Kohl si arrende suIl'Oder-Neisse di Alfredo Venturi

Kohl si arrende suIl'Oder-Neisse Svolta sulla riunificazione del cancelliere pressato dagli Usa e da Genscher Kohl si arrende suIl'Oder-Neisse Sì a una garanzia per i confini con la Polonia BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Sulla questione del confine polacco i malumori interni e le pressioni internazionali hanno scalfito, alla fine, la tenace intransigenza di Kohl. Ieri il Cancelliere si è detto finalmente favorevole alla proposta di Rita Suessmuth, presidente del Bundestag: una dichiarazione congiunta o parallela dei parlamenti delle due Germanie, che plachi le inquietudini di Varsavia fornendo la solenne garanzia politica che i tedeschi riconoscono la linea Oder-Neisse come la propria invalicabile frontiera orientale. La svolta era stata preannunciata poche ore prima dal più stretto collaboratore di Kohl, il ministro della Cancelleria Seiters. In un'intervista televisiva, l'altra sera, Seiters aveva per la prima volta manifestato la disponibilità governativa a prendere in considerazione una proposta che era stata fin qui seccamente respinta. E da Washington Bush, in un incontro con un gruppo di senatori, aveva ribadito che la linea dell'Oder-Neisse non si tocca. Ma la questione non è chiusa. Come hanno sottolineato i portavoce della Cancelleria e del ministero degli Esteri, in seno alla coalizione di governo il tema del confine continuerà a essere dibattuto. Segno che il dissidio è qualcosa di più della «contraddizione artificialmen- te coltivata dai media» che pretendono i collaboratori di Kohl. Genscher non si accontenta del sì alla dichiarazione interparlamentare, vorrebbe che una proposta più impegnativa, quella avanzata dal primo ministro polacco Mazowiecki, venisse presa in seria considerazione. Varsavia sollecita un trattato in cui i dUe governi tedeschi si impegnino al riconoscimento del confine, dando così una garanzia che il futuro Stato unitario dovrà formalmente perfezionare. Proprio Genscher, ieri, ha illustrato la proposta polacca davanti ai ministri riuniti nel consueto consiglio del mercoledì. E A Mosca, dove è i visita ufficiale, il presidente cecoslovacco Havel si è associato alla richie¬ sta di far partecipare Varsavia alla trattativa sulla riunificazione. Il giorno prima, il ministro degli Esteri aveva attaccato a fondo. Preoccupato per i contraccolpi della vicenda sull'immagine della Germania nel mondo, e per la concordanza che sul tema dell'Oder-Neisse si è andata formando fra le capitali di Oriente e di Occidente, Genscher non aveva esitato a definire «percorribile» la via indicata da Varsavia. Più tardi, all'Aja, aveva fissato le coordinate dello Stato tedesco di domani: «La Germania unita consisterà della Repubblica Federale, della Repubblica Democratica, di Berlino. Nulla di meno, ma neanche nulla di più». Si noti che nemmeno il Cancelliere vuole qualcosa di più: Kohl ha sempre insistito sul fatto che la Germania non ha e non avrà rivendicazioni territoriali nei confronti di nessuno. Ma ha sempre sostenuto che soltanto lo Stato unitario avrà la veste giuridica per il riconoscimento formale. Finora il ministro non ha ottenuto dal Cancelliere che il sì alla proposta Suessmuth, che per quanto nobilmente motivata non ha lo stesso valore di un trattato, e un impegno a discutere il problema con Mazowiecki. A frenare Kohl è il potente gruppo di pressione dei profughi dai territori tedeschi passati alla Polonia e all'Unione Sovietica. «Dannosa e vergogno¬ sa»: così Herbert Czaja, presidente della lega dei profughi, ha definito la posizione di'Genscher sul problema del confine orientale. Hartmut Koschyk, segretario generale della stessa organizzazione, traduce la questione in denaro sonante: se proprio dobbiamo riconoscere la linea Oder-Neisse, fa sapere in un'intervista alla Bild, facciamoci almeno pagare «parecchie centinaia di miliardi di marchi» le proprietà perdute nelle province orientali. Elettori tradizionali delle unioni cristiani, i profughi sono strutturalmente sensibili alle tematiche nazionalistiche. Kohl è dunque afflitto da un dilemma: vuole una riunificazione senza traumi per nessuno e quindi vorrebbe accontentare i polacchi dicendo la parola fine sul tema della frontiera. Ma se accontenta i polacchi, il Cancelliere fatalmente scontenta quei tedeschi che hanno visto le loro radici tagliate dalla linea OderNeisse. I Republikaner di Franz Schoenhuber sono in agguato, pronti a servirsi di questi malumori per sfondare nelle elezioni federali. Ma se Schoenhuber entra nel Bundestag altera i rapporti di forze a vantaggio dell'opposizione. Una prospettiva che atterrisce Kohl, rovinandogli la festa unitaria. Solo un colpo d'ala potrebbe toglierlo dai guai: ma il Cancelliere non ama le alte quote. Alfredo Venturi