Berlusconi ora frena sulla Mondadori di Valeria Sacchi
Berlusconi ora frena sulla Mondadori EDITORIA Il presidente Fininvest, a Madrid per Telecinco, parla dell'incontro con Scalfari e Caracciolo Berlusconi ora frena sulla Mondadori «Per Repubblica soltanto ipotesi, non soluzioni concrete» MADRID DAL NOSTRO INVIATO Silvio Berlusconi è arrivato a Madrid per il battesimo di Telecinco, il network commerciale che controlla grazie all'alleanza con la Once, la potentissima organizzazione spagnola dei ciechi, e con il suo presidente, Miguel Duràn. E' l'avvio concrèto del «programma Spagna» che Berlusconi insegue da cinque anni e nel quale è pronto a investire miliardi. Tutto preso dall'evento, non vuole parlare di Mondadori e di Repubblica. «E' una data importante per il nostro gruppo. In Telecinco siamo non solo soci operativi, ma anche fornitori di servizi, curiamo la produzione di programmi, forniamo fiction. Abbiamo messo a punto le attrezzature in 28 giorni. Un record». Il patto con Duràn ha sancito la sconfitta dell'altro potente azionista di Telecinco, il grup¬ po Anaya, con il quale un accordo è alle porte: Anaya e Angel Medrano (il 35% insieme), cederanno la partecipazione; in cambio Mondadori uscirà dal progetto del nuovo quotidiano El Sol in cui possiede il 20% e dove Anaya è in maggioranza. E Mondadori? E rincontro di giovedì con Carlo Caracciolo e Eugenio Scalfari? Berlusconi cerca di scantonare: «Non ho cose nuove da rilevare. Non è intervenuto nulla». E' vero che ci sono proposte Fininvest? «A dir la verità abbiamo parlato di ipotesi, non sono ancora soluzioni concrete. E' un cammino non facile, e non immediato. E poi ieri (giovedì, ndr) mancava una presenza importante, il gruppo Cir». Ma Caracciolo non parlava anche a nome della Cir? «Non mi è parso proprio. Mi è sembrato che parlasse a nome proprio». E allora? Berlusconi si corregge: «Diciamo che c'è una manifestazione di volontà positiva da parte di tutti. E quindi vale la pena di andare a vedere le varie posizioni più da vicino». L'ipotesi avanzata da Mediobanca è salomonica: Mondadori e le sue attività tradizionali a Fininvest, La Repubblica, i quotidiani locali e (forse) L'Espresso in una nuova società da portare sul mercato, nella quale Cir farebbe maggioranza con Caracciolo e Scalfari. Qualcuno chiede sé l'appuntamento con Caracciolo e Scalfari non sia da mettere in relazione con il passo avanti compiuto dalla legge Mammì, se non sia questa legge a preoccuparlo. Dice Berlusconi: «Le due cose non c'entrano. Certamente, noi speriamo che l'aula esprima maggiore comprensione e lungimiranza di quanto non è stato espresso finora dal progetto di legge». E si riallaccia al discorso sugli investimenti in Francia e Spagna che non producono ancora utili e che bisogna finanziare con le attività italiane. «Noi guadagniamo in Italia. Ma se non facciamo fieno in cascina, non possiamo affrontare i mercati esteri, né difenderci in Italia da assalti stranieri». Sul fronte italiano, parole di prudenza sulla vertenza Mondadori -Repubblica vengono anche da fonti Cir. De Benedetti ritiene di avere'ancora buone carte. A fine marzo c'è l'assemblea straordinaria con le proposte di aumento di capitale, un terreno di scontro allettante. E c'è l'arbitrato sul contratto Formenton-Cir: ieri il presidente della corte di Cassazione, Antonio Brancaccio, ha completato il collegio arbitrale (Natalino Irti per Formenton, Pietro Rescigno per Cir) nominando il presidente: Carlo Maria Pratis, già procuratore generale della corte di Cassazione. Valeria Sacchi
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