Carli si schiera al fianco di Ciampi di Stefano Lepri

Carli si schiera al fianco di Ciampi Il ministro replica all'atto d'accusa di Cirino Pomicino sulla gestione dell'istituto Carli si schiera al fianco di Ciampi «Il Tesoro difenderà l'autonomia di Bankitalia» ROMA. «Il Tesoro difende l'autonomia della Banca d'Italia e ne condivide senza riserve la politica monetaria». Il ministro del Tesoro Guido Carli, ieri mattina, si è espresso con la massima chiarezza, per non lasciare nemmeno l'ombra di un dubbio. Con mia dichiarazione secca e precisa si è schierato a fianco del governatore della Banca d'Italia Carlo Azeglio Ciampi, che il ministro del Bilancio Paolo Cirino Pomicino aveva criticato. Cirino Pomicino, a distanza di 24 ore, sminuisce e nega che vi siano «contrasti di fondo». Ma ormai è chiaro che il governo non potrà rinviare la discussione sul problema vero sollevato da Ciampi con il suo monito: come intervenire, e presto, per tappare le falle che si stanno aprendo nei conti dello Stato. Carli promette rigore, mentre Cirino Pomicino annuncia che non ci sarà una «stangata» fiscale. Sui rapporti con la Banca d'Italia, Carli ha voluto segnare il confine una vòlta per tutte: chi volesse asservirla al governo (imponendole di stampare più moneta per superare difficoltà politiche) andrebbe contro l'Europa. «Il sistema europeo di banche centrali verso il quale tendiamo — ricorda il ministro del Tesoro — presuppone l'autonomia delle stesse banche centrali» dai governi. Cirino Pomicino, correggendo il tiro rispetto all'atto d'ac- cusa del giorno precedente, afferma che «non c'è nessuna polemica con la Banca d'Italia». Non c'è nemmeno «un contrasto di fondo», c'è forse un diverso punto di vista: «Con una spesa per interessi sul debito pubblico che tocca i 120 mila miliardi, e che è legata alla gestione della politica monetaria, la politica monetaria e la politica di bilancio devono marciare a stretto contatto». Se di divergenza di punti di vista si tratta, ribatte con ironia Nino Andreatta, presidente della commissione Bilancio del Senato, non era opportuno «usare i giornali», perché si rischia l'effetto opposto: invece di ottenere uria maggiore «collaborazione» della Banca d'Italia per il ribasso dei tassi di interesse, si alimenterà la sfiducia dei mercati e «un tasso di interesse più elevato». Intanto, al ministro del Bilancio — e fedelissimo del presidente del Consiglio Giulio Andreotti — hanno rivolto un attacco di eccezionale durezza i repubblicani: «Se per sopperire alla mancanza di determinazione politica» nel riequilibrare i conti dello Stato «si intendesse mettere in riga la Banca d'Ita¬ lia, si sappia che su questa strada non si avrà il consenso del pri né ora né mai». Il pri (come già, dall'opposizione, i comunisti) chiede al governo di far sapere al Parlamento se ritiene ancora raggiungibili gli obiettivi di finanza pubblica per il '90, e come. Gli «interventi correttivi» su spese e entrate non possono essere tenuti sotto silenzio fino alle elezioni del 6 maggio. E, di fatto, i ministri ieri hanno cominciato a parlarne. Carli esprime fiducia: «I consensi che il monito del governatore ha incontrato in Parlamen¬ to stimolano i ministri finanziari a perseverare nella politica di rigore che concordemente perseguono». Ma Cirino Pomicino si è affrettato a precisare che in giugno «non ci sarà nessuna stangata fiscale»: la manovra correttiva consisterà in tagli e rinvìi di spese. Il ministro del Bilancio stima in circa 6 mila miliardi lo sfondamento di spesa rispetto agli obiettivi della legge finanziaria '90, tra interessi sul debito, contratti del pubblico impiego, Inps (le indiscrezioni trapelate finora parlavano di circa il doppio, 12 mila miliardi di cui 6500 solo di interessi, 1000-1500 per il rinnovo dei contratti nel pubblico impiego, 1500 per l'Inps). Progetta di recuperarli con aumenti di tariffe, taglio di spese per investimento, «manovre di Tesoreria». Le privatizzazioni da decidere «non potranno coprire le esigenze di bilancio, ma potranno concorrervi». Resta fuori dal discorso la Sanità, dove pure lo sfondamento dei limiti di spesa è previsto dal ministro Francesco De Lorenzo, anche per il ritardo della legge sul riordino delle Usi e delle camere a pagamento negli ospedali; resta fuori anche il timore di un buco di 5 mila miliardi nelle entrate fiscali, che fu espresso un mese fa dal ministro delle Finanze Rino Formica, ma che Cirino Pomicino non condivide. Stefano Lepri

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