Braccio di ferro per la Popolare

Braccio di ferro per la Popolare Dietro le dimissioni presentate da Schlesinger conflitti sindacali e liti giudiziarie Braccio di ferro per la Popolare Tra de e psi lotta aperta per la banca milanese MILANO. Se ne va, non se va. E se va chi arriva? Si parla di Pietro Schlesinger, nato a Napoli, 60 anni, avvocato di grande nome. L'altro ieri, grande sorpresa, si è presentato al consiglio di amministrazione della Banca Popolare di Milano, di cui è presidente da quasi vent'anni, prospettando le sue dimissioni, respinte dai consiglieri che hanno definito «indispensabile la prosecuzione della sua opera». Schlesinger che si vuole dimettere è davvero una notizia. Un po' perché il personaggio è notissimo nella Milano della finanza e della politica, un po' perché la Popolare è una banca strana, con degli aspetti di gestione e di controllo perlomeno curiosi. In più negli ultimi mesi la Popolare di Milano si è trovata coinvolta nel crack dell'ìfm, un gruppo messo in piedi da tre «talenti» della finanza, con la passione per le Ferrari Testarossa, gli attici nel centro Milano, i premi giornalistici. La Banca ci ha rimesso tra gli 80 e i 90 miliardi. Ma perché Schlesinger si vuole dimettere? E' vero che dopo vent'anni di permanenza ai vertici della Popolare, «un avvicendamento — come spiega il presidente — sarebbe nell'ordine delle cose». Alla Popolare si dice che il presidente forse lascia per motivi personali. Ma non basta. E qui entrano in gioco gli strascichi del caso Ifm, le polemiche, con il corollario di cause giudiziarie, per l'uscita dal Nuovo Banco Amnrosiano, e le crescenti tensioni tra la presidenza e la direzione generale della Popolare sulla gestione della banca. Anche ieri Schlesinger ha sottolineato le sue preoccupazioni per certe incrostazioni che condizionano pesantemente le possibilità di crescita, di innovazione dell'istituto. La Popolare è una banca particolare, dove i sindacati giocano un peso decisivo nella elezione dei vertici operativi, nella gestione, fino alla ripartizione degli utili. Possibile? Sicuro. Ogni persona che viene assunta alla Popolare, che ha una struttura di tipo cooperativo, diven¬ ta immediatamente socio. Se non ha i soldi per comprare le azioni glieli anticipa la stessa banca. Così quando c'è da realizzare un aumento di capitale l'operazione viene solitamente calibrata per non penalizzare i dipendenti-soci. E ancora: la ramificazione interna del sindacato, il più potente è la Fabi (che, tra l'altro, ha fornito l'attuale direttore generale, Aldo Cova), consente una specie di autocontrollo. In particolare il sindacato, attraverso il «Comitato elettorale», riesce a governare e a orientare le assemblee, garantendosi che le decisioni siano sempre quelle che desidera e non ci siano mai delle sgradite sorprese. E' chiaro che una situazione del genere lascia ampi margini di manovra a correnti o ad interessi politici organizzati che possono puntare a influenzare la conduzione della banca. D'altra parte, in ambienti bancari milanesi, le ventilate dimissioni di Schlesinger vengono collegate direttamente con le prossime elezioni amministrative di primavera. La poltrona della Popolare di Milano è molto ambita, Schlesinger, vicino ad ambienti della de, ha sempre cercato di mantenere cordiali rapporti anche col psi. Ma proprio i socialisti premerebbero per un ricambio a loro più favorevole. Si vedrà. Certamente i problemi della Popolare non sono solo di uomini, ma quelli principali sembrano essere piuttosto di assetto e organizzazione. A questo proposito va segnalato che proprio la Banca d'Italia ha recentemente compiuto un'ispezione presso la Popolare facendo delle critiche alla ge¬ stione dell'istituto milanese, soprattutto per quanto riguarda il parabancario. Proprio questo settore è stato l'oggetto principale degli «affari» tra la banca di Schlesinger e l'Ifm. La Popolare, infatti, ha rilevato dal gruppo posto in liquidazione coatta l'Istituto Milanese Leasing e altre piccole società di servizi finanziari. Come interpretare la mossa di Schlesinger? Probabilmente ha giocato d'anticipo e ha buttalo sul tavolo le sue dimissioni per mettere in fuori gioco coloro che, basandosi sulla ragnatela sindacale, pregiudicano le possibilità di cambiamento e di ammodernamento della banca. Oppure Schlesinger pensa già all'assemblea dei soci di aprile e, chissà?, anche a farsi ricon fermare. Rinaldo Gianola

Luoghi citati: Milano, Napoli