In gioco l'indipendenza di E. S.
In gioco l'indipendenza In gioco l'indipendenza Primo test: vota la Lituania Multipartitismo in Estonia MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Oggi i due milioni e 800 mila lituani che hanno diritto di voto eleggeranno i 141 deputati del Soviet locale. E' una consultazione molto attesa, è una prova generale per il referendum sull'indipendenza della più agguerrita delle Repubbliche Baltiche che molti considerano inevitabile entro la fine dell'anno. Ma è anche un test più generale. E' una specie di «esame da laboratorio» del multipartitismo in Urss perché i 473 candidati che si affrontano per quei 141 seggi sono appoggiati di fatto da ben sette partiti diversi. Il nazionalista Sajudis, il pc indipendentista e quello rimasto fedele a Mosca, i Verdi, i socialdemocratici, i democratico-cristiani e i democratici. Comunisti a parte, si tratta di movimenti con strutture e riconoscimenti ufficiali diversi. Già forti e radicati nell'opinione pubblica, ma con uno stato giuridico ancora molto incerto, per usare un metro di giudizio occidentale. E' difficile, però, applicare categorie giuridico-politi- che occidentali al sistema sovietico. E, in particolare, al sistema elettorale. Il pcus resta l'unico partito del Paese e la Costituzione, al tanto discusso articolo 6, gli assegna un ruolo dirigente. I candidati alle elezioni, tuttavia, sono proposti dalle organizzazioni di base. Tutta una rete di assemblee egemonizzata dal partito e che ha immancabilmente consacrato i candidati scelti dal pcus. Questo meccanismo — almeno fino a un anno fa — ha trasformato in una conchiglia vuota la scelta finale degli elettori che, nel giorno del voto, si ritrovavano quasi sempre con un solo candidato nel loro collegio uninominale. In russo le elezioni si chiamano «vybory», una parola che vuol dire letteralmente «scelta», e per decenni lo slogan dei dissidenti è stato «oggi scegliamo senza scegliere». Ma la modifica del sistema elettorale introdotta da Gorba ciov in occasione delle elezioni del Congresso dei deputati del marzo '89 ha aperto la strada alle candidature multiple. In sostanza, il meccanismo è rimasto lo stesso, ma le organiz- zazioni di base hanno cominciato a proporre anche dei contro candidati. A Vilnius non siamo ancora ai partiti, quelli che il Parlamento estone ha liberalizzato ieri modificando l'articolo 6, ma agli uomini del pcus si sono aggiunti candidati che sono espressione di altre «sensibilità». E il caso della Lituania è esemplare. I 473 candidati al Soviet si possono dividere in sette tendenze. Ben 160 si richiamano al Fronte Popolare nazionalista Sajudis. Di questi, 38 hanno anche la tessera del partito comunista perché il Fronte è aperto a tutti gli «indipendentisti sinceri». Il pc locale, che si è già pronunciato per l'autonomia totale dal grande fratello di Mosca e per il recupero della sovranità nazionale lituana, può contare su 180 candidati. Altri 78 si richiamano alla frangia rimasta fedele alla linea del pcus. Una sessantina sono espressione dei Verdi, dei socialdemocratici, dei democratici e dei democristiani: i quasi-partiti registrati come organizzazioni informali. La «scelta», questa volta, ci sarà. La previsione è facile: vinceranno gli indipendentisti. Sia che concorrano in nome del Sajudis, sia che militino per il pc autonomo da Mosca che già si proclama anche socialdemocratico e medita di cambiare il suo nome. Più complessa sarà la battaglia nelle altre Repubbliche dell'Urss. [e. s.]
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