Mai così poca pioggia negli ultimi 60 anni

Mai così poca pioggia negli ultimi 60 anni L'estate ora fa paura: abbondanti precipitazioni in primavera o mancherà anche l'acqua da bere Mai così poca pioggia negli ultimi 60 anni Siccità e incendi: Lattanzio prepara i piani per l'emergenza ROMA DALLA REDAZIONE L'allarme siccità viene dalla Protezione Civile: da novembre a oggi — comunicano gli uffici del ministro Lattanzio — è piovuto il 30% meno della media, l'anno scorso è stato lo stesso: una coincidenza rara, che non si verificava da 60 anni. Il livello dell'acqua nei laghi superficiali e nelle falde si abbassa mentre la situazione precaria degli acquedotti, che perdono in media il 30% dell'acqua, non è migliorata. Se la primavera non porterà precipitazioni abbondanti, mancherà l'acqua da bere e per l'agricoltura. Il punto sulle risorse idriche nazionali è stato fatto in una tavola rotonda organizzata dal servizio idrogeologico della commissione «grandi rischi» che opera alla Protezione Civile. «Non siamo ancora all'emergenza ma una programmazione della risorsa acqua è sempre più urgente — ammonisce il professor Luigi libertini, docente all'Università di Perugia e presidente del servizio idrogeologico —. La gente deve cominciare a rendersi conto che l'acqua non è un bene illimitato. E non sarebbe male se, oltre a non sprecarla, cominciasse a pagarla secondo il suo valore reale e non simbolicamente come avviene oggi». Alla tavola rotonda hanno partecipato fisici dell'atmosfera, climatologi, meteorologi, idrobiologici e agrari. A far scattare l'allarme è l'evolversi della situazione meteorologica che anche quest'anno ha visto l'anticiclone fermo sull'Atlantico per quasi tutto l'autunno e l'inverno. E l'autunno è, insieme all'inizio della primavera, la stagione delle piogge nell'area mediterranea. Per il terzo anno consecutivo nel 1989 le precipitazioni sono sotto la media pluriennale, calcolata su un tempo di 30 anni. «Gli Anni 80 — sintetizza il colonnello Finizio del servizio meteorologico dell'Aeronautica — sono stati i meno piovosi dall'800 a oggi». Non è solo un fatto di quantità. Le precipitazioni violente concentrate in pochi giorni, fanno parlare gli studiosi di un fenomeno di «tropicalizzazione». I dati più recenti raccolti dalla rete di rilevamento dei meteorologi sono preoccupanti, anche se le variazioni da zona a zona sono notevoli. Il record negativo spetta a Santa Maria di Leuca, in Puglia, dove da novembre a gennaio la pioggia caduta ha raggiunto solo il 36% della media. A Bari nel solo gennaio si arriva appena al 10%. A Genova la media stagionale è sul 59% della media (25% a gennaio). Cagliari, Messina, Crotone, Potenza, Ancona, sono intorno al 60%, con punte ancora più basse nell'ultimo mese. Torino, Milano, Roma, Trieste, Udine, Perugia, sono comunque «sotto» la media della stagione di 30 punti su cento. Sopra i valori medi troviamo soltanto Venezia, il monte Terminillo e, curiosamente, una parte della Sicilia con Palermo, Trapani, Cozzo Spadaro, vicino a Siracusa. Il record della piovosità lo raggiunge Pantelleria, con il 223% di pioggia, più del doppio della media. Una condizione, quella della Sicilia, che non deve comunque tranquillizzare, data la siccità ricorrente e le condizioni pessime degli acquedotti. Per Giuseppe Medici, presidente dell'associazione nazionale dei consorzi di bonifica, la Sicilia è anzi, insieme a Sardegna e Puglia una delle regioni dove la «carestia d'acqua» è già una realtà. Medici, che ha disegnato una mappa delle zone a rischio del Paese analizzando la situazione delle acque di superficie, dai laghi artificiali ai bacini da dove attingono gli agricoltori: la riserva d'acqua raggiunge la metà del livello medio per la stagione. Anche peggio stanno i fiumi sardi come il Tirso, che potrebbe avere una portata di 141 milioni di metri cubi d'acqua mentre ne raccoglie solo 23; o il Flumendosa, passato da un volume di 645 milioni di metri cubi a una secca di soli 6 milioni. In Sardegna non piove da 4 anni e la situazione è tale da aver indotto il presidente della regione Mario Floris a chiedere l'intervento della Protezione Civile. Anche più drammatico, segnala il professor Ubertini, è lo stato delle acque profonde, vale a dire delle falde idriche che si vanno riducendo in misura ancora non pienamente conosciuta. Per vari motivi, legati ai fattori climatici ma anche al prelievo selvaggio d'acqua, «una vera e propria rapina», lo definisce Ubertini. E non è tutto. La tendenza alla «tropicalizzazione» delle piogge, unita ai rialzi di temperatura, rende più difficile il ciclo fisiologico dell'acqua. «Il terreno arido perché rimasto all'asciutto per più tempo — spiega il professore — accoglie a fatica l'acqua piovana che finisce per evaporare in parte invece che filtrare in profondità». Il ministro Lattanzio ha deciso di proseguire l'azione di monitoraggio già cominciata e di predisporre misure preventive in vista di un possibile aumento di incendi, oltre che di emergenze idriche.

Persone citate: Finizio, Giuseppe Medici, Mario Floris, Spadaro, Terminillo, Ubertini