Zenga si carica facendo guerra al Trap di Bruno Bernardi
Zenga si carica facendo guerra al Trap Arriva il Napoli e l'Inter sa che è l'ultima occasione per non scucirsi anzitempo lo scudetto dal petto Zenga si carica facendo guerra al Trap «Sarà lui vinto e rassegnato: io di sicuro non mi arrendo» MILANO DAL NOSTRO INVIATO «Il vinto e rassegnato è Trapattoni, non io». Walter Zenga ha replicato così, con un ruvido tackle, alla stessa accusa rivoltagli dal suo allenatore dopo le dichiarazioni fatte a Bari, a commento dello 0-0 che ha allungato a —5 il ritardo dei campioni d'Italia su Milan e Napoli. «Non ho mai parlato — ha aggiunto — di un'Inter tagliata fuori dalla lotta per lo scudetto: è chiaro però che dobbiamo vincere domenica, quella col Napoli è proprio l'ultima spiaggia. Ma sarà difficile: il Napoli ha recuperato Careca, e Maradona fa giocate delle sue... e mi fermo qua. Spero che anche la Roma fermi il Milan, altrimenti di speranze non ce ne saranno davvero più». Tra il numero uno della Nazionale e il numero uno dei tecnici italiani è guerra aperta. Trapattoni ha appena rinnovato un contratto triennale con l'Inter, quello di Zenga scadrà nel '91 e il portiere, ieri mattina all'aeroporto di Rotterdam, s'è lasciato sfuggire con i giornalisti una frase sibillina che sembra una minaccia di divorzio. «Il Napoli — ha detto Zenga — stava per entrare nella mia vita, lo sanno anche i muri. Sono di origine campana, Napoli mi piace come città e come ambiente, i partenopei della Nazionale sono troppo simpatici e molto affiatati, ma domenica saremo sedici leoni, undici in campo e cinque in panchina. Sarà una grande battaglia di sport e di calcio ih uno stadio stracolmo. Non mi metto i tappi nelle orecchie, non mi chiudo gli occhi e non mi tappo la bocca. Alludo al comportamento del pubblico, sia milanese che napoletano: non siamo tanto diversi, siamo tutti italiani». Oggi, ad Appiano Gentile, ci sarà un faccia a faccia tra Zenga e Trapattoni. In fondo vogliono entrambi che l'Inter ritrovi se stessa. Ci riuscirà? «Abbiamo perso cinque partite, tutte con le prime cinque in classifica, ma solo la Samp, a Marassi, ci ha distrutti, mentre a Torino con la Juve e a Bergamo con l'Atalanta ci stava anche un pareggio; ecco spiegati i 5 punti che ci separano dalle due prime della classe. Adesso però ne dobbiamo fare 16 su 18», ha risposto Zenga. Ricordando che nella stagione scorsa proprio a S. Siro col Napoli, l'Inter conquistò il titolo, Zenga ha confessato: «Se ci penso mi vengono i brividi. Era impossibile ripeterci quest'anno su quei livelli record». Gli altri interisti del Club Italia la pensano come Walter. Aldo Serena non si arrende: «Lo farò solo quando la matematica ci condannerà. Non dobbiamo fare calcoli. Sappiamo soltanto che questi punti valgono doppio». E Nicola Berti: «Dobbiamo vincere e basta. Ho la sensazione, però, che il Milan abbia ingranato la marcia-scudetto anche se il Napoli si è ricaricato e verrà a Milano consapevole di essere più forte, sulla carta, di noi». Infine l'opinione di Beppe Bergomi: «Se il Napoli farà il risultato a San Siro tanto di cappello. E se da Roma non arriveranno buone notizie, noi giocheremo solo per il... prestigio». Nel clan dei napoletani, i discorsi sono abbastanza prudenti. Fernando De Napoli dà ragione a Zenga: «Altroché Inter rassegnata. Ne sappiamo qualcosa noi che proprio a San Siro lo scorso anno abbiamo perso il titolo. Non vorremmo che i nerazzurri indossassero i panni dell'indiavolato Milan. Ma se saranno leoni, non troveranno pecore come avversari». E Andrea Carnevale ha ammonito se stesso e i compagni che il Milan non scherza: «E noi non possiamo più sbagliare sino a fine campionato». L'attaccante reputa più facile la trasferta di Roma per i rossoneri di quella del Napoli a San Siro «anche se l'Inter non è al meglio e può agevolarci». Ciro Ferrara si aspetta un clima di fuoco: «Semmai dovesse esserci un sorpasso, nessuna paura. Sia noi che il Milan possiamo ancora perdere qualche colpo. Uno spareggio-scudetto non è un'ipotesi folle ma nessuno, in particolare la Nazionale, se lo augura». Bruno Bernardi
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