«Sarà uno zar, non un Presidente» di Enrico Singer

«Sarà uno zar, non un Presidente» L'ala ultra teme che il futuro capo dello Stato sfugga al controllo del Parlamento «Sarà uno zar, non un Presidente» Al Soviet duro scontro tra i radicali e Gorbaciov MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Qui stiamo decidendo se creare un potere presidenziale democratico e non una dittatura in Unione Sovietica». Michail Gorbaciov è esploso ieri al Soviet supremo. Attaccato dai deputati radicali, criticato da quelli nazionalisti, ha letteralmente gridato la sua ultima arringa per la legge fondamentale della «grande riforma» istituzionale. E, alla fine, è stato ascoltato. Con 347 sì, 24 no e 10 astensioni, la risoluzione che approva, in linea di principio, il passaggio dell'Urss al sistema di Repubblica presidenziale è passata alle 16 e 55. Cinque minuti dopo, una seconda votazione ha deciso di convocare per il 12 e 13 marzo la seduta straordinaria dei 2250 membri del Congresso dei deputati che, soli, possono procedere alle modifiche costituzionali. La marcia verso la «seconda Repubblica» sovietica, così, tra due settimane dovrebbe arrivare al traguardo. Ma la seduta del Soviet supremo è stata una vera prova di forza. Nel disegno strategico di Gorbaciov, il passaggio dell'Urss al sistema di Repubblica presidenziale è un momento decisivo della divisione dei poteri tra il partito e lo Stato. E' una specie di pietra miliare di quello «Stato di diritto» che la perestrojka promette. L'idea di mettere al vertice della piramide del potè- re un Presidente eletto direttamente dal popolo, sul modello americano e francese, significa togliere il primato al partito. Ma nel progetto di Gorbaciov ci sono delle contraddizioni. E su queste contraddizioni si è innestata l'opposizione. La prima contraddizione è l'«eccezione costituzionale» che già si profila nel nuovo ordinamento. Il primo Presidente dell'Urss non sarà eletto a suffragio universale come è previsto al secondo articolo della legge. Il relatore del provvedimento — il giurista Vladimir Kudryavtsev — lo ha detto chiaramente ieri ai deputati. Il meccanismo dell'elezione diretta «va approfondito»: deve essere adattato alla forma nuova che dovrebbe presto assumere anche l'Unione delle 15 Repubbliche dell'Urss per evitare che, al momento del voto per.il Presidente, i 110 milioni di abitanti della Repubblica di Russia dettino la loro legge a tutti gli altri cittadini dell'Urss. E per fare questo ci vorrà del tempo, mentre «il Paese non può attendere». Ecco, allora, la proposta di far eleggere il primo Presidente dai 2250 membri del Congresso dei deputati. Per Gorbaciov si tratta della matematica certezza di passare dalla sua attuale carica di presidente del Soviet supremo a quella di Presidente dell'Urss senza problemi e senza avversari. Ma, come dicevano i suoi sostenitori, si tratta anche di concludere «nella nuova veste costituzionale» il mandato di cinque anni ricevuto l'anno scorso. Per questo la carica del primo Presidente sarebbe eccezionalmente di quattro anni, anziché dei cinque previsti dalla nuova legge. Ma quello che ai gorbacioviani appare logico, non lo è per i deputati dell'ala radicale che su questo meccanismo anomalo hanno dato battaglia. Così come hanno dato battaglia sull'altra contraddizione della svolta presidenziale. «Noi non siamo contro la creazione di un Presidente — ha detto il deputato radicale Serghei Stankievich — ma se la legge viene approvata in queste condizioni, senza un rafforzamento dei po¬ teri del Parlamento, il Presidente può fare tutto quello che vuole. E noi sentiamo ancora gli effetti di una pesante tradizione totalitaria per sottovalutare questo problema». Questa è stata la frase che ha fatto esplodere Gorbaciov. «Le divisioni si vedono ormai dappertutto: nel Comitato centrale, nel governo, nel Soviet», ha detto il capo del Cremlino che ha, indirettamente, minacciato le dimissioni. «Mi viene anche in mente un pensiero assurdo: dare le dimissioni per appoggiare la riforma presidenziale. Ma sarebbe vigliaccheria. Dobbiamo mantenere i nervi saldi. Chi agita lo spettro di una dittatura vuole soltanto eccitare le passioni», ha gridato Gorbaciov. Un deputato ha replicato: «Il modo in cui stiamo votando qui dimostra che cosa potrebbe diventare il potere presidenziale». Poi c'è stata una raffica di votazioni. La prima, su una proposta dei radicali del «gruppo interregionale» che avevano chiesto di fissare subito il meccanismo di elezione del primo Presidente, è stata bocciata con uno scarto minimo: 200 no contro 167 sì. E i deputati radicali, da Boris Eltsin a Yuri Afanasiev, hanno poi annunciato che domani pubblicheranno una «lettera aperta a Gorbaciov» e che il 10 marzo si riuniranno per mettere a punto un progetto di legge presidenziale alternativo. Enrico Singer 3?

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