Allarme di Falcone «Per battere la mafia servono più giudici» di Ruggero Conteduca

Allarme di Falcone «Per battere la mafia servono più giudici» Palermo, protesta dei magistrati Allarme di Falcone «Per battere la mafia servono più giudici» PALERMO DAL NOSTRO INVIATO La protesta, l'ennesima, scoppia proprio nel momento in cui nel palazzo dei veleni di Palermo si parla dei destini incerti di un altro palazzo, quello romano dei Marescialli, sede del Consiglio superiore della magistratura. Mentre nell'aula magna del Palazzo di Giustizia più tormentato d'Italia, giuristi, magistrati, uomini di partito e studiosi di diritto, riuniti in convegno, si arrovellano su come dovrà essere strutturato il futuro Csm e su come dovranno essere letti i suoi rappresentanti, i 16 sostituti procuratori di Palermo, quelli che ogni giorno fanno i conti con la mafia, prendono carta e penna e, ancora una volta, denunciano pubblicamente una situazione da loro ritenuta insostenibile. L'entrata in vigore del nuovo rito penale e le ripetute e lamentate carenze di organico, sostengono nella protesta inviata al ministro Vassalli e al Csm, ha drasticamente compresso i loro ritmi di lavoro lasciandogli poco spazio per le inchieste di mafia. «Per il lavoro che svolgiamo siamo al 50 per cento», conferma con disagio Giovanni Falcone, da anni l'uomo-simbolo nella lotta alla criminalità organizzata. «Anche se il nuovo codice, semplificando le formalità, snellisce il lavero del pm, debbo dire che siamo davvero in pochi. Così diventa difficile se non impossibile opporsi alla mafia. Qualcuno dovrà pure provvedere». «Sono comunque contro ogni forma di catastrofismo — precisa —. Sono contro chi sostiene che il nuovo codice porterà alla paralisi della Giustizia, anche se convengo che essa ha contribuito a metterli di più in mostra. Sono infine contro chi sottovaluta la nostra polizia giudiziaria e la ritiene insufficiente. Il nuovo processo penale ha dato più vigore all'azione del pm, ma lo ha anche caricato di responsabilità per le scelte che continuamente deve fare per poter giungere in meno tempo a formulare un'accusa con il supporto delle prove. E' necessaria perciò più professionalità, più controllo e più trasparenza. Non sempre i mali sono quindi al di fuori della magistratura. Occorre prima guardare in noi stessi». Accusato di eccessiva «politicizzazione», proprio l'organo di autogoverno dei giudici, il Csm, è da tempo nell'occhio del ciclone. Da qui l'esigenza — sostengono in molti — di una sua revisione e la ragione del convegno su «Csm fra crisi e riforma» organizato dal Cesme (Centro mediterraneo di promozione culturale di studi giuridici, economici e sociali). Ma i giudici che ne pensano? Per Falcone una riforma è necessaria. Non sa quale, l'importante — dice — è che non stravolga le funzioni e i compiti del Csm. Per Nino Abbate, giudice al processo Moro e componente oggi del Csm, il timore è che il Parlamento non riesca a varare in tempo, prima della scadenza del 6 marzo, una legge di riforma elettorale e che quindi il nuovo Consiglio, dopo tanti attacchi, nasca già delegittimato. «Noi vogliamo la legge — conferma Gioacchino Izzo, segretario di Unicost, corrente di maggioranza dei magistrati — ma anche che sia conservato il criterio proporzionale così da garantire tutte le voci, anche le più piccole, all'interno dell'associazione magistrati». Ruggero Conteduca

Persone citate: Gioacchino Izzo, Giovanni Falcone, Nino Abbate, Vassalli

Luoghi citati: Italia, Palermo