«Il Cremlino ordinò: uccidete il Papa»

«Il Cremlino ordinò: uccidete il Papa» «I bulgari e Agca erano semplici esecutori». Mosca smentisce: un siluro contro il disgelo Urss-Santa Sede «Il Cremlino ordinò: uccidete il Papa» Maggiore del Kgbfuggito negli Usa: «Avvertala Cia delpericolo» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Sono più che sicuro che al centro dell'attentato del maggio '81 contro il Papa ci fosse il Kgb... Sono assolutamente certo che il Kgb si preparava ad uccidere Giovanni Paolo II... E gli assassini politici possono essere autorizzati solo dal segretario generale del pcus che allora era Breznev». Con questa frase bomba, pronunciata ieri in una conferenza stampa, una ex spia sovietica ha accusato il Cremlino del complotto di nove anni fa per assassinare Giovanni Paolo II. La ex spia è Victor Seymov di 44 anni, un maggiore del Kgb rifugiatosi negli Stati Uniti nel maggio dell'80. Secondo Seymov, l'ufficiale che controllava i codici e i messaggi dello spionaggio russi, i servizi segreti bulgari e Agca furono il braccio dell'Urss nel piano per eliminare il Pontefice: «Non è un mistero — ha dichiarato l'ex maggiore — che il Kgb si servisse spes¬ so della Bulgaria per operazioni discutibili». In risposta ad alcune nostre domande, Seymov ha spiegato che «il Segretario generale del pcus interviene in tutte le questioni più gravi», e ha fatto un esempio: «Senza dubbio, fu su suo ordine che il Jumbo sudcoreano venne abbattuto nell'83 nei cieli della Siberia». Questioni del genere vengono discusse dal Politburo? E' possibile cioè che Gorbaciov, che entrò a farne parte nel '79, fosse al corrente del complotto contro il Papa, se davvero ebbe luogo? «Posso solo indovinare» ci ha risposto Seymov. «Di solito, un problema di questa portata viene dibattuto dai membri del Politburo». Immediata la replica sovietica: una nota dell'agenzia Novosti a Roma ha ricordato che «certe voci riaffiorano, in sospetta coincidenza, in tutte le occasioni in cui si manifesta il miglioramento dei rapporti tra Urss e Santa Sede». Seymov, biondo, di media statura, con gli occhiali, elegante in un abito grigio, non ha addotto prove concrete delle sue affermazioni, solo indizi. Ma sul Washington Post, che lo ha intervistato in anteprima, un consigliere di Bush lo ha definito «un uomo che ha dato un importante contributo alla nostra sicurezza». Victor Seymov oggi è un politologo che scrive per il Washington Post e altri giornali americani sotto lo pseudonimo di Victor Orlov. Freddo e pacato, l'ex maggiore ha affermato che apprese del complotto contro il Papa nel '79, mentre si trovava in visita in Polonia presso il comandante della sezione locale del Kgb. «Entrò nella stanza il colonnello Soloyev. Era agitato, aveva in mano un telegramma urgente di Mosca. Il telegramma diceva: "Procuratevi tutte le informazioni possibili su come avvicinare fisicamente il Papa". Sapevamo bene che cosa significasse quell'espressione: assassinarlo. Il Kgb usa eufemismi. Il generale protestò: "Se facciamo una cosa del genere, dovremo assassinare anche tutti i polacchi o scappare da qui". Il" telegramma era firmato da Andropov, il capo del Kgb, e ordinava di usare solo il materiale sul Papa già in nostro possesso, di non cercarne altro al di fuori». Non era la prima volta che Andropov s'interessava di Giovanni Paolo II: in precedenza si era lamentato che il Kgb «avesse permesso l'elezione a Pontefice di un cittadino di una nazione comunista». L'anno successivo, subito dopo la sua defezione, l'ex spia sovietica avvertì la Cia del complotto contro il Papa, che Mosca giudicava un destabilizzatore pericoloso dell'Est europeo. «Non seppi fornir indicazioni né sulle possibili date né sulle possibili località dell'attentato. Non so che cosa fece la Cia, se mise in allarme il Vaticano, se prese provvedimenti. So che il Kgb non commette in prima persona assassinii, ma ricorre o a una sezione speciale che non fa parte delle sue normali strutture, o a terzi, in genere persone che sembrano avere motivi plausibili per uccidere senza istigazione. So anche che non usa mai il termine omicidio, e indica le sue vittime in codice, ma ho dimenticato il codice del Papa». E' certo della pista bulgara? «La considero la più probabile, anche se il Kgb avrebbe potuto servirsi di altri». Cosa pensò quando Agca sparò al Pontefice? «Ecco, il Kgb ha realizzato il suo piano». Ma Andropov non fu il padrino della perestrojka, il protettore di Gorbaciov? «Sì, ma fu anche uno dei più stretti collaboratori di Breznev, dirigeva il Kgb. E l'attentato non ha nulla a che vedere con la perestrojka». Non teme che cerchino di uccidere anche lei? «E' concepibile». Ennio Caretta