AFRICANI ASSIMILATI O SEPARATI di Luciano Gallino

AFRICANI ASSIMILATI O SEPARATI NELLE NOSTRE OTTA' AFRICANI ASSIMILATI O SEPARATI CON la conversione in legge del decreto sugli immigrati è stato compiuto un primo passo sulla via di una politica delle immigrazioni. E' un passo corto e zoppicante, poiché non consente ancora di esercitare un controllo efficace sui flussi immigratori, quale che sia l'intensità che si giudica ùtile all'economia e alla sicurezza del Paese. Sarà interessante, ad esempio, vedere le forze di polizia e i magistrati alle prese con gli immigrati di quattro e cinque continenti che chiederanno ospitalità come rifugiati politici, senza che sussista alcuna reale possibilità di verificare la loro pretesa. Ma una legge che vuole sostituirsi ad uno stato di caos va comunque accolta con favore, rispettata e fatta rispettare; in attesa di vederla, tra qualche tempo, alla prova dei suoi effetti concreti. Poiché d'un primo passo si tratta, occorre fin d'ora cercar di capire cosa potrà succedere dopo, in presenza di sintomi di tensione sociale tra i residenti e gli immigrati di altri gruppi etnici che si vanno moltiplicando nelle città italiane, come le cronache mostrano ormai quasi ogni giorno. Quel che succederà dipende in gran misura da una decisione di fondo in tema di politica sull'immigrazione: se promuovere l'assimilazione sociale e culturale dei singoli immigrati, oppure favorire la formazione di gruppi etnici separati per insediamento, scuole, luoghi di culto, servizi d'assistenza, eventualmente anche per tipo di lavoro, assicurando ai membri di tali gruppi uguali diritti e pari opportunità nell'accesso alle risorse collettive. Da questo punto di vista è chiaramente percepibile, nel Paese, una sorta di schizofrenia. Ad onta delle sue incertezze, il governo sembra orientato verso l'ipotesi dell'assimilazione individuale. In questo senso vanno non solo il decreto appena approvato, ma anche il disegno di lègge che si sta preparando sulKaccesso all'istruzione ed ai servizi sanitari, sul collocamento e la formazione professionale degli immigrati. Per contro, i gruppi sociali che si adoperano più attivamente per migliorare le condizioni di vita degli immigrati, vicini in genere a posizioni terzomondiste, appaiono più favorevoli a un riconoscimento compiuto della loro alterità etnica, al fondo del quale non può che esservi una posizione di uguale dignità, ma anche di separatezza fisica e culturale. In mezzo oscillano gli enti locali, pressati come sono dai problemi spiccioli di inserimento individuale degli immigrati, la cui soluzione induce a puntare sull'assimilazione, e dalle richieste di costruire quartieri, scuole e luoghi di culto riservati, che porta invece nella direzione opposta. Ai fini di una politica di assimilazione, oppure di separarezza, una variabile imporrante sarà l'atteggiamento degli immigrati. La storia recente delle immigrazioni europee indica che dopo alcuni decenni in cui pareva che la massima aspirazione di un immigrato extra-comunitario fosse quella di diventare al più presto simile in tutto e per tutto ai cittadini del Paese ospitante, da qualche anno la tendenza si è invertirla. Le maggiori pressioni provengono ora dai gruppi che vogliono riconosciuto nei fatti, con l'allocazione di risorse e con le leggi, il loro diritto di vivere secondo Luciano Gallino CONTINUA A PAGINA 2 PRIMA COLONNA