«Anche Kaifu prese soldi dalla Recruit»

«Anche Kaifu prese soldi dalla Recruit» GIAPPONE Dopo il voto i vecchi boss liberaldemocratici cercano di riprendere il controllo del partito «Anche Kaifu prese soldi dalla Recruit» Gli esclusi per corruzione attaccano il capo del governo TOKYO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Dopo aver resistito ai baroni del partito rifiutandosi di imbarcare nel suo nuovo governo personaggi coinvolti in scandali finanziari, il premier Kaifu è adesso al centro di rivelazioni secondo le quali avrebbe egli stesso ricevuto fondi neri dalla Recruit. Vere o false che siano, le accuse sono chiaramente una vendetta proveniente dall'interno del suo stesso partito. Secondo la rivista Shukan Bunshun, vicina alla corrente di Nakasone, Kaifu avrebbe complessivamente ricevuto dalla Recruit circa 260 milioni di lire tra il 1983 e il 1987, quando era ministro dell'Istruzione. Nell'agosto scorso, al momentio della sua ascesa a primo ministro, Kaifu aveva rivelato che negli anni precedenti la Recruit aveva fatto donazioni alla sua organizzazione per 140 milioni di lire, in modo aperto e legale, a suo tempo regolarmente denunciati; resterebbero quindi 120 milioni sottobanco. Lui smentisce fermamente, ma la rivista conferma. Giunto al successo elettorale del 18 febbraio anche grazie a una immagine di persona pulita, ma privo di potere nel partito di cui è nominalmente a capo, Kaifu, al momento di formare il governo che presenta oggi alla Dieta, ha posto il veto a personaggi che fossero stati lambiti dallo scandalo Recruit, un colossale affare di bustarelle su cui è caduto l'anno scorso il governo Takeshita. Con questa sua iniziativa egli s'è scontrato coi capicorrente, i quali volevano imporre come ministri personaggi a suo tempo travolti, proprio per riaffermare il loro potere. Mettendo da parte i suoi uomini coinvolti nel caso Recruit, la corrente di Nakasone voleva imporne uno già condannato per la Lockheed a due anni con la condizionale e a tre di sospensione dai pubblici uffici, appena rieletto alla scadenza della sospensione stessa. Anche su questo Kaifu ha però tenuto duro, varando infine l'altra notte un governo senza personaggi dubbi, almeno finora, ma frutto di spartizioni selvagge, e facendo fuori le due donne che erano nel governo precedente: Mayumi Moriyama, vice premier, e Sumiko Takahara, capo della pianificazione economica. Ieri, la rivalsa con le rivelazioni: provenienti non dall'opposizione, ma da ambienti interni del partito, come è stato anche nei mesi del ciclone sullo stesso caso. In un vendicativo gioco suicida si punta a screditare il modesto premier per aver aspirato a un minimo di decenza. Un preciso monito per rimetterlo in riga. In una conferenza stampa Kaifu ha smenti- to tutto, ma la rivista conferma a sua volta, precisando di avere documenti di prova. Alle coltellate alle spalle in seno al partito, si aggiungono per Kaifu polemiche di stampa per l'estromissione delle due donne, la cui presenza a cariche di ministro era fino a ieri vantata all'interno in concorrenza ai socialisti capeggiati dalla Doi, all'esterno (anche con l'Onu) quale segno del crescente ruolo pubblico della donna in Giappone. Il gesto viene da tutti interpretato come una manifestazione di «usa e getta», spregiativo verso l'elettorato femminile. Secondo la sociologa Keiko Iguchi, «le donne non dimenticheranno che i liberaldemocratici hanno nominato due signore solo come specchietto per le allodole in un momento di crisi, gettandole via dopo l'uso». Fernando Mozzetti

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