Addio in silenzio a Sandro Pertini

Addio in silenzio a Sandro PertiniDa ieri le ceneri del Presidente riposano nel piccolo cimitero dell'entroterra ligure Addio in silenzio a Sandro Pertini A Stella solo gli amici e la sua gente, come voleva STELLA(Savona! DAL NOSTRO INVIATO Tiene l'urna sulle ginocchia e l'abbraccia come fosse un bimbo. Poi Carla Voltolina la stringe al petto e scende dall'auto. Con passo affrettato e leggermente oscillante entra nel piccolo cimitero. Solo parenti e amici attorno a lei. In questo momento, 5 minuti a mezzogiorno, si sente il primo suono: le campane. Fino ad ora solo silenzio. Non un applauso dalla piccola folla lungo la curva d'ingresso nel paese o fuori dal cancello del cimitero. La gente di Stella dice che è troppo emozionata. Non sa cosa fare. Sta zitta con gli occhi rossi. C'è vento di mare. Carla Voltolina percorre sempre più lentamente il vialetto del cimitero, supera la croce in cemento, alla cappella del Cristo in marmo sale a sinistra alcuni gradini, si ferma davanti alla tomba della famiglia Pertini. In basso a sinistra c'è un loculo vuoto. La signora Carla resta immobile, gli occhiali scuri sul volto. China il capo, si piega verso il loculo. Resta ancora immobile, l'urna stretta al petto. D'improvviso la deposita e tiene sollevata una mano, sospesa un attimo nel loculo lungo e vuoto. Un saluto, una carezza. L'urna è avvolta in un drappo rosso. Vi si intravede un disegno in nero. Le ceneri di San¬ dro Pertini sono coperte dalla bandiera che.il presidente aveva sempre portato con sé dalla Liberazione di Milano. Il disegno raffigura una falce e martello su un libro. Ci sono due scritte: «Partito Socialista Italiano» e «Lavoratori di tutto il mondo, unitevi». Accanto all'urna, un foulard a righe bianche e azzurre con un triangolo rosso e le due lettere «It». E' dell'associazione dei deportati nei lager. Sandro Pertini era il socio onorario numero uno a Torino. Suo fratello Eugenio è stato massacrato dai nazisti a Flossenburg. La vedova si toglie gli occhiali. Ha gli occhi asciutti. Accenna quasi un sorriso, mormora: «Grazie». L'abbracciano, la baciano. Un bambino le porta un grosso rotolo bianco. Il fratello Umberto e la sorella Luisa aiutano la signora Carla a svolgerlo. C'è una foto a colori di Sandro Pertini con alcuni ragazzi. Una scritta blu dice: «Sarai sempre nel nostro cuore. I bambini di Stella». Il vento è più forte, muove la siepe di ribes nero sulla tomba in travertino. Accanto al Presidente riposa la sorella Maria. Sopra di lui, i suoceri: il colonnello Luigi Voltolina e Rosa Barberis Voltolina. La signora Carla esce in fretta. Si rifugerà a Nizza. Vanno via subito anche i parenti e gli amici. Vanno via tutti: il sinda¬ co, l'ex sindaco, le poche decine di abitanti di Stella accorsi al cimitero. Stella, 13 km da Savona, 250 metri sul mare, le case sparse su colline con vigne a terrazza e peschi e albicocchi già in fiore, sembra disabitata. Le finestre delle case sono quasi tutte chiuse e soffia un vento sempre più forte in un cielo pieno di luce e di nuvole. Franco il muratore deve chiudere il loculo. Se ne va in un angolo, accanto al muretto di cemento. Nel cimitero non c'è più nessuno. Accende una sigaretta, due tirate, la spegne subito. Mette i mattoni, stende la calce, mormora: «Sandro Pertini, Sandro Pertini, Sandro Pertini...». Alla fine depone i vasi e i mazzi di fiorì davanti alla calce scura. C'è una sola corona: di orchidee viola, di camelie e garofani rossi. Un nastro celeste, una scritta: «Il presidente del Senato». E' mezzogiorno e mezzo. Giù dal cimitero una donna è nascosta dietro i vetri di un balcone e guarda la strada deserta. E' Iside Rebagliati, 80 anni, ex impiegata comunale. Da quel suo balcone con la ringhiera bianca il giovane Sandro Pertini teneva i comizi dopo la guerra. Non s'è mossa di casa. Non ha neanche voglia di mangiare. «Mi son condita solo un po' di cavolo». Dice che nessuno è potuto entrare nel cimitero, e così alcuni fiori che i compaesani avevano portato per Sandro li hanno dati a lei, che sta lì vicino. Ha la vasca da bagno piena di mimose. Da un bar esce Natalino Ciarlo, ex netturbino. Ricorda che la madre di Sandro durante la guerra gli dava due palanche e gli diceva: «Va' tu in chiesa e di' due Avemarie. Non so più nulla di mio figlio». Su alla casa Pertini, in via Muzio 42, ogni tanto si ferma qualcuno. Gente di fuori, venuta a portare un saluto. La facciata è scrostata, l'orto abbandonato, il lampione arrugginito, le persiane abbassate. Nel pomeriggio, fuori dal cancello chiuso del cimitero, c'è un gruppo di ragazzi. Sono loro che hanno parlato di Sandro, nelle loro scuole di Savona, la mattina. Lo conoscevano, hanno le foto con lui. In casa si custodiscono le copie con dedica del suo libro «Due condanne, sei evasioni». Ci sono dei vecchi amici. C'è anche una signora della Val Gardena, dove il Presidente andava d'estate. Dice che non le sembra vero che sia morto: «Per me è come fosse in vacanza». In una grande vacanza. Lo ricorda passare in elicottero sull'Alpe di Siusi, e allora tutti quanti si fermavano e salutavano lassù in alto Sandro Pertini. Claudio AHarocca

Luoghi citati: Milano, Nizza, Savona, Torino