Wall Street e dollaro su

Wall Street e dollaro su Wall Street e dollaro su Non spaventa il crollo (-10,5%) degli ordini di beni durevoli WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Neppure un dato economico inquietante, il crollo delle ordinazioni dei beni durevoli a gennaio, ha fatto invertire tendenza a Wall Street, che ha così registrato un'altra giornata positiva dopo le flessioni della scorsa settimana. Sospinto dalla ripresa di Tokyo dopo la caduta di lunedì, e dalla speranza che i tassi d'interesse in America scendano, l'indice Dow Jones ha aperto al rialzo e ha continuato a salire per tutta la giornata. E' stata un'inattesa prova di fiducia degli investitori nel mercato Usa. Il crollo delle ordinazioni dei beni durevoli a gennaio è risultato il più grave dèi dopoguerra, il 10,5%: nemmeno nel febbraio '82, all'apice di una grave depressione, gli Usa registrarono un crollo analogo: le ordinazioni scesero allora del 9,2%. Ma Wall Street ha trattato il dato come una aberrazione temporanea, dovuta al crollo delle ordinazioni militari, il 36%. Vi ha scorto inoltre un'indicazione utile: se l'economia sta rallentando, ha pensato, la Federai Reserve non potrà continuare a tenere i tassi d'interesse elevati molto più a lungo. Forzato o no, l'ottimismo dello Stock Exchange si è trasmesso anche al mercato dei cambi, dove il dollaro ha sfiorato 149 yen e 1,69 marchi, prima di retrocedere lievemente. Secondo il «guru» Henry Kauffman è stata un po' una questione di scegliere il minore di vari mali. «Gli investitori si devono essere détti: in questo momento non ci conviene investire in Giappone né in Germania — ha osservato Kauffman — ci conviene invece restare sui mercati Usa, che lunedì hanno resistito bene». Nel giudizio del «guru» però la situazione potrebbe capovolgersi nei prossimi giorni: «Le nostre prospettive non sono brillanti». Quali altri sono i motivi di ottimismo? Alcuni esperti ritengono che Wall Street abbia tratto conforto dalla sconfitta sandinista alle elezioni in Nicaragua e dai progressi nell'Est europeo; e dall'annuncio di Bush di voler intensificare i rapporti col Giappone e con la Cee. Ieri il presidente ha dichiarato che s'incontrerà ogni sei mesi col presidente di turno della Comunità Europea e probabilmente farà lo stesso col premier giapponese. Kauffman e molti altri esperti non ritengono che l'economia Usa sia uscita dalle sabbie mobili, anzi temono alcuni mesi di ristagno se non di recessione. Inoltre pensano che la Federai Reserve non poséa abbassare i tassi d'interesse per non creare un dislivello eccessivo rispetto a quelli giapponese e tedesco occidentale: altrimenti si rischierebbe di perdere i capitali con cui il governo finanzia il deficit del bilancio e altri disavanzi, [e. e]

Persone citate: Bush, Henry Kauffman, Kauffman

Luoghi citati: America, Germania, Giappone, Nicaragua, Tokyo, Usa, Washington