodotti americani. Il secondo è che il Congresso ha appena posto scadenze ferree alle trattative. Il senatore democratico Bentsen, ex candidato alla vicepresidenza, accusa Tokyo che «rifiuta di acquistare satelliti! artificiali,, altre attrezzature per le telecomunicazióni, prodotti forestali, generi alimentari e via di seguito, che ci consentirebbero di ridurre il disavanzo commerciale». I giapponesi sono accusati di voler cor- rompere il mondo politico e quello degli affari con consulenze lautamente pagate. Bentsen ha indicato le seguenti scadenze. Entro il 31 marzo prossimo il negoziatore dei commerci internazionali, la signora Hills, dovrà stabilire se il Giappone discrimina o no ingiustamente contro il Made in Usa ed entro il 30 aprile il Presidente dovrà prendere provvedimenti. Infine, se non ci saranno accordi, il 16 giugno scatterà l'articolo 301 della legge sui commerci con il blocco parziale dell'export verso gli Usa. Il Congresso prepara inoltre alcune misure specifiche contro il «lobbying» giapponese. La penetrazione di Tokyo nelle strutture di potere americane è incredibile: destando enorme scalpore, il Wall Street Journal ha svelato che lavorano per ditte nipponiche persino il marito e la figlia della signora Hills. Il senatore repubblicano Heinz ha perciò preparato un progetto legge in base al quale devono registrarsi come «rappresentanti stranieri» tutti gli americani che si adoprano in qualsiasi maniera per aziende nipponiche, anche se esse hanno sede negli Stati Uniti. Ennio Caretta e allultimo round SCENDE IL SURPLUS COMMERCIALE DEL GIAPPONE IN MILIARDI DI DOLLARI 6EN SET 0TT NOV DIC GEN 1989 '89 '89 '89 '89 1990 p"—^MiJi.i NAZIONALI GIAPPONESI NEL RESTO DEL MONDO NEGLI STATI UNITI FONTE: MINISTERO DELLE FINANZE DEL GIAPPONE 1971 1976