Scandalo Kopp, sentenza all'italiana di Vincenzo Tessandori
Scandalo Kopp, sentenza all'italiana SVIZZERA Il giudice assolve l'ex ministro accusato di aver favorito il marito svelando segreti d'ufficio Scandalo Kopp, sentenza all'italiana L'accusata dovrà pagare 5 mila franchi e parte delle spese processuali Sono stati riconosciuti innocenti anche i collaboratoli della signora LOSANNA DAL NOSTRO INVIATO Forse ha davvero ragione il sociologo ginevrino Jean Ziegler che ha titolato il suo ultimo libro sul lato oscuro del Paese: «La Svizzera lava più bianco». Talmente bianco che anche i peccati di un ministro scompaiono alla prova finestra. E' così che Elisabeth Kopp, radicale, già responsabile del dipartimento di Giustizia e Polizia e per due settimane vicepresidente della Confederazione, accusata di violazione del segreto d'ufficio, viene assolta, sia pure fra mille dubbi, dai pacati e prudenti giudici del tribunale federale. Una sentenza a sorpresa, anche qui in Svizzera, che somiglia fin troppo ai tanto vituperati verdetti per insufficienza di prove previsti nell'ordinamento italiano. Era la prima volta che un membro del governo finiva davanti a un giudice, già questo aveva fatto rumore, arrivare a una condanna, è parso eccessivo. Così fra le 15 e le 15,15 di ieri, nell'aula dove venne decisa l'estradizione di Lorenzo Bozano, condannato per l'assassinio di Milena Sutter, risuona la voce impersonale dell'anziano presidente del tribunale, il socialista Albert Allemann. In piedi, rigida, Frau Kopp ascolta impassibile la lettura delle sei pagine dattiloscritte del dispositivo. Dice Allemann: «La corte non è riuscita a convincersi che Elisabeth Kopp sapesse realmente che la notizia sulle indagini che potevano coinvolgere il marito provenisse dall'interno del dipartimento». Dubbi, grossi quanto si vuole, ma nient'altro che dubbi. Prosegue Allemann: «Il suo atteggiamento, per la corte è biasimevole». Ma ne . per questo può essere considerata colpevole. Al rassegnato doctor Allemann non rimane che comunicare quanto il tribunale pretenda dall'ex ma tuttora potente ministro: «Il pagamento di una tassa di 5 mila franchi e quello di quattro decimi delle spese processuali». «Non voglio pietà, ma solo giustizia», aveva dichiarato Frau Elisabeth quando, due giorni avanti, la corte si era ritirata in camera di consiglio. Ora gongola, stringe in mano il mazzo di fiori che un fan le ha regalato e sorride a un attempato tifoso che grida: ((Abbiamo ancora tanto bisogno di lei». Erano 56 i cittadini che trepidavano in attesa della sentenza davanti al tribunale federale. E ora appaiono felici per l'epilogo. Se la signora consigliere non ha violato alcun segreto, lo ha fatto la sua segretaria, Katharina Schoop, quando le comunicò che c'erano indagini per il riciclaggio del denaro sporco anche sulla società Shakarchi, della quale era vicepresidente l'avvocato d'affari Hans Kopp, marito del ministro. D'altronde, riconoscono i cinque giudici, Fràulein Katharina non poteva fare altrimenti, considerato l'atteggiamento del superiore: «Ci siamo trovati davanti a due possibilità, considerare l'imputata colpevole o non colpevole», dice il presidente Allemann. Ma com'era possibile condannare un gregario dopo l'assoluzione del capo? Dunque non punibile anche la segretaria la quale dovrà pagare un decimo delle spese. E non colpevole, anzi innocentissima, Renate Schwob, l'ex collaboratrice del dipartimento di Giustizia e Polizia alla quale Jacques André Kaeslin, il poliziotto che stanco di inoltrare rapporti ai quali nessuno dava risposta, si era rivolto nella speranza di ricevere un consiglio. Renate Schwob quel consiglio glielo negò, in compenso lanciò l'allarme sulle indagini. Non colpevole e risarcita: riceverà 25 mila franchi più un altro assegno di 5000 franchi per eventuali spese sostenute. Dunque nessuna vendetta politica, come qualcuno, qui, aveva sospettato. Lo stesso accusatore, il procuratore straordinario Joseph Daniel Piller, democristiano, nell'«Anklage», nella requisitoria, era stato duro, anzi durissimo. «La signora Kopp non ha agito per difendere il marito ma soprattutto per difendere se stessa. Ha mostrato il suo egoismo anche cercando di scaricare sulla fedele collaboratrice la responsabilità della famosa telefonata». Ma poi aveva mostrato mano leggera nelle richieste: per l'ex ministro 8000 franchi di multa invece della detenzione fino a tre anni; per Renate Schwob 3000 franchi; per Katharina Schoop 2000. Vincenzo Tessandori L'ex ministro elvetico Elisabeth Kopp
Luoghi citati: Svizzera
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