Un sopralluogo per Calabresi

Un sopralluogo per Calabresi Domenica i giudici in via Cherubini dove fu ucciso il commissario Un sopralluogo per Calabresi La Corte verificherà la versione di Marino MILANO. Domenica mattina la terza Corte d'assise si trasferirà in via Cherubini, dove il 17 maggio 1972 fu ucciso il commissario Luigi Calabresi, per effettuare un sopralluogo della zona in cui l'auto degli attentatori si scontrò, prima del delitto, con una «Simca». Accogliendo le richieste dei difensori la Corte compirà il sopralluogo perché su quell'incidente esistono due versioni, quella del pentito Leonardo Marino, che afferma di essere stato alla guida della «125» usata per l'agguato, e quella di Giuseppe Musicco, il conducente della «Simca»: il primo afferma che stava uscendo da un parcheggio quando si scontrò con la «Sinica» che vi stava entrando, Musicco invece sostiene che era lui ad uscire da quel parcheggio e che la «125» lo urtò mentre stava per immettersi in via Cherubini. Inoltre Musicco, che ieri ha detto di non essere in grado di ricostruire l'incidente basandosi solo sulle fotografie, afferma che poco dopo l'incidente vide le persone che si affollavano intorno a Calabresi già ferito, mentre Marino sostiene che lo scontro avvenne un quarto d' ora prima del delitto. Ieri la Corte ha sentito la deposizione di Ignazio Tronca, che nei primi Armi 70 era dirigente dell'Ufficio politico della Questura di Pisa. L'ex funzionario ha detto di non ricordare la forte pioggia che secondo gli imputati caratterizzò il giorno del comizio di Pisa in cui Sofri avrebbe dato a Marino la conferma dell'ordine di uccidere. La Corte, sempre ieri, ha risentito Paolo Buffo, un ex militante di «Lotta continua» accusato di rapina, che secondo Marino avrebbe fornito le prime pistole con le quali il servizio d' ordine occulto di «Le» avrebbe cominciato ad addestrarsi all' uso delle armi da fuoco. Buffo ha dichiarato di aver avuto tre pistole: una «Berardinelli» cai. 22, una «Mauser» e una «Browning» 7,65. La prima arma afferma di averla avuta per poco tempo per poi cambiarla con la «Mauser», che in seguito avrebbe ceduto per acquistare la «Browning», tutte armi che comunque non avrebbe mai usato. Ma questa versione contrasta con gli accertamenti fatti dalla Corte, perché risulta che Buffo acquistò la «Mauser» il 4 marzo del '71 e due giorni dopo la «Berardinelli», pistola della quale, secondo i registri della Questura di Torino, l'imputato sarebbe tuttora titolare perché non risulta che l'abbia ceduta. Di fronte a questa contestazione Paolo Buffo non ha cambiato versione e ha ribadito che acquistò prima la «Berardinelli» e che la cedette in cambio della «Mauser». [Ansa]

Luoghi citati: Milano, Pisa, Torino