GALLI SALVA I PARTITI

GALLI SALVA I PARTITI GALLI SALVA I PARTITI 1» *^ELLA Stana dei par |ffg I titi politici europei. jfn I pubblicala da Rizzoli, I rm I Giorgio Galli aggiorna ! oM I il suo pensiero politiI itti co sullo sviluppo delitti le situazioni nei Paesi jj dell'Europa occiden- 1 hH tale che, tutti, hanno .A» ttl prima o poi abbracciato il sistema democratico liberale. Per Galli, la constatazione di fondo, che è anche la conclusione di una analisi come sempre di chiarezza esemplare, è che, malgrado i limiti evidenti, la democrazia rappresentativa, scaturita dal movimento lil rale, rimane ancora la migliore forma di governo possibile. Rivoluzioni e colonnelli I motivi sono molti ma quello determinante, più volte sottolineato dall'autore, è la capacità dimostrata da questo sistema di mediare tra spinte sociali opposte che, prive del filtro politico democratico liberale, travolgerebbero anche oggi i Paesi più avanzati. Controprova è offerta dai Paesi in cui il sistema non nacque o arrivò troppo indebolito a decisivi appuntamenti storici, gettando i popoli interessati nella guerra civile o nell'avventura autoritaria. Basta pensare alla Russia rivoluzionaria del 1917, all'Italia del '22 alla vigilia del fascismo, alla Germania di Weimar prima del nazismo, alla Spagna della guerra civile fra il '36 e il '39, al Portogallo della lunga dittatura salazariana, alla Grecia negli anni '60, vittima del colpo di mano dei colonnelli. Per contro l'autore sottolinea come movimenti che si affacciarono sulla scena politica in molti Paesi come elementi di rottura con la tradizione liberale, cattolici, socialisti e persino comunisti, finirono tutti prima o poi per accettare di fatto la logica della democrazia parlamentare di tipo liberale. Se si prende, ad esempio, il caso francese, è chiaro, sostiene Galli, che il binomio giacobini-girondini della prima repubblica si conserva nel corso della storia delle successive repubbliche, esaurite le parentesi della Restaurazione. E questo anche dopo traumi imponenti come la Comune del 1870-71 e la seconda guerra mondiale. Ad emergere alla fine è sem¬ pre la dialettica tra innovatori e conservatori ma all'interno di un secondo accordo tacito e scontato che vede tutti ossequienti al principio e alle tecniche parlamentari della democrazia liberale. Per quanto riguarda poi l'accettazione da parte dei movimenti di origine non liberale del sistema basterebbe pensare , nel «caso italiano», alla scelta di Togliatti: con il Patto di Salerno del '44, e quali che fossero i suoi arrière-pensées per il futuro, il leader comunista decise con realismo di stare al gioco della democrazia liberale con gli altri partiti italiani e da essa mai cercò di uscire. Ma che significa questa demucrazia partitica rispetto alle esigenze di una vera democrazia di base? Si tratta di una delega di potere che ad ogni scadenza elettorale il popolo dà a una élite, anzi ad un insieme di élites (i partiti) che con la loro dialettica garantiscono il dibattito e il confronto delle opinioni che spesso però sono soltanto un pallido riflesso delle esigenze di base. Partecipazione e autogoverno Ma è possibile rendere più diretta la partecipazione della base, cioè del popolo, allo sviluppo di una democrazia effettiva? L'autore cita la risposta negativa del grande politologo francese Maurice Duverger, secondo il quale il popolo non potrà mai governarsi da solo. Galli esplora nell'ultimo capitolo le possibilità dei nuovi movimenti che di recente si sono presentati sulla scera politica in molti paesi d'Europa, soprattutto quelli ecologisti. Ma soltanto per lasciare la porta aperta a ulteriori sviluppi per ora assolutamente imprevedibili. Se dalla nebulosa dei verdi nascerà effettivamente un fatto innovativo decisivo per le vecchie democrazie occidentali lo dirà il futuro. Per ora dobbiamo registrare la rapida conversione dei Paesi dell'Est a sistemi di democrazia liberale dopo il crollo del «socialismo reale». Gianfranco Romanello Giorgio Galli Storia dei partiti politici europei dal 1649 a oggi Rizzo//, pp. 345. L. 32.000

Persone citate: Galli, Gianfranco Romanello, Giorgio Galli, Maurice Duverger, Togliatti

Luoghi citati: Europa, Germania, Grecia, Italia, Portogallo, Russia, Spagna, Weimar