E' «guerra» tra Serbia e Slovenia

E' «guerra» tra Serbia e Slovenia JUGOSLAVIA Belgrado boicotta i prodotti di Lubiana, che sospende gli aiuti per il Kosovo E' «guerra» tra Serbia e Slovenia Il governo centrale: «Interrompere i pagamenti al Fondo federale è anticostituzionale» Destituito l'ispettore capo che doveva controllare le aziende responsabili del blocco economico ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Il governo jugoslavo ha destituito dalla carica l'Ispettore capo federale del Mercato, responsabile di non aver attuato le misure che riguardano la rottura commerciale tra Serbia e Slovenia. La rimozione dell'alto funzionario è l'ultimo episodio della guerra economica iniziata tre mesi fa tra le due Repubbliche jugoslave, in seguito alla decisione presa dalla Serbia di boicottare le società commerciali slovene. Dopo il divieto sloveno al grande raduno di serbi e montenegrini che doveva tenersi il 10 dicembre scorso a Lubiana, la Serbia, per ritorsione, aveva deciso d'interrompere ogni attività commerciale con la Slovenia. Nel giro di pochi giorni più di 400 aziende serbe hanno tagliato i rapporti con i partner sloveni: sono stati bloccati i pagamenti in corso ed è stata rimandata indietro la merce proveniente dalla più sviluppata delle Repubbliche jugoslave. Quello che già si tro¬ vava nei negozi della Serbia è stato boicottato dai compratori stessi, proriti a difendere in tutti i modi la politica nazionale del leader Slobodan Milosevic. La Serbia, che deve circa 180 milioni di dollari alla Slovenia, ha smesso di adempiere agli obblighi dei contratti precedentemente firmati, inferendo un grave colpo all'economia slovena. Nel tentativo di mediare, il premier jugoslavo Ante Markovic ha convocato a Belgrado i capi di governo delle due Repubbliche. In un primo momento sembrava che fosse stata raggiunta un'intesa, ma a poche settimane dall'incontro, non è cambiato nulla. Dopo aver inutilmente aspettato la ripresa dei rapporti commerciali, insoddisfatto dal ruolo giocato dagli organi federali, la settimana scorsa il Parlamento sloveno decideva a sua volta di prendere delle contromisure economiche nei confronti della Serbia. I rappresentanti di Lubiana hanno votato la sospensione di una parte dei pagamenti al Fondo della Fede¬ razione per le Repubbliche sottosviluppate ed il Kosovo. Il Fondo, una specie di Cassa del Mezzogiorno, è costituito dai mezzi versati dalle Repubbliche economicamente più stabili per lo sviluppo delle regioni più arretrate del Paese. La Slovenia continuerà a pagare le quote per la Bosnia, il Montenegro é la Macedonia, ma si rifiuta di pagare il 47,1% destinato al Kosovo, perché la Regione autonoma è parte integrante della Repubblica serba. In sostanza, gli sloveni non vogliono più finanziare lo sviluppo delle regioni arretrate della Serbia. Nel corso dell'assemblea del Fondo della Federazione, tenutasi due giorni fa a Zagabria, non è stato adottato il programma finanziario per il 1990 perché i rappresentanti sloveni hanno riconfermato la loro intenzione di non pagare la parte destinata alla Serbia. La reazione del governo federale non si è fatta attendere. Il non adempimento agli obblighi verso il Fondo è stato giudicato anticostituzionale, perché l'i¬ stituzione del Fondo stesso è regolata dalla legge. Il ministero federale per il Commercio e l'Ispettorato federale del Mercato sono stati incaricati di far rispettare le misure precedentemente adottate dal governo. Se non dovessero essere effettuati i versamenti al Fondo, il governo minaccia nuove sanzioni verso gli organi federali. Intanto è stato destituito l'Ispettore capo federale del Mercato al quale il governo aveva affidato il compito di controllare quali aziende serbe avevano attuato il blòcco economico nei confronti della Slovenia. Dalla Slovenia è partita nel frattempo un'altra iniziativa che provocherà nuove scosse sulla scena politica jugoslava. Quasi contemporaneamente alla decisione di Lubiana di sospendere i finanziamenti alla Serbia, in seno alla Commissione costituzionale slovena è iniziata la discussione sulla questione dell'indipendenza economica di questa Repubblica. Ingrid Badurina

Persone citate: Ante Markovic, Ingrid Badurina, Slobodan Milosevic