Necci si dimette dalla guida di Enimont di Roberto Ippolito
Necci si dimette dalla guida di Enimont Il governo sceglie la linea dura: tuteleremo il denaro pubblico; Cagliari: «Possiamo comprare tutto» Necci si dimette dalla guida di Enimont «Montedison vuol cambiare i patti», oggi i soci a confronto ROMA. La guerra chimica ha fatto una vittima. Lorenzo Necci, presidente dell'Enimont, si è dimesso. Bersagliato lunedì dalla Montedison di Raul Gardini che lo ha invitato a farsi da parte, Necci ha deciso di tirarne le conseguenze, ricevendo piena solidarietà da Gabriele Cagliari, il presidente dell'Eni, l'ente da cui proviene. Poco prima delle 22 di ieri ha preso atto che non c'è più la volontà di proseguire il progetto concordato per il polo chimico. Inoltre, lamenta la violazione dei patti, con il tentativo di far nominare dall'assemblea di oggi della società riunita in seconda convocazione due consiglieri di amministrazione in rappresentanza dei soci minori: poiché gli amici di Gardini hanno rastrellato le azioni, l'Eni finirebbe in minoranza. Il gesto di Necci trae spunto dal fatto che la Montedison ha disertato ieri l'assemblea in prima convocazione, per la quale occorreva una maggioranza qualificata, un gesto che «evidenzia la volontà» del socio privato «di mettere in discussione programmi e patti a suo tempo stipulati». La discussa assemblea dell'Enimont sarà perciò presieduta dall'amministratore delegato Sergio Cragnotti, che è di estrazione Montedison. Ma nella tarda serata di ieri è circolata con insistenza la voce che anche Cragnotti si sarebbe dimesso: difficile capire se la notizia ha fondamento e quali sarebbero le motivazioni del gesto. Presiedendo i lavori, Cragnotti si assumerebbe ovviamente la responsabilità di tutte le decisioni. Si è comunque discusso a lungo sulla possibilità offerta dall'articolo 2374 del codice civile di sospendere i lavori dell'assemblea per tre giorni per approfondire i punti all'ordine del giorno; Sulla questione dell'assemblea, ieri è proseguito lo scontro fra il governo che ha tentato di impedirla e Gardini che, fino a notte inoltrata, non ha fatto nulla per impedirla. E inoltre anche l'Eni ha fatto sapere la sua: ha dichiarato che potrebbe farsi avanti per avere tutta l'Enimont. Ribaltata, è la stessa richiesta avanzata dalla Montedison che però ha usato toni molto più perentori. L'iniziativa è il riflesso della linea dura adottata dal governo ieri mattina, in una riunione del presidente del consiglio Giulio Andreotti, con il vice Claudio Martelli (psi), i ministri delle Partecipazioni Statali Carlo Fracanzani (de) e dell'Industria Adolfo Battaglia (pri). La richiesta del governo a Gardini è secca: evitare che l'assemblea dell'Enimont elegga i due consiglieri con in quali verrebbe alterata la parità tra i due partner maggioritari del colosso chimico (che hanno 5 rappresentanti ciascuno e il 40% delle azioni). L'eventualità che l'Eni acquisisca la quota della Montedison (che detiene il 40% come l'ente) è stata annunciata da Cagliari nel corso di un'audizione alla commissione bilan- ciò del Senato sui programmi dell'ente. Cagliari ha spiegato di essere interessato all'operazione che costerebbe circa tremila miliardi, una somma «reperibile sul mercato». Poiché Cristofori ha fatto sapere che non è questa la linea del governo, l'Eni ha precisato che si tratta solo di un'ipotesi teorica contenuta in una risposta data ai senatori comunisti che han¬ no sollecitato un parere su un'iniziativa del genere. Al Senato, il presidente dell'Eni ha anche definito inaffidabile il partner privato e ha spiegato che all'origine di tuta la vicenda c'è la decisione di Fracanzani di collocare sul mercato anziché presso istituzioni finanziarie il 20% delle azioni dell'Enimont. La linea dura del governo è scaturita da una breve riunione fra il presidente del consiglio Giulio Andreotti, il vice Claudio Martelli (psi), il ministro dell'Industria Adolfo Battaglia (pri) e Fracanzani. «Il governo ha deciso di mantenere la sua posizione per quanto riguarda la nomina di due nuovi amministratori» ha riferito Battaglia. L'indicazione è supportata dal parere dell'Avvocatura dello Stato e della Corte dei conti secondo cui l'assemblea di oggi è da considerarsi irregolare. Roberto Ippolito GLI SCHIERAMENTI IN CAMPO o 5 g co Zi 2
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