Italia, come e perché non vincere il titolo

Italia, come e perché non vincere il titolo ©LI INTOCCABILI GLI INTOCCABILI Italia, come e perché non vincere il titolo La nomina di Boniperti a capo delegazione della nazionale rientrava già da alcuni giorni nei piani di Matarrese che guarda con preoccupazione (e anche qualcosa di più, se possibile) all'avventura azzurra nel mondiale prossimo venturo. Questa decisione costituisce il primo puntello fornito dalla federazione alla squadra di Vicini che ha in mano le sorti del calcio in Italia e che non convince del tutto lo staff di via Allegri. Per uno strano intreccio di interessi, il raggiungimento della semifinale rappresenta l'obbiettivo ideale dall'organizzazione, e qui ci riferiamo al vertice come alla base, per una volta accomunati dallo stesso destino. Presto fatti, i calcoli, anche e soprattutto di carattere economico. La vittoria a Italia '90, al di là degli straordinari benefici sul piano dell'immagine, reca con sé rischi enormi. Pensate solo per un attimo alle società che si ritroverebbero a pagare ingaggi più alti dell'immaginazione e dell'inflazione. I quattrini non bastano adesso, immaginatevi a mondiale vinto con gli stipendi che presumibilmente aumenteranno in misura esponenziale, così come era avvenuto all'indomani del trionfo in Spagna. Allora gli azzurri pretesero ingaggi di 700 milioni netti a stagione, e comunque non inferiori a quelli pagati agli stranieri che ritornavano a varcare i confini di casa, nostra. Un patto di ferro al quale nessuno degli interessati si sottrasse e di cui fecero le spese alcuni presidenti: ricordate il contrasto fra Viola e Conti? Per molti club si trattò d'una mazzata dalle poderose conseguenze. Al contrario il fallimento della spedizione azzurra frenerebbe le prospettive del calcio italiano, e forse non solo del calcio, per via degli introiti legati alla schedina. Ecco perché la qualificazione alle semifinali costituisce una splendida via di fuga. Con mossa furba e intelligente, Matarrese ha così coinvolto Boniperti nelle sorti della nazionale. A mondiale finito, chiederà all'ex presidente della Juventus di vestire i panni di ministro degli Esteri. Un riconoscimento di grosso spessore. Chissà se Vicini ne apprezzerà per intero le motivazioni... Boniperti ha già affermato che non parlerà di cose tecniche con l'allenatore romagnolo. Sul nongioco azzurro ci sarebbe invece da indugiare: le ultime esibizioni della nazionale non confortano in chiave iridata. Della retroguardia abbiamo letto e sentito opinioni estremamente positive. E se, invece, il malessere della nostra rappresentativa avesse origine proprio dalla difesa, portata a distruggere più che a costruire? L'ostracismo a I Tassoni, cioè al difensore più I completo che ci sia oggi in Italia, non risponde a canoni particolarmente logici. Altrettanto irrazionale ci è sembrata la sostituzione di Franco Baresi, libero e centrocampista allo stesso tempo, con Giuseppe Bergomi, difensore dalle caratteristiche quasi antitetiche rispetto al capitano del Milan. E Cravero? Perché dirottarlo nella Under di Maldini? E perché, tanto per giungere alla formulazione d'una tesi, Vicini non dà fiducia alla difesa del Milan con Zenga in porta e Vierchowod (stopper abituato a giocare in linea e a zona) in posizione centrale? Così facendo la nazionale potrebbe contare su una duttilità di reparto finora sconosciuta. Ne parlammo già all'indomani della sconfitta inflitta dall'Unione Sovietica all'Italia nella semifinale del torneo europeo, purtroppo con scarsa fortuna. Di Vicini non si capisce neppure che tipo di schemi vuole in nazionale. La risposta è fondamentale al pensiero che una volta gioca Carnevale e un'altra Serena, che una volta si parla di due punte e un'altra di una sola con Baggio finto attaccante. Una bella confusione. E intanto resta fuori dal giro il signor Schillaci che segna su azione molto più spesso di tutti gli uomini precedentemente nominati. Ad maiora. # * * A Massa, su idea d'una associazione enogastronomica che si chiama «Rusco e Foghie», s'è svolto un dibattito con la moviola nelle vesti di protagonista e di imputata. L'assoluzione è stata a formula piena con la raccomandazione a tutti i Carlo Sassi d'Italia, soprattutto a quelli che operano nelle emittenti commerciali, di svolgere commenti garbati evitando . di criminalizzare arbitri e affini. Della moviola s'è parlato anche come del mezzo che ha impedito ai fischietti di abusare del loro potere e che, di conseguenza, ha permesso ai campionati di svolgersi con maggiore regolarità rispetto a un passato neppure tanto lontano. Il discorso è inevitabilmente scivolato sulla classe arbitrale. E qui il notaio Lombardo, vicepresidente della categoria, ha espresso opinioni estremamente interessanti. L'ex arbitro di Marsala, che ha ricevuto gli applausi più convinti del pubblico, si è detto favorevole al ripristino delle terne arbitrali fisse (in contrapposizione a Gussoni) e ha criticato l'ipotesi di utilizzare la moviola durante la partita, portata avanti da Campanati «all'insaputa di tutti i suoi collaboratori». E' un altro segno della crisi profonda che attraversa il pianeta arbitrale. Per fortuna si invertirà rotta dopo Italia '90, ci auguriamo con Lombardo, cioè con l'uomo che più ha agito in periferia. Filippo Grassi* ti

Luoghi citati: Italia, Marsala, Spagna, Unione Sovietica