Anche Massaro all'attacco di Bruno Bernardi

Anche Massaro all'attacco Anche Massaro all'attacco La nostra sola arma è il calcio Lo faremo capire ai giallorossi ROMA DAL NOSTRO INVIATO Era il quinto attaccante, quello con minori possibilità di impiego, nel Milan «doublé face». Con otto gol in ventun partite di campionato, due in Coppa dei Campioni e tre in Coppa Italia, Daniele Massaro è l'uomorivelazione dello squadrone di Arrigo pacchi che oggi, al Flaminio, si gioca una fetta di scudetto con la Roma mentre il Napoli affronta l'Inter a San Siro. «Non so se siamo più favoriti rispetto al Napoli — dice Massaro —. L'Inter, con la mente, non è ancora fuori dalla lotta per lo scudetto e sa che, quello odierno, può essere l'ultimo tram. Anche per noi sarà dura. Conosco bene "er core" della Roma e il Flaminio è un campaccio. L'unica nostra arma è il calcio. Dobbiamo far capire ai giallorossi ed al pubblico che abbiamo qualcosa in più». Nella capitale ha trascorso un anno di transizione. L'unico rammarico è di aver fallito la «zona Uefa». «Ho scelto di tornare al Milan pur sapendo che ero chiuso da troppa gente, ma avevo una gran voglia di lavorare e la fortuna mi ha dato una mano: Gullit fermo, Borgonovo e Simone con problemi di ianbientamento», sorride con un pizzico d'orgoglio. E s'è già tolto due soddisfazioni: Coppa Intercontinentale e Supercoppa. Nei giorni scorsi si è accordato con il Milan per rinnovare il contratto sino al giugno '93. Segno che Berlusconi e Sacchi credono in lui. Diventare un protagonista sulla soglia dei 29 anni fa uno strano effetto all'ex ragazzo di Monza che, nell'82, rischiò di bruciarsi per un colpo di testa. Enzo Bearzot, nel tentativo di risolvere il problema del centrocampo alla vigilia del Mundial di Spagna, gli offrì una grossa chance nell'amichevole di Braga, in Portogallo. Fummo tra coloro che sostennero la candidatura di Massaro, apparso in gran forma durante la preparazione a Pontevedra. L'allora «motori no» della Fiorentina sfruttò male l'occasione. Dopo la criticatissima (non solo dai massmedia ma anche dal presidente Federale, avvocato Sordillo) partita in terra portoghese, che per molti azzurri fu un semplice allenamento, il giovane Massaro peccò di presunzione e accusò, ingenuamente, i compagni d'averlo boicottato. Fece la «sparata» e si pentì. Troppo tardi. Bearzot lo constrinse a vivere il torneo in tribuna, con una macchina fotografica appesa al collo da... turista, mentre l'Italia, dopo un avvio stentato, inanellava una vittoria dopo l'altra, sino al trionfo nella magica notte di Madrid. L'uomo chiamato «cavallo», per le sue galoppate a tutto campo, da quel momento divenne «crazy horse». «Fu un'esperienza di vita che feci sulla mia pelle ed è pagando certi errori che cresci: ora sono maturo come persona e come calciatore», confessa Massaro. «Le lezione che ricevetti da Bearzot fu il senso del gruppo». E dagli altri tecnici che cosa ha avuto? «De Sisti — risponde —, nella Fiorentina, mi insegnò i fondamentali e la spregiudicatezza, trasformandomi da mediano in ala tornante. Con Liedholm ho affinato la tecnica ed ho imparato ad affrontare con tranquillità le gare più esasperate. Da Sacchi ho assimilato la mentalità vincente e tutto il resto». E' davvero cambiato. Anche il matrimonio nell'86 e la nascita di Gaia, una bimba che ora ha 19 mesi, hanno contribuito in maniera determinante alla metamorfosi. «I vecchi luoghi comuni su di me sono spariti», si compiace. E aggiunge: «Nel Milan, in due anni e mezzo, ho trovato una società e una squadra ideali e un allenatore che è riuscito a tirarmi fuori quello che avevo dentro e non sfruttavo. E ci sono ancora margini di miglioramento». Nel Milan è la «spalla» di Van Basten. «Non credevo di essere all'altezza ma Sacchi, con un autentico martellamento ed i consigli sulle malizie del mestiere di seconda punta, mi ha convinto», rivela Massaro che, proprio per divergenze con il tecnico di Fusignano, pur avendo attivamente contribuito allo scudetto'87-88, era andato in «esilio» a Roma. Due teste dure a confronto ed è stata quella di Massaro a cedere. Ma più di Sacchi fu Berlusconi a volerlo riprendere. Viola si oppose e tra i due presidenti volarono parole grosse. Toccò a Massaro decidere, ed è stata la svolta della sua carriera. Adesso, otto anni dopo Braga, c'è chi lo rivorrebbe in Nazionale come partner di Vialli. Tra i suoi sponsor Gullit e Liedholm. Massaro li ringrazia: «Ma sono realista e non sogno più: Vicini ha soprattutto bisogno del miglior Vialli, se poi all'ultima ora succede qualcosa, sa dove trovarmi». Bruno Bernardi Goleador. Daniele Massaro quest'anno ha già segnato 13 reti

Luoghi citati: Fusignano, Italia, Madrid, Monza, Portogallo, Roma, Spagna