La «laurea breve» piace a dc e pci di Liliana Madeo

La «laurea breve» piace a dc e pci La «laurea breve» piace a dc e pci Sì al diploma che si ottiene dopo due-tre anni di studi ROMA. La commissione Istruzione della Camera — discutendo in sede legislativa sulla riforma dell'ordinamento degli studi universitari — ha introdotto in Italia il Diploma T^niversitario (diploma che si ottiene dopo un corso di studi non inferiore ai due anni e non superiore ai tre), un titolo che da anni esiste in altri Paesi, dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, dalla Germania alla Francia, e significa figure professionali nuove, duttili, specializzate in specifici settori. E' una grande novità. Frutto di una serrata battaglia, a colpi di emendamenti e discussioni, con non piccole vittorie raggiunte dall'opposizione comunista nell'aula della commissione. La «laurea breve» riguarda tutte le facoltà. E' prevedibile che troverà una risposta maggiore nei settori dove più alta è la richiesta di nuove professionalità: nella medicina sociale, nei settori della tecnica e dell'informatica, della tutela am¬ bientale e del marketing, del terziario avanzato e delle consulenze finanziarie. Per alcune facoltà gli sbocchi concreti potrebbero risultare più problematici. Lo anticipa il comunista Edoardo Vesentini, ministroombra dell'Università. Che dice: «Ora dobbiamo fare uno sforzo per impedire che questa si trasformi in una laurea di serie B e per individuare un rapporto chiaro fra il nuovo titolo di studio e l'accesso al mondo del lavoro». Ma sottolinea: «E' stato un passo importante». L'articolo 2 della nuova legge prevede un corso di studi abbreviato in grado di assicurare una professionalità subito utilizzabile. I nuovi diplomati possono proseguire gli studi senza azzerare il curriculum già percorso. Spetterà alle facoltà decidere, in base alle caratteristiche delle diverse discipline, se riconoscere integralmente o solo in parte le materie studiate. Una proposta del deputato verde Mattioli, non ancora discus¬ sa, subordina l'attivazione dei diplomi ad indagini preliminari a livello nazionale e locale, per valutare la consistenza della richiesta di nuove figure professionali ed evitare il rischio di una moltiplicazione inutile dei corsi di diploma. Accogliendo un emendamento presentato dalle opposizioni di sinistra, è stata soppressa la parte dell'articolo che — incuneandosi nel dissenso sollevato dalla «pantera» — prevedeva convenzioni fra Università e istituzioni pubbliche e private. L'approvazione dell'articolo — ma l'intero provvedimento deve poi essere votato — solleva consensi e polemiche. Dp protesta e denuncia: «La Camera ha approvato l'istituzione della laurea di serie B (alias diploma universitario) voluta da Ruberti. Passa così uno dei pezzi peggiori del disegno controriformista e selettivo del governo. E' infatti ben chiaro quali saranno gli studenti costretti a scegliere il diploma ed è altret¬ tanto chiaro che, in mancanza di un forte potenziamento delle strutture e del numero dei docenti, l'istituzione di nuovi corsi comporterà un generale degrado della didattica». Dopo ore e ore di riunione nell'aula della commissione sono rimasti in tre, «un gruppo ristretto», a lavorare. Il relatore Giancarlo Tesini, democristiano, replica alle critiche: «In Italia su dieci studenti che si iscrivono all'Università, solo tre si laureano. E' una mortalità che non esiste in nessun Paese europeo. Ovviare a questo male è un obiettivo primario. Poi occorre prepararsi alla scadenza del '93, che incombe: a partire da quella data ci sarà la libera circolazione delle persone, la possibilità di trovare sbocchi professionali in altri Paesi. Ma la Comunità Europea ha da tempo richiesto l'equipollenza dei titoli. Soprattutto per quanto riguarda i tecnici, come geometri e ragionieri, la preparazione richiesta è di tipo supe¬ riore a quella che noi forniamo coi nostri diplomi». Sintetizza: «L'introduzione di un titolo di studio più breve della laurea risponde a un'esigenza obiettiva e a un'esigenza della Comunità, non è una laurea di serie B ma un livello di preparazione più rispondente alle offerte del mercato del lavoro, dissipa la preoccupazione degli studenti secondo i quali gli studi universitari, una volta intrapresi ma non conclusi, non configurino un corso completo». Gli fa eco l'on. Bianca Gelli, comunista: «Non è vero che il diploma universitario non permette di continuare a studiare, di puntare al diploma di laurea e poi al diploma di specializzazione. Una volta concluso il corso più breve, lo studente può decidere se continuare o no, se uscire dall'Università o, partendo dal riconoscimento degli esami già dati, proseguire». Liliana Madeo

Persone citate: Edoardo Vesentini, Gelli, Giancarlo Tesini, Mattioli, Ruberti

Luoghi citati: Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Roma, Stati Uniti