Al Soviet è l'ora della II Repubblica di Enrico Singer

Al Soviet è l'ora della II Repubblica Da oggi si discute sui nuovi poteri di Gorbaciov: i radicali chiedono un contrappeso parlamentare Al Soviet è l'ora della II Repubblica Il Fronte lituano corteggia ilpc governiamo insieme MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il Soviet Supremo affronta oggi il punto-chiave della «grande riforma» istituzionale proposta da Gorbaciov: la trasformazione dell'Urss in Repubblica presidenziale. Il progetto di legge è pronto, è stato depositato ieri dal Presidium e la sua discussione comincerà stamane alle 10 in punto. Quando si concluderà, e soprattutto come si concluderà, è difficile dirlo. Ma il capo del Cremlino spera che il Soviet finirà con il convocare entro marzo quella riunione straordinaria dei 2250 membri del Congresso dei deputati, che è l'unico organo legislativo in grado di modificare la Costituzione e di sancire, così, la svolta presidenziale. Già all'apertura dei lavori del Parlamento, esattamente dieci giorni fa, Michail Gorbaciov aveva chiesto la convocazione del Congresso straordinario e aveva indicato anche una data, 11 27 febbraio. Ma i deputati gli avevano detto per la prima volta no. Avevano preteso un dibattito preliminare per esaminare i poteri che avrà il nuovo Presidente e per stabilire il «contrappeso parlamentare» necessario in una Repubblica di tipo presidenziale. Non avevano voluto firmare assegni in bianco al capo del Cremlino, né deleghe a quella maxi-assemblea di oltre duemila deputati popolari che sono, per due terzi, espressione delle «organizzazioni di base» ancora controllate direttamente dal pcus. E che molti membri del Soviet Supremo — i radicali in prima fila — considerano «una massa facilmente manovrabile». La discussione che comincia oggi sull'ipotesi presidenziale è il risultato di questo primo scontro avvenuto il 14 febbraio tra il Soviet e Gorbaciov. E si annuncia altrettanto tesa. Per la posta in gioco, naturalmente. Ma .anche per il clima in cui si svolge, all'indomani della prova di forza tentata dai radicali, con risultati contrastati, nelle strade di Mosca e di decine di altre città dell'Urss, e all'indomani delle elezioni per il rinno vo dei Parlamenti locali in alcune Repubbliche che hanno consacrato il successo dei Fronti. Il segnale più allarmante per Mosca è arrivato dalla Lituania, dove gli indipendentisti del Sajudis hanno ridotto alla minoranza il pc assicurandosi 72 dei 90 seggi finora assegnati. Il presidente del Fronte indipendentista, Vitautas Landsbergis, ha già lanciato la proposta di formare un governo di coalizione con i comunisti «autonomi» e questo prefigurerebbe per la prima volta in Urss un governo di tipo occidentale. I nazionalisti avrebbero ottenuto buoni risultati anche in Moldavia e in Kirghizia, dove si è votato domenica. Un anticipo preoccupante per Gorbaciov di quanto potrebbe accadere il 4 marzo, quando si voterà anche nella grande Repubblica Russa, in Bielorussia e in Ucraina. Una prova generale della battaglia che sta per accendersi sulla svolta presidenziale, c'è stata già ieri nel Soviet su un'altra legge importante, quella sul «regime legale dello stato d'emergenza». Una legge di attualità estremamente acuta dal momento che lo stato d'emergenza è oggi in vigore in Azerbaigian, nel Nagorny Kara- bakh, in Tagikistan e in parte dell'Armenia e, nei timori dei fronti nazionalisti e indipendentisti, potrebbe essere uno strumento decisivo in mano al potere centrale di Mosca per tenere a freno le spinte centrifughe che attraversano l'impero. Il testo della nuova legge assegna al Presidium del Soviet Supremo (quindi all'attuale direzione collegiale dell'Urss di cui Gorbaciov è, comunque, già presidente) il diritto di proclamare lo stato d'emerganza dopo avere «consultato» le Repubbliche interessate, ma anche senza il loro consenso. In più, uno dei provvedimenti speciali prevede la possibilità di sciogliere le assemblee elettive: in pratica di cancellare i risultati del voto popolare e questo, nel caso di Soviet locali sempre più svincolati da Mosca, è una specie di ricatto permanente. Così come la possibilità di sciogliere i «gruppi informali» nel caso di «attività illegali» può essere considerata una minaccia che pesa sui partiti che cominciano ad organizzarsi in Urss. Contro l'approvazione di questa legge, ieri, in una seduta incandescente, si sono già pronunciati i deputati lituani. «Per noi l'Unione Sovietica deve diventare un'unione di Stati sovrani e il diritto di proclamare lo stato d'emergenza non può che competere alle singole Repubbliche», ha detto Vaidotas Antanaitis. Ma anche decine di altri deputati sono intervenuti contro la legge che — con una procedura ormai usuale nel Soviet — è stata poi approvata in prima lettura, ma rinviata a nuovo esame per modifiche. La stessa sorte toccata ad un altro disegno di legge: quello sulla riforma dell'«esercito interno», le truppe speciali del ministero dell'Interno che sono, poi, quelle incaricate di mantenere l'ordine in situazioni d'emergenza. La proposta è di trasformarle in un «esercito di professione» formato da volontari: anche questa un'ipotesi che divide il Soviet. Ma le divisioni più aspre sono attese sulla svolta presidenziale. La legge di riforma prevede una carica di Presidente dell'Unione da eleggere, per cinque anni, a suffragio universale. I poteri sono ritagliati sul modello americano e francese: comprendono la direzione delle forze armate, il diritto di dichiarare lo stato di guerra e di firmare i trattati internazionali, la nomina del primo ministro. In realtà, le riserve già espresse dall'ala progressista più radicale si appuntano piuttosto sulla mancanza di garanzie parlamentari, sulla fragilità di quel «contrappeso» che i Presidenti di Paesi come la Francia o gli Usa trovano negli altri poteri dello Stato. Non solo. Anche se nel testo di riforma costituzionale non è scritto, Michail Gorbaciov sembra deciso a proporre l'elezione del primo Presidente dell'Unione da parte del Congresso dei deputati. Il voto a suffragio universale sarebbe iscritto nella Costituzione, ma diventerebbe operativo soltanto tra cinque anni. Lo ha ripetuto in un'intervista alla «Pravda» anche uno dei membri del Politburo, Eugeni) Primakov. E questo sarà un altro dei punti di scontro nella battaglia che sta per cominciare. Enrico Singer