Che cos'è il «TST » di Gianni Bisio
Che cos'è il «TST » Che cos'è il «TST » Una finzione per l'addestramento «TST», ossia «Tabella specificazioni tracce»: è un ausilio per le esercitazioni di difesa aerea, proprio come la Synadex (la si- ?;la significa «Synthetic air deènce exercise») che era in programma al centro radar di Marsala la sera del 27 giugno 1980, quella della tragedia del Dc9 Itavia. In sostanza è un tabellone in cui è riportato manualmente l'evolversi della situazione nel teatro bellico simulato in cui si svolge l'addestramento del personale dell'Aeronautica. Disegno che, in quel caso, prevedeva l'intrusione di un Mig, quello di cui parla l'interlocutore sconosciuto con l'operatore di Marsala: «...ma il TST del Mig lo mettiamo?», chiede. In sostanza si poteva scegliere se operare manualmente o invece condurre l'operazione di identificazione e neutralizzazione del velivolo nemico in collegamento automatico. Infatti se a Marsala lo scenario operativo era riprodotto dinamicamente sullo schermo radar da un nastro magnetico appositamente predisposto (coperto da segreto militare di classifica «Nato confidential»), sui centri vicini, come quello di Siracusa, la situazione su cui si svolgeva l'addestramento potè- va anche essere riportata manualmente sulla «Tabella specificazioni tracce». Questo è il «TST» a cui si riferisce il brano di conversazione fatto circolare mercoledì negli ambienti giudiziari romani, un dialogo fra il centro di Marsala (Moro, in codice) e quello di Siracusa (Campo) o di Licola (Sasso): in sostanza si tratta di uno spezzone della trascrizione di quei nastri che, sequestrati il 18 luglio 1980, rimasero dimenticati in un cassetto fino al 21 ottobre 1989, giorno in cui per ordine del giudice Bucarelli furono consegnati ad una com¬ missione di esperti per essere trascritti. Ed ora una parte di essi — quella in cui si parla di un Mig — esce dalle pieghe del segreto istruttorio. Negli ambienti dell'Aeronautica la consegna è di non parlare. Ma si fa capire che l'equivoco in cui molti sono caduti è quello di aver confuso un «fantasma» con un essere reale: se anche si fosse parlato effettivamente di un Mig da riportare sul «TST», si sarebbe comunque trattato solo di una finzione finalizzata all'addestramento. Ma in una vicenda cosi aggrovigliata e carica di tensioni come quella di Ustica è bastata la parola «Mig», evocatrice di un coinvolgimento stranieri, a scatenare l'ipotesi che sia stato un aereo del blocco orientale fra i protagonisti, attivi o passivi, dell'incidente di Ustica. Ossia aggressore o bersaglio mancato in luogo del quale sarebbe stato colpito il Dc9. Anche un secondo elemento della conversazione può aver contribuito al clima non certo sereno in cui si va esaminando la questione. Il fatto che fra i due interlocutori ci si metta d'accordo per far interrompere l'esercitazione alle ore 21,13 e non alle 21,23, ora in cui realmente è stata bloccata perché la vicenda del Dc9 scomparso incombeva, può essere facilmente spiegato. In un primo momento, infatti, non si era ancora deciso di «annullare» la Synadex, ma solo di interromperla. Alle 21,11 era giunta la prima comunicazione relativa all'allarme per il Dc9. E da qual momento in poi l'attenzione degli operatori si era concentrata sulla ricerca del velivolo. «Ma i nastri delle registrazioni radar continuavano a camminare regolarmente», fanno notare all'Aeronautica. Infine la concitazione che pare emergere dalle parole del capitano Ballini, alla fine della trascrizione, è probabilmente da mettere in relazione al fatto che in quel momento ci si stava rendendo conto della sparizione del Dc9. E qualcuno, sollecitato dal Roc (Controllo regionale) di Martinafranca, stava già cercando sul nastro del radar l'ultima risposta della traccia del volo Itavia (alle 20, 59 primi e 57 secondi) per identificare esattamente la zona di presumibile caduta e segnalarla al Centro di soccorso aereo. Cosa che si fece, e si rivelò esatta. Gianni Bisio
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