Andreotti possibilista di Roberto Ippolito

Andreotti possibilista Andreotti possibilista Ma l'Eni non crede a Montedison ROMA. Un po' di interesse c'è. Settori importanti del governo ammettono che viene presa seriamente in considerazione la proposta della Montedison di Raul Gardini per procedere a un aumento di capitale di 10 mila miliardi dell'Enimont. Trapela la speranza che sia questa una base effettiva di discussione per tentare di chiudere la violenta disputa per il controllo del colosso chimico. Ma nella parte pubblica c'è anche tanta diffidenza: i ripetuti attacchi della Montedison all'Eni (socio alla pari, con il 40%) non sono di colpo dimenticati. L'Eni stesso ha molte perplessità sull'ennesima mossa a sorpresa di Gardini. Vuole capire che cosa significhi davvero l'iniziativa annunciata ieri. «E' solo propagandistico — commentano all'ente — annunciare una proposta senza formalizzarla e senza darne le motivazioni. L'Eni non sa perché gli viene chiesto di spendere migliaia di miliardi per un aumento di capitale di cui non si conosce la finalità strategica». Ci si chiede come verranno utilizzati i 4 mila miliardi che l'Eni dovrebbe pagare pronta cassa (oltre ai 2 mila degli azionisti minori, mentre la Montedison conferirebbe aziende come Himont e Ausimont, invece di versare contanti). Di un'e¬ ventualità del genere non viene trovata traccia nel «business pian», il piano d'azione concordato per l'Enimont. Il problema è capire se il maxiaumento può sbloccare la situazione dopo mesi di liti. Chi è vicino al presidente del Consiglio Giulio Andreotti si mostra possibilista. Nel governo c'è chi è disponibile ad un'apertura di credito, ma a una condizione: il rispetto dell'equilibrio paritario fra il socio pubblico e quello privato. Per garantirlo adeguatamente — viene precisato — bisognerebbe correggere i patti esistenti, giudicati insufficienti. E inoltre va stabilito meglio che senso ha la presenza degli azionisti minori. Per il momento, la parità è saltata perché gli amici di Gardini hanno rastrellato più del 10% delle azioni. La mossa di Gardini non applica la procedura prevista dai patti per il conferimento di aziende. Che gli accordi possano essere rivisti è stato dichiarato esplicitamente dal governo un mese e mezzo fa, ma manca ancora il tavolo ufficiale per le trattative: la Montedison non ha inviato all'Eni alcuna proposta e il governo non ha impartito all'ente alcuna direttiva per indirizzare le sue scelte. Fra le soluzioni possibili, ci sono la convocazione del comitato degli azionisti o un vertice di An¬ dreotti con Cagliari e Gardini. Il governo vuole comunque salvaguardare l'Eni con gli eventuali nuovi patti. Paolo Cirino Pomicino, braccio destro di Andreotti e ministro del Bilancio, ricorda di «aver sempre definito un accordo pasticciato» quello che ha dato vita all'Enimont. Il ministro delle Partecipazioni Statali Carlo Fracanzani, che ieri pomeriggio si è consultato con Andreotti, incarna la linea dura: nessuna trattativa è possibile, se la Montedison non rinuncia alla nomina (adesso in programma per sabato) dei due consiglieri di amministrazione che dovrebbero rappresentare i soci minori grazie ai quali conquisterebbe la maggioranza. Finora Gardini nonna accettato il principio delle «bocce ferme». La deduzione logica è quindi che non c'è nessuna vera trattativa. Tuttavia l'Eni con una nota ha fatto sapere di essere «disponibile a esaminare proposte» per il rilancio di Enimont. Il comunicato è stato emesso dopo una riunione di Cagliari con i principali manager e dirigenti del gruppo che hanno espresso «piena solidarietà con i comportamenti dell'Eni e del presidente» nella vicenda. Roberto Ippolito

Luoghi citati: Cagliari, Roma